✒ Da “I Sermoni del Curato d’Ars”
Qual bontà, miei fratelli, e qual tenerezza da parte di Dio! Non contento d’averci dato il suo Figliuolo unigenito, l’unico oggetto delle sue compiacenze, per sacrificarlo alla morte più crudele; non contento d’averci strappato alla tirannia del demonio, e averci chiamati alla gloriosa qualità di figli di Dio e scelti coeredi del suo regno, vuol di più mandare a ciascun di noi un Angelo dal cielo che ci custodisca in tutti i giorni della nostra vita. Quest’Angelo non deve abbandonarci, se prima non è comparso con noi dinanzi al tribunale di Gesù Cristo per rendergli conto di tutto ciò che avremo fatto. Sì, miei fratelli, gli Angeli nostri custodi sono i nostri amici più fidi, perché stanno con noi giorno e notte, in ogni tempo e in ogni luogo. La fede c’insegna che li abbiam sempre a fianco; il che fece dire a David, « che nulla ci potrà nuocere, poiché il Signore ha comandato ai suoi Angeli d’aver cura di noi » (Ps. XC, 11); e per far intender quanto sia grande la cura che hanno di noi, il profeta dice che ci portano tra le lor mani, come la madre porta il suo figlioletto. Ah! Dio previde i pericoli innumerevoli, a cui saremmo esposti sulla terra, tra tanti nemici che cercano tutti la nostra perdita. Sì, miei fratelli, i nostri Angeli custodi ci consolano nelle pene, ci avvertono quando il demonio ci si accosta per tentarci, presentano a Dio le nostre preghiere e tutte le nostre opere buone, ci assistono all’ora della morte e presentano le nostre anime al Giudice supremo. Oh! fratelli miei, quanti beni riceviamo pel ministero dei nostri buoni Angeli custodi. Per eccitarvi ad avere in essi grande fiducia, vi dimostrerò: 1° Quanto gran cura si pigliano di noi; 2° che cosa dobbiam fare per attestar loro la nostra riconoscenza.
I. — Voler dimostrare, fratelli miei, che esistono Angeli, sarebbe un perditempo. Fin dai primi giorni del mondo il commercio degli Angeli cogli uomini è così frequente, che la santa Scrittura ne fa menzione ad ogni momento. Bisognerebbe non aver ombra di buon senso per poterne dubitare. Quando Adamo era nel paradiso terrestre, il Padre celeste gli mandò i suoi Angeli per comunicargli i suoi voleri. Quando Adamo sgraziatamente peccò, un Angelo lo scacciò dal Paradiso, (Genesi III, 24 – dice, sì, che Dio pose un cherubino alla porta del paradiso terrestre, poiché Adamo ne fu cacciato; ma non parla punto delle comunicazioni precedenti del primo uomo cogli Angeli buoni. – Nota degli editori francesi). Quasi tutti i patriarchi e i profeti dagli Angeli vennero informati dei voleri del Signore. Vediamo anzi spesso Dio farsi rappresentare dagli Angeli. — Ma, direte forse, se si vedessero, si avrebbe in essi maggior confidenza. — Se ciò fosse stato necessario alla salute della nostra anima, Dio li avrebbe resi visibili. Ma ciò importa poco, perché nella nostra Religione conosciamo per via di fede, e ciò avviene perché tutti i nostri atti sian meritori. D’altra parte siam certi della loro presenza, come se li vedessimo cogli occhi nostri. Se desiderate sapere il numero degli Angeli e i loro uffici, vi dirò che sono innumerevoli; gli uni sono stati creati per onorare Gesù Cristo nella sua vita nascosta, sofferente e gloriosa, o per essere custodi degli uomini, senza cessar tuttavia di godere della divina presenza (« Angeli eorum (parvulorum sive hominum) in cœlis semper vident faciem Patria mei, qui in cœlis est». – S. MATTEO XVIII, 10). Altri sono occupati a contemplare le perfezioni di Dio e vegliano alla nostra conservazione, assicurandoci tutti i mezzi necessari per la nostra santificazione. Sebbene Dio solo basti a tutto, pure si vale del ministero degli Angeli pel governo del mondo. Alcuni sono costituiti protettori dei regni, altri degli imperi, ecc. Se consideriamo quanta cura ha Dio