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Un Re umiliato e disprezzato dal suo popolo

Per volontà dei giudei deicidi, Gesù viene umiliato pubblicamente, con il plauso delle autorità ebraiche e con la complicità di Pilato.

S. Alfonso Maria de’ Liguori

1. Pilato vedendo il Redentore ridotto a quello stato così degno di compassione, pensò che la sua sola vista avrebbe intenerito i Giudei; onde lo menò sulla loggia, alzò la porpora e, mostrando al popolo il corpo di Gesù coperto di piaghe e lacerato, disse loro: Ecco l’uomo: Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: Ecco l’uomo! (Gv 19, 4-5). Ecce Homo, come avesse voluto dire: Ecco l’uomo che voi mi avete accusato e che pretendeva di farsi re; io per piacere a voi, benché innocente, l’ho condannato ai flagelli: Ecco l’uomo, non nobile per la sovranità, ma carico di vituperio (S. Agostino). Eccolo ora ridotto in tale stato che sembra un uomo scorticato, e poco può restargli di vita. Se voi contuttociò pretendete che io lo condanni a morte, vi dico che non posso farlo, mentre non trovo ragione di condannarlo.

Ma i Giudei alla vista di Gesù così maltrattato, più s’infierirono: Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: Crocifiggilo! crocifiggilo! (Gv 19, 6). Vedendo Pilato che non si quietavano, si lavò le mani a vista del popolo dicendo: Non sono responsabile di questo sangue, vedetevela voi. E quelli risposero: Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli (Mt 27, 24-25).

O amato mio Salvatore, voi siete il più grande di tutti i re, ma ora vi vedo il più vituperato di tutti gli uomini. Se questo popolo ingrato non vi conosce, io vi conosco e vi adoro per mio vero re e Signore. Vi ringrazio, o mio Redentore, di tanti oltraggi sofferti per me; e vi prego a darmi amore ai disprezzi ed alle pene, giacché voi con tanto affetto l’avete abbracciate. Mi vergogno di aver così amato per lo passato gli onori ed i piaceri, che per essi son arrivato tante volte a rinunziare la vostra grazia e il vostro amore; me ne pento più d’ogni male. Abbraccio, Signore, tutti i dolori e ignominie che mi verranno dalle vostre mani. Donatemi voi quella rassegnazione che mi bisogna. V’amo Gesù mio, mio amore, mio tutto.

2. Ma siccome Pilato dalla loggia dimostrò Gesù a quel popolo, così nello stesso tempo l’Eterno Padre dal cielo presentava a noi il suo diletto Figlio con dire similmente: Ecce Homo. Ecco quest’uomo, che è l’unico mio Figliuolo da me amato quanto me stesso. Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto (Mt 17, 5). Ecco l’uomo vostro Salvatore da me promesso e da voi tanto aspettato. Ecco l’uomo più nobile di tutti gli uomini diventato l’uomo dei dolori. Eccolo, vedete a quale stato compassionevole si è ridotto per l’amore che vi ha portato e per essere, almeno per compassione, da voi amato. Deh miratelo ed amatelo; e se non vi muovono i suoi gran pregi, almeno vi muovano ad amarlo questi dolori e queste ignominie che egli soffrisce per voi.

Ah mio Dio e Padre del mio Redentore, io amo il vostro Figlio che patisce per amor mio, ed amo voi che con tanto amore l’avete abbandonato a tante pene per me. Deh non guardate i peccati miei, coi quali ho tante volte offeso voi e il vostro Figlio. Guarda il volto del tuo consacrato (Sal 83, 10): mirate il vostro Unigenito coperto di piaghe e di obbrobri per pagare i miei delitti, e per li meriti suoi perdonatemi e non permettete ch’io più v’offenda.

Il suo sangue ricada sopra di noi (Mt 27, 24). Il sangue di quest’uomo a voi sì caro, che per noi vi prega e vi domanda pietà, questo scenda sopra l’anime nostre e ci ottenga la vostra grazia. Odio, Signor mio, e maledico tutti i disgusti che vi ho dati e v’amo, bontà infinita, più di me stesso. Per amor di questo Figlio, datemi il vostro amore, che mi faccia vincere ogni passione e soffrire ogni pena per darvi gusto.

