Rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Barwon, il Cardinal Pell si è sempre dichiarato non colpevole ed innocente. Dopo un anno di isolamento il porporato vince la sua battaglia silenziosa e viene scagionato. L’alta Corte australiana, che condannò il Cardinal Pell a sei anni di reclusione per abusi su minori, ha accolto il ricorso in appello e ha cancellando la pena.
Come riporta Rainews, l’argomento centrale del ricorso di Pell era che il cardinale non avrebbe avuto il tempo materiale o l’occasione di commettere gli abusi che sarebbero avvenuti ai danni di due chierichetti di 13 anni dopo la messa negli anni Novanta. E l’Alta Corte australiana ha ritenuto che fosse “significativa la possibilità di aver condannato una persona innocente perché le evidenze non hanno soddisfatto il livello di prova necessario”. I sette giudici dell’Alta Corte hanno stabilito all’unanimità che i giudizi di grado inferiore non hanno sufficientemente soddisfatto il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio. La condanna di Pell è stata fondata quasi esclusivamente sulla testimonianza dell’unica vittima sopravvissuta che ha testimoniato a porte chiuse, infatti l’altro chierichetto è morto di overdose nel 2014.
Non ci sorprendiamo di una simile ingiustizia, nel mondo ce ne sono molte. Persino Nostro Signore è stato vittima di una grande ingiustizia: «Veramente quest’uomo era giusto». Sì, Gesù è il Giusto perseguitato, il Figlio di Dio (cf. Sap 2,10-20); è colui che il Padre ha richiamato dai morti in risposta alla vita da lui vissuta, segnata da un amore più forte della morte.
Esprimiamo dunque la nostra vicinanza al Cardinal Pell e gli auguriamo una buona Settimana Santa. Pregheremo per lei Eminenza, e lei preghi per noi.