della nostra vita, dovremo concluder che l’anima nostra è pur qualche cosa di grande e prezioso, dacché a conservarla e santificarla si serve di quanto è nella sua corte di più grande. Ci ha dato il suo Figliuolo per salvarci. E il suo Figliuolo poi dà il suo Corpo e il suo Sangue a nutrimento delle anime nostre, si adatta a rimanere notte e giorno in mezzo a noi, e a ciascun di noi dà uno o anche parecchi Angeli, solo occupati di chiedergli per noi le grazie e gli aiuti necessari alla nostra salvezza. Non è vero, fratelli miei, che non abbiamo mai pensato bene a quel che siamo, a quel che vale l’anima nostra? Oh! quanto poco l’uomo conosce che cos’è e per qual fine fu creato!… Leggiamo nella santa Scrittura che il Signore diceva al suo popolo: « Vi manderò il mio Angelo, perché vi guidi in tutti i vostri passi » (Es. XXIII, 20). Oh! miei fratelli, chi potrà numerare le grazie che riceviamo per la protezione dei nostri Angeli custodi? Sì, essi ci consolano nelle afflizioni. Quando Agar, dice la Scrittura, fu cacciata dalla casa del suo padrone, si ritirò in un deserto, e siccome quivi s’abbandonava alla tristezza, il Signore le mandò un Angelo che la consolasse e le dicesse: « Non ti lasciar andare alla disperazione, ma torna alla casa del tuo padrone, e sii più sottomessa » (Gen. XVI, 9).Un Angelo fu mandato dal Signore a Lot per dirgli che uscisse subito dalla città di Sodoma, prima che il Signore vi facesse cadere il fuoco dal cielo (ib. XIX). Gli Angeli preservarono dalle fiamme i tre giovanetti nella fornace di Babilonia (Dan. III), e chiusero le fauci dei leoni per impedir loro di divorare Daniele profeta (ibid. VI, 22).Gli Angeli, fratelli miei, sono ben lieti di assisterci nelle cose nostre, se queste sono secondo il beneplacito di Dio: e ne abbiamo un bell’esempio nella persona del giovine Tobia. Suo padre lo mandò a Bages per richiedere il suo denaro: non conoscendo la via, Dio gli mandò l’arcangelo Raffaele, che gli si presento sotto l’aspetto d’un giovine (Tob. V, 5). Tobia gli chiese, se conosceva la strada per andare a Bages. L’Angelo rispose che la conosceva, e conosceva anche Gabelo presso il quale doveva andare. Il giovane, lietissimo, corre a dire al padre che aveva trovato un uomo che sapeva la via per Rages e conosceva Gabelo. L’Angelopartì dunque con Tobia, e gli diede tutte le intormazioni necessarie pel suo viaggio. Durante il cammino, essendo Tobia andato sulle sponde del Tigri, parve che un pesce enorme venisse contro di lui per divorarlo. Ricorse subito al suo protettore senza sapere che fosse un Angelo; e questi gli disse: « Non temere, ma tiralo a te ». E tosto il pesce morì. Gli disse pure: « Prendi il fiele e portalo teco: ne fregherai gli occhi del padre tuo, e così gli renderai la vista ». Lo condussepoi presso Raguele, suo parente, ove tutto si conchiuse pel meglio. Gli salvò anche la vita incatenando il demonio. Tornati che furono, il giovine Tobia, non sapendo come compensare tanti benefizi, disse a suo padre: « Padre mio, quando pur dessimo alla mia guida la metà di quanto abbiamo portato, non basterebbe in ricompensa di tutti i servigi che m’ha reso nel viaggio: m’ha condotto e ricondotto sano e salvo, m’ha liberato da un mostro che stava per divorarmi, ha riscosso egli in persona il denaro che Gabelo ci doveva, m’ha fatto prendere in moglie una donna secondo il cuore di Dio, finalmente ha impedito al demonio di darmi la morte, come ai sette mariti ch’essa aveva sposato prima di me ». Or volendo il padre fargli accettare la metà di quanto avevano portato, l’Angelo si fece conoscere e disparve. Essi poi, per mostrare a Dio la loro riconoscenza, stettero lungo tempo prostrati con la faccia per terra. Vedete, fratelli miei, quanta cura hanno gli Angeli di noi, se abbiamo in essi confidenza?