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Vergine del Rosario di Pompei

Salve, io griderò sempre, salve, o Madre di pietà, mare immenso di grazie, oceano di bontà e di compassione! Le glorie del tuo Rosario, le vittorie della tua Corona, chi canterà degnamente?

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Salve, io griderò sempre, salve, o Madre di pietà, mare immenso di grazie, oceano di bontà e di compassione! Le glorie del tuo Rosario, le vittorie della tua Corona, chi canterà degnamente?

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A pochi passi dalle rovine di Pompei, la grande città romana distrutta dal Vesuvio nel 79 dopo Cristo e nella quale morì lo scrittore romano Plinio il Vecchio, la cui cronaca fu trascritta da Plinio il Giovane, c’è una zona chiamata Valle di Pompei dove sorge la nuova città campana. All’ombra dell’antico vulcano, nella seconda metà dell’Ottocento è stato eretto un Santuario mariano. Il santuario è dedicato alla Madonna del Rosario, così chiamata per l’immagine mariana posta sull’altare maggiore.

La storia del Santuario e della icona ivi venerata è strettamente legata alla vita di Bartolo Longo, oggi beato.

Egli era nato nel 1841, figlio di un medico. Studiò per diventare avvocato. Pur essendo stato battezzato cattolico, durante gli studi si era allontanato dalla fede ed era caduto sotto l’influenza di due ex sacerdoti che frequentavano l’università e che avevano dottrine fortemente anticristiane. Divenne un nemico della Chiesa cattolica e tanto da partecipare attivamente a sedute spiritiche e dedicarvisi per lungo tempo a pratiche di stregoneria.

Poi, un buon amico, Vincenzo Pede, alla fine mostrò a Bartolo la dolcezza di Cristo e gli fece incontrare un santo sacerdote domenicano, Alberto Radente. Il domenicano aveva una profonda e personale devozione a Maria e promuoveva la devozione del rosario. Grazie a queste provvidenziali frequentazioni Bartolo Longo ebbe una radicale conversione e ritornò all’ombra di Pietro. Si legò profondamente alla devozione della Madonna e alla recita del Santo Rosario

Vedeva Maria come un Rifugio dei peccatori e le attribuiva la sua miracolosa conversione. Era lei il Rifugio che lo avrebbe condotto a Cristo. Dopo la sua conversione, Bartolo Longo volle fare penitenza per la sua vita passata e servire la Chiesa che aveva così ferocemente calunniato. Promise di lavorare per i poveri e gli indigenti. Pubblicò anche un opuscolo intitolato Il Rosario della Nuova Pompei e fece tutto il possibile per diffondere questa devozione.

Una sera, mentre camminava vicino alla cappella di Pompei, infestata da topi e lucertole, ebbe una profonda esperienza mistica. Scrisse:

Mentre riflettevo sulla mia condizione, provai un profondo senso di disperazione e quasi mi suicidai. Poi ho sentito l’eco della voce di frate Alberto che ripeteva le parole della Beata Vergine Maria: “Se cerchi la salvezza, promulga il Rosario”. Questa è la promessa di Maria stessa”. Queste parole illuminarono la mia anima. Mi misi in ginocchio. “Se è vero… non lascerò questa valle finché non avrò propagato il tuo Rosario”.

Bartolo convinse la gente della zona ad aiutarlo a ripulire la chiesa fatiscente. Poi invitò la gente a unirsi a lui una sera per recitare il rosario. Vennero solo alcuni bambini curiosi.

Nonostante l’intrepido discepolo del rosario visitasse ogni capanna e casa contadina per distribuire rosari, medaglie e dare incoraggiamenti, il suo apostolato ebbe scarso successo. La gente amava e rispettava Bartolo, ma non capiva né si preoccupava di conoscere il rosario.

Per prepararsi, restaurò completamente la piccola chiesa. La missione, benedetta dal vescovo, fu una rinascita di successo. Fu infatti il vescovo a prevedere per il futuro una grande chiesa e un luogo di pellegrinaggio.

