“Ti sei solo spostato di location”: quando la fede diventa sceneggiatura

Quando la fede diventa sceneggiatura

La morte di un Papa è sempre un momento che segna la storia della Chiesa. Un tempo di silenzio, di preghiera, di riflessione. Un tempo in cui la fede autentica si mostra nella sua interezza, e la verità si fa strada non attraverso le emozioni fugaci ma attraverso il discernimento, la speranza cristiana e l’abbandono fiducioso alla volontà di Dio.

Eppure, come spesso accade, anche nei momenti più sacri si alzano voci che poco o nulla hanno a che vedere con la fede, la dottrina o la tradizione della Chiesa. Voci che non pregano, non frequentano i sacramenti, non conoscono il significato del Magistero, ma improvvisamente parlano “da credenti”, rivendicando la possibilità di dire tutto e il contrario di tutto, in nome di una religiosità emotiva e disordinata che riduce il Cattolicesimo a una categoria sentimentale o, peggio, teatrale.

È il caso della lettera pubblicata da Luciana Littizzetto, nota comica, che, con la solita leggerezza da palcoscenico, ha deciso di scrivere un pensiero indirizzato al Papa defunto: “Come stai? Secondo me meglio delle ultime settimane. Scusa se ti parlo come fossi ancora qui ma per noi sei ancora qui… Ti sei solo spostato di location”. E più avanti: “A sto giro prega tu per noi. È vero che morto un Papa se ne fa un altro, ma dipende chi”.

Parole che, a una prima lettura, potrebbero sembrare toccanti, perfino affettuose. Ma dietro la retorica della nostalgia e del “parlare con il cielo”, si nasconde l’immagine falsata e mondana di una fede che non è fede, ma racconto. Una fede che non nasce dai Sacramenti, né dalla conversione, né dalla conoscenza della Verità, ma da una vaga idea spirituale confezionata su misura per emozionare, commuovere, far riflettere “a modo proprio”.

Ma non si può parlare al Papa – e ancor più, del Papa – senza conoscere cosa sia davvero il Papato. Non si può piangere il successore di Pietro quando si deridono le verità che Pietro ha trasmesso nei secoli, quando si ironizza su preti e vescovi, quando si schernisce la morale cattolica, quando si bestemmia la dottrina con sarcasmi da talk show.

Perché il Papa non è una figura “ispirante”. È il Vicario di Cristo. E chi crede che “sia solo cambiato di location” ha perso, prima di tutto, la nozione cristiana della morte, della resurrezione, del giudizio e della comunione dei santi. Nessun cristiano – serio – dice che il defunto “è ancora qui”. Un cristiano prega per lui, affida la sua anima alla Misericordia divina, e si sottomette in silenzio al mistero di Dio. Un cristiano non improvvisa teologia tra una battuta e l’altra.

E poi, “dipende chi”? Davvero siamo arrivati a pensare che la Chiesa sia come il Parlamento, che il conclave sia un casting per trovare il “nuovo volto” più adatto ai tempi? Il Papa non è il nostro preferito. Il Papa è quello che Dio vuole. E se i cardinali sapranno ascoltare lo Spirito Santo, come è loro dovere, il successore di Pietro sarà sempre – sempre – colui che ci serve per la salvezza, non per l’approvazione mediatica.

Nessuno nega il dolore per la morte di un pontefice. Nessuno impedisce a chiunque di provare affetto o rispetto. Ma almeno il pudore di tacere quando non si sa. Almeno il rispetto di riconoscere che la Chiesa non è un palco e che la fede non è un copione. È verità. È salvezza.

Per chi crede davvero.

Ecclesia Dei

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