Tra fede e ragione: la Santa Casa di Loreto

È questo il corretto approccio da utilizzare di fronte al miracolo permanente della Santa Casa di Loreto. Perché già è difficile credere che quella sia davvero la casa di Nazareth; figuriamoci quanto lo sia credere che in Italia l’abbiano trasportata degli angeli, e che -ciliegina sulla torta- questi l’abbiano spostata non una, ma ben cinque volte!

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Per chi si occupa di filosofia, studiare il rapporto che intercorre tra fede e ragione è un evergreen.  Inutile dire che per i razionalisti, impegnati come sono ad escludere pregiudizialmente il sovrannaturale, esse stanno agli antipodi: sono come i binari di un treno, due rette parallele che non si incontreranno mai. Ma c’è chi tale assunto l’ha ribaltato completamente. Sant’Agostino, per esempio. Lui, al contrario, ci insegna che fede e ragione sono complementari; che una serve all’altra per arrivare alla piena e reale conoscenza della verità e dell’esistenza umana.

«Credo ut intellegam, intellego ut credam. Credo per comprendere, comprendo per credere.»

È questo il corretto approccio da utilizzare di fronte al miracolo permanente della Santa Casa di Loreto. Perché già è difficile credere che quella sia davvero la casa dove nacque e visse Gesù con la sua Santa Famiglia; figuriamoci quanto lo sia credere che l’abbiano trasportata degli angeli in Italia, e che -ciliegina sulla torta- questi l’abbiano spostata dalla sua sede non una, ma ben cinque volte!

Ebbene sì, prima dalla Terra Santa a Tersatto, nel 1291, per custodire la sacra dimora lontana dalla minaccia musulmana. Poi nei pressi di Ancona. Poi in un bosco. Poi sul Monte Prodo ed infine, nel 1296, a Loreto (per questo battezzata dal papa Leone XIII “la nuova Nazareth marchigiana”). 

I cattolici credono in questo per fede, come insegna la tradizione. Ma per chi fede e tradizioni non ne ha, ecco venire in soccorso la ragione: sono, infatti, diversi i dati storici, le testimonianze e le analisi scientifiche che avvalorano e sostengono la tesi della traslazione per ministero angelico. 

Per cominciare, vi siete mai domandati perché all’interno del Santuario di Loreto, le pareti della Santa Casa siano solo tre e non quattro, come qualsiasi altra abitazione? Semplice: perché quando in origine si trovava a Nazareth, la casa era appoggiata alla parete rocciosa di una grotta per un lato. Infatti, a Nazareth, proprio nel luogo che per tredici secoli è stato venerato dai fedeli come sito della casa di Maria, troviamo la parete rocciosa mancante, ma non il resto delle mura, ovviamente. In più, le fondamenta ivi presenti corrispondono perfettamente alle misure e allo spessore dei muri della casa di Loreto. Viceversa, se ritorniamo a Loreto, la casa è completamente priva di fondamenta e vari studi hanno dimostrato come il terreno sottostante si presenti essenzialmente disciolto e polveroso. Ma non solo, ci sono anche altri dettagli piuttosto peculiari. Ad esempio, se si osserva la posizione della porta e della finestra, si può notare come la prima si trovi sulla parete più lunga, mentre la seconda sia posizionata a ponente: l’orientamento di questa casa costituisce perciò un unicum per gli usi edilizi del XIII secolo in terra marchigiana, mentre è tipico di quelli palestinesi nello stesso periodo. Tipiche della Palestina sono anche le pietre con cui la dimora è stata costruita, così come la tecnica con cui esse sono state lavorate e la malta utilizzata per saldarle (a tal proposito, è bene ricordare che nelle Marche, a quei tempi, non erano presenti cave di pietra e gli edifici erano realizzati in laterizi).  

Non dimentichiamoci poi che, secondo le testimonianze, la Casa nel 1296 è stata ritrovata nel bel mezzo di una strada pubblica piuttosto trafficata, quella che da Recanati portava al suo porto. Se fosse stata costruita da uomini, avrebbe mai avuto senso iniziare e concludere i lavori in mezzo ad una strada già esistente? Ma soprattutto, come avrebbero mai fatto ad erigerla se un lato sporge su un fosso? Come constatò Giuseppe Sacconi (direttore dei lavori di restauro della Basilica Lauretana nel 1884) infatti, «la Santa Casa sta parte appoggiata sopra l’estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso attiguo». Forse che questa casa stia su per miracolo? Chissà! 

O Maria Vergine Immacolata e Madre nostra Santissima, noi ci portiamo in spirito alla Santa Tua Casa che gli angeli trasportarono sul fortunato colle di Loreto, e fiduciosi a Te, nostra Madre, rivolgiamo umile preghiera: tra quelle Sante Mura, Tu fosti concepita senza peccato e bella più che l’aurora venisti alla luce; nella preghiera e nell’amore più sublime vivesti la Tua vita di fanciulla e di giovanetta, ivi dall’Angelo fosti salutata a Benedetta fra tutte le donne e divenisti Madre di Dio; per tutto questo, o Maria, rivolgi lo sguardo benigno su di noi, poveri figli tuoi, esuli in questa valle di pianto, e concedici tutte le grazie che Ti domandiamo; benedici le nostre famiglie, consola i nostri infermi, guida i nostri passi fino a che non ci sia dato di venire in Cielo a ripeterti il saluto dell’angelo: Ave Maria.

Luana Manuli

Luana Manuli

Caposervizio della sezione Spiritualità Religiosa. Ha conseguito il Diploma di liceo linguistico presso l’Istituto Daniele Crespi di Busto Arsizio. Attualmente studia Scienze della Comunicazione presso l’Università degli studi dell’Insubria.
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