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Bartolo iniziò il progetto cercando innanzitutto un’immagine della Madonna del Rosario. L’unica che poteva permettersi era un’oleografia su carta. All’epoca, la legge ecclesiastica imponeva che le immagini sacre fossero dipinte a olio su tela o su legno. Gli fu raccontato di un quadro della Madonna del Rosario conservato in un convento, acquistato da un rigattiere per 3,40 lire. Bartolo stesso lo descrisse:

Non solo era mangiato dai vermi, ma il volto della Madonna era quello di una contadina rozza e grossolana… mancava un pezzo di tela proprio sopra la testa… il manto era spaccato. Nulla da dire sull’orrore delle altre figure. San Domenico sembrava un idiota di strada. Alla sinistra della Madonna c’era una Santa Rosa. Questa l’ho cambiata più tardi in una Santa Caterina da Siena… Ero indeciso se rifiutare il dono o accettarlo… Lo accettai.

L’immagine era troppo grande per essere trasportata da Napoli a Pompei, ma il Bartolo trovò finalmente qualcuno che la portasse alla cappella per lui. Quando arrivò, giaceva su un carro di letame. Un dilettante tentò di restaurarla e fu collocata nella chiesa il 13 febbraio 1876, giorno della fondazione della Confraternita del Santo Rosario. Nel 1880 il famoso pittore italiano Federico Madarelli si offrì di restaurare l’immagine. L’immagine è stata infine restaurata da artisti vaticani nel 1965.

L’immagine fu collocata per la prima volta nella piccola cappella restaurata nel 1875, ma si pensò di costruire una grande chiesa degna di Nostra Signora del Rosario. Trecento persone della zona si impegnarono a versare un centesimo al mese per l’opera della Madonna. La posa della prima pietra si tenne l’8 maggio 1876. Nel giro di un mese, nel santuario cominciarono a verificarsi eventi miracolosi. Furono registrate quattro guarigioni. Da quel momento in poi, soprattutto tra il 1891 e il 1894, centinaia di miracoli sono stati ufficialmente registrati nel santuario. Quando la costruzione fu completata nel 1883, Bartolo lanciò un appello al popolo:

In questo luogo scelto per i suoi prodigi, vogliamo lasciare alle generazioni presenti e future un monumento alla Regina delle Vittorie che sia meno indegno della sua grandezza ma più degno della nostra fede e del nostro amore.

Nel 1894, Bartolo e sua moglie, la contessa Marianna Farnararo De Fusco, donarono la nuova chiesa al papato, alla cui cura il santuario è rimasto da allora. L’immagine fu incoronata subito dopo la sua intronizzazione, il giorno dell’inaugurazione del nuovo santuario.

Nel 1965, dopo il terzo restauro dell’immagine, Papa Paolo VI disse quanto segue durante un’omelia: 

Come l’immagine della Vergine è stata riparata e decorata, … così possa essere restaurata, rinnovata e arricchita l’immagine di Maria che tutti i cristiani devono avere in sé. 

Al termine di questa solenne celebrazione, Papa Paolo VI pose sul capo di Gesù e di Maria due nuovi preziosi diademi, corone offerte dal popolo.

Durante la costruzione del santuario, Bartolo Longo iniziò a intraprendere molte opere di carità. Insieme alla moglie fondò un orfanotrofio per bambine. Le prime bambine che accolse furono quindici piccole orfane, una per ogni decina del rosario. Fondò anche un ospizio per i ragazzi, figli di carcerati, e un ospizio corrispondente per le ragazze. Fondò le Figlie del Santo Rosario di Pompei, un istituto religioso femminile per la cura del santuario e delle case di educazione ad esso annesse. Inoltre, istituì le Terziarie domenicane vicino al santuario.

Nell’ottobre del 1883 è stata avviata una speciale devozione nota come Supplica alla Regina delle Vittorie, che viene recitata in tutto il mondo, in particolare l’8 maggio e la prima domenica di ottobre. La devozione include una richiesta che si pensa sia stata fatta dalla Madonna a uno dei bambini guariti a Pompei: “Chi desidera favori da me faccia tre novene di petizione e tre di ringraziamento”.