… Della protezione del nostro angelo custode abbiamo pure un bell’esempio in S. Agnese, vergine e martire (RIBADENEIRA al 21 di Gennaio). Siccome apparteneva a una grande famiglia romana, fu chiesta in isposa da Procopio, figlio di Sinfronio, allora prefetto della città. Agnese, che s’era già data a Gesù Cristo, rifiutò tal partito, sebbene per lei vantaggioso. E non temette di dire a Procopio, venuto in persona a visitarla: « Ritirati, tiranno, stimolo di peccato, pietra di scandalo e pascolo di morte, e non pensare ch’io voglia essere infedele a Gesù Cristo, mio sposo. Il mio cuore è tutto suo: Egli è buono, è bello, ha quanti pregi possono desiderarsi ». Il prefetto la fece chiamare e la scongiurò a non ricusare di maritarsi al suo figliuolo; che, se rifiutasse, la farebbe trascinare in un luogo infame, ove perderebbe quella purezza che le stava tanto a cuore di conservare. Agnese rispose al prefetto: «Non v i affannate: non temo nulla: ho mio custode un Angelo, che avrà cura di me, e in maniera prodigiosa prenderà la mia difesa ». Vedendo che non poteva conseguire il suo scopo, il magistrato ordinò che fosse spogliata delle sue vesti, e trascinata così per tutta Roma per esser poi data in balìa dei libertini. Per un miracolo dell’onnipotenza di Dio i suoi capelli crebbero a segno, che bastarono a coprire il suo corpo. Arrivata al luogo infame, il suo Angelo custode le si fece vedere visibilmente per difenderla e ricoprirla d’una veste candida come la neve; e in pari tempo, quell’antro di impurità fu illuminato da una luce più splendente che il sole. I libertini entrarono là; ma, stupiti di tante meraviglie, e colpiti di spavento vedendo quell’Angelo d’incomparabile bellezza, tutti si convertirono. Procopio volle venire alla sua volta a sfidar tutti quei prodigi; ma l’Angelo che custodiva Agnese, lo colpì e cadde morto a’ piedi della santa. Il prefetto della città, informato che suo figlio era morto in quel luogo infame, venne da Agnese maltrattandola « qual furia uscita dall’inferno, mostro nato a perdizione de’ mortali ». Agnese rispose che non essa aveva fatto morir Procopio, ma egli stesso con la sua sfrontatezza era stato causa della propria morte. Perciò il suo Angelo custode l’aveva colpito quando appunto stava per rapirle il tesoro della sua purità. Tuttavia la santa, volendo far conoscere al magistrato la potenza del suo sposo, e mostrargli che i Cristiani sapevano rendere ben per male, risuscitò Procopio, che corse per tutta Roma, ripetendo senza posa che il Dio de’ Cristiani era il solo vero Dio.. . Quest’esempio dimostra quanto grandi aiuti e quante grazie riceviamo dai nostri buoni Angeli custodi, seppure abbiano la buona sorte d’avere in essi grande fiducia, soprattutto nelle tentazioni e nei pericoli… Ma, direte forse, quand’è che Dio ci manda dal cielo i nostri Angeli custodi? — Appena le nostre anime son create, fratelli miei, ossia appena i nostri corpi sono in tal condizione da poterli ricevere, sicché una madre incinta ha il proprio angelo custode ed anche quello del figliuolo che porta nel suo seno, il quale veglia perché nulla possa togliergli la vita prima che abbia ricevuto il santo Battesimo. Bisognerebbe esser capaci d’intendere, fratelli miei, quanto sia grande la gioia de’ nostri Angeli custodi, quando siam portati alla chiesa per ricevere il santo Battesimo. Con qual gioia scrivono il nostro nome nel libro della vita! È fuor d’ogni dubbio che abbiamo intorno gran quantità di demoni per farci cadere in peccato; e se l’Angelo custode non fosse accanto a noi per difenderci, soccomberemmo ad ogni assalto che il demonio ci muove. L’Angelo nostro custode ci fa scorgere la tentazione; egli c’ispira ad invocare l’aiuto di Dio, e ci richiama alla mente il pensiero della sua santa presenza per farci temere il peccato. Se sgraziatamente