Un Re umiliato e disprezzato dal suo popolo
Ecce Homo – Andrea Mantegna (1500) – Museo Jacquemart-André, Parigi

3. Uscite figlie di Sion, guardate il re Salomone con la corona che gli pose sua madre nel giorno delle scie nozze, nel giorno della gioia del suo cuore (Ct 3, 11.). Uscite, o anime redente, figlie della grazia, uscite a vedere il vostro re mansueto, nel giorno di sua morte – giorno di sua allegrezza, perché in esso vi fece sue spose dando per voi la vita sulla croce – coronato dall’ingrata sinagoga, sua madre, d’una corona non già d’onore, ma di dolore e d’ignominia. Uscite, dice S. Bernardo, e guardate il vostro re con la corona della povertà e della miseria.

O il più bello di tutti gli uomini! O il più grande di tutti i monarchi! O il più amabile di tutti gli sposi! E come vi vedo ridotto tutto pieno di piaghe e di disprezzi? Voi siete sposo, ma sposo di sangue (cf Es 4, 25); mentre per mezzo del vostro sangue e della vostra morte avete voluto sposarvi colle anime nostre. Voi siete re, ma re di dolore e re d’amore, mentre a forza di tormenti avete voluto guadagnarvi i nostri affetti.

O amantissimo sposo dell’anima mia, oh mi ricordassi io sempre di quanto avete patito per me, acciò non cessassi mai di amarvi e darvi gusto! Abbiate pietà di me che tanto vi costai. Per paga di tante pene per me sofferte, voi vi contentate che io vi ami. Si v’amo, amabile infinito, v’amo sopra ogni cosa, ma v’amo poco. Amato mio, datemi più amore, se volete essere più amato da me. Io desidero amarvi assai.

Io misero peccatore dovrei bruciar nell’inferno da quel primo momento in cui gravemente vi offesi; ma voi mi avete sopportato sino a quest’ora, perché non volete che io arda di quel fuoco infelice, ma arda del fuoco beato del vostro amore. Questo pensiero, o Dio dell’anima mia, mi accende tutto di desiderio a far quanto posso per compiacervi. Aiutatemi, Gesù mio, e giacché avete fatto tanto, compite l’opera, fatemi tutto vostro.

4. Ma continuando i Giudei ad insultare il preside, gridando: Via, via, crocifiggilo! Pilato disse loro: Metterò in croce il vostro re? Ed essi risposero: Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare (Gv 19, 15). I mondani che amano le ricchezze, gli onori ed i piaceri della terra, rifiutano Gesù Cristo per loro re; poiché Gesù in questa terra non fu re se non di miserie, d’ignominie e di dolori.

Ma se questi vi rifiutano, o Gesù mio, noi vi eleggiamo per unico nostro re e ci protestiamo che non abbiamo altro re se non Gesù. Sì amabile Salvatore, mio Re siete voi; voi siete ed avete da essere sempre l’unico mio Signore.

Ben voi siete il vero re dell’anime nostre, mentre l’avete create e redente dalla schiavitù di Lucifero. Venga il tuo regno. Dominate, regnate dunque sempre nei nostri poveri cuori; essi vi servano sempre e vi ubbidiscano. Servano pure altri ai monarchi terreni colla speranza dei beni di questo mondo; noi vogliamo servire solamente a voi nostro Re afflitto e disprezzato, colla sola speranza di darvi gusto senza consolazioni terrene. Ci saran cari da oggi avanti i dolori e gli obbrobri giacché voi avete voluto soffrirne tanti per nostro amore.

Deh, concedeteci la grazia d’esservi fedeli, e perciò dateci il gran dono dell’amor vostro. Se ameremo voi, ameremo ancora i dispregi e le pene tanto amate da voi, ed altro non vi chiederemo se non ciò che vi domandava il vostro fedel servo ed amante S. Giovanni della Croce: Signore, patire ed essere disprezzato per te; Signore, patire ed essere disprezzato per te. Madre mia Maria, intercedete per noi. Amen.

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