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Il 21 ottobre 1979, Papa Giovanni Paolo II visitò Pompei. Il raduno era un pellegrinaggio nazionale alla Madonna di Pompei. Il 26 ottobre 1980, Bartolo Longo viene beatificato da Giovanni Paolo II e chiamato l’uomo della Madonna e l’Apostolo del Rosario.

L’immagine della Madonna del Rosario rappresenta la lunga tradizione dei fedeli che si rivolgono a Maria per trovare rifugio e speranza nelle loro necessità. Maria è il trono del suo piccolo Figlio, Gesù. Egli ha trovato la sua prima dimora sulla terra nel suo grembo e sulle sue ginocchia. Maria è seduta su un trono. È il trono della Chiesa. Maria con il suo figlio divino regna nella Chiesa e dalla Chiesa, segno della continuazione del cielo sulla terra.

Ma di quale Chiesa si tratta? La chiesa sullo sfondo del dipinto è formata da linee semplici e sobrie. Il trono è di legno, non il legno intagliato dell’epoca che si trova nelle case ricche, ma il legno della gente più povera. I piedi della Madonna poggiano su un semplice piedistallo, non su un cuscino di velluto. Gli abitanti di Pompei vollero onorare il Figlio e sua madre erigendo un magnifico santuario di pietra. Il santuario della bellezza, delle decorazioni dorate e dei gioielli sacrificati era il modo in cui la cultura del tempo esprimeva il proprio amore e la propria devozione. Bartolo Longo, tuttavia, sapeva che i santuari di pietra devono essere costruiti dalle pietre vive della carità e della pace. La sua prima intenzione era quella di insegnare al popolo a pregare, poi di prendersi cura dei suoi bisogni.

Ciascuno dei rosari del dipinto ha sei decadi: anche questa era l’usanza dell’epoca. Molte volte, questa sesta decade veniva recitata per le intenzioni di coloro che si occupavano della Chiesa e delle opere apostoliche della Chiesa. Qualunque forma assuma la devozione del rosario, essa rimane una preghiera della Sacra Scrittura. L’ignoto artista dell’immagine non ha dimenticato questa verità. Alla base del trono è dipinto un libro. Il nostro sguardo si sposta in questo punto, lontano dalle perle e dall’oro, verso il libro che contiene la sapienza di Dio tra noi, la realtà della Vergine e il Verbo fatto carne che abita in mezzo a noi.

La vita del Beato Bartolo Longo ci fa capire quanto il Rosario risolva i problemi personali, degli afflitti e degli abbandonati.
Non c’è migliore garanzia per ancorarsi alla Verità che stringersi e affidarsi all’Immacolata, Colei che ha generato la Verità incarnata, che ha dato il suo sangue e il suo Grembo alla Verità, Colei che ci ha donato la Verità. Non è un caso che quando ci si allontana dalla devozione mariana, s’inizia ad allontanarsi pericolosamente dal vero: è Lei che debella ogni eresia!
Il beato Bartolo Longo è stato il grande apostolo del Rosario, ma prima di divenirlo passò attraverso prove molto dure che gli permisero di capire ancor meglio quanto fosse indispensabile l’affidamento alla Madonna e la recita della preghiera mariana per eccellenza: il Santo Rosario. Prendiamo in mano il Rosario e ogni giorno meditiamo i misteri di Cristo redentore insieme a Maria, sua e nostra tenera madre, l’Augusta Regina delle Vittorie!

Ad essa rivolgiamoci supplichevoli con la recita della Supplica alla Vergine del Rosario di Pompei la cui recita è la prima domenica di ottobre, quest’anno giorno 2 di ottobre. In preparazione ad essa possiamo recitare la Novena di Impetrazione e a seguire la Novena di Ringraziamento. I testi sono del beato Bartolo Longo. La novena di Impetrazione quest’anno comincia venerdì 23 settembre, giorno in cui la Chiesa Cattolica ricorda san Pio da Pietralcina, anch’egli instancabile nella recita del santo rosario, e che disse una volta: il Rosario è un’arma se non spari tu spara quell’altro. Recitiamo, dunque,  il Santo Rosario quotidianamente!

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