vi cadiamo, i nostri Angeli custodi vanno a gettarsi a’ piedi di Dio e gli domandano grazia per noi. Infatti dopo ogni peccato sentiamo d’ordinario il rimorso d’aver fatto male, e promettiamo a Dio di non più ricadervi. Senza dubbio l’Angelo custode, con le sue preghiere, ci ottiene questa grazia. Se ci vede insensibili alle offese che abbiam fatto a Dio, ci minaccia i castighi della divina giustizia: ci fa pensare alla morte e al rammarico che avremo in quell’ora d’aver fatto male. Ci fa pensare a qualche morte subitanea o spaventosa. Il pensiero del giudizio c’incalzerà, e quello dell’inferno ci si fisserà nel cuore a straziare l’anima nostra, e così ci costringerà in certo modo a non rimaner più a lungo in peccato. – I nostri Angeli custodi, fratelli miei, ci accompagnano dappertutto. È narrato nella storia che un giovane vedeva in modo sensibile il suo Angelo custode. Quando entrava in chiesa l’Angelo vi entrava sempre prima di lui. Appena fu prete, l’Angelo non volle più passare pel primo; si vedeva talora quel sacerdote parlare e rimaner lungo tempo sulla porta. Gli si domandò perché. « Prima ch’io fossi prete, rispose, il mio Angelo sempre mi entrava innanzi; ora non vuol entrar più, se io non entro pel primo » (HAMON, Vita di S. Francesco di Sales, T. I , p. 468). Ah! fratelli miei, se quando veniamo in chiesa ricordassimo che i nostri Angeli custodi ci precedono, con qual rispetto vi verremmo! Con qual modestia assisteremmo alla santa Messa, pensando che abbiamo a fianco un Angelo custode prostrato dinanzi al Dio di ogni grandezza! Con qual sollecitudine l’incaricheremmo di offrire a Gesù Cristo le nostre preghiere! Si narra pure che un giovane prìncipe inglese aveva abbandonato il suo palazzo per ritirarsi in un deserto. Dio, per mostrargli quanto ne fosse contento, gli concesse la lieta sorte di vedere ogni mattina ed ogni sera il suo Angelo custode. Di S. Francesca (Romana) si racconta che vedeva continuamente il suo Angelo custode in forma d’un fanciullo d’incomparabile bellezza, il cui volto era così risplendente che spesso di notte alla luce ch’esso spandeva poteva leggere il suo ufficio. L’Angelo era così sollecito di condurla alla perfezione, che, se nella sua solitudine per un momento si fosse lasciata andare a pensieri inutili, o le fosse sfuggita nella conversazione una parola oziosa, ei le faceva conoscere la sua colpa con lo sparire. Allora, tutta piena di confusione e di dolore per avere allontanato da sé il suo fedele custode, piangeva amaramente, pregando Iddio ad aver pietà di lei e promettendogli di correggersi. Dopo aver pianto qualche poco, vedeva ricomparire il suo Angelo custode, a cui esprimeva il suo cordoglio per averlo costretto ad allontanarsi. Se avveniva che chi era con la santa le dicesse qualche parola che potesse ferire anche menomamente la carità, manifestava la pena che ne sentiva, coprendosi il volto con le mani (RIBADENEIRA, al 9 marzo) … Fratelli miei, quantunque noi non vediamo, come lo vedeva questa santa, il nostro Angelo custode, pur siamo egualmente certi d’averlo vicino a noi per vegliare alla conservazione dell’anima nostra. Ohimè! di quali torture e di quali amarezze dobbiamo abbeverarlo conducendo vita così perversa! Che cosa deve pensare l’Angelo custode di chi non fa Pasqua, né si confessa? O d’una persona avanzata in età che si avvoltola continuamente nel peccato dell’impurità? Ah! mio Dio, se gli Angeli fossero capaci di patire, non sarebbero infelici al pari dei riprovati che ardono nell’inferno? Come mai gli Angeli, così puri, possono restare vicini a questi infami? Gli Angeli sì caritatevoli possono rimanere a fianco d’uomini vendicativi e pieni di malanimo? Gli Angeli così umili, possono accompagnare un superbo? Come può un Angelo, che ama Dio, esser felice con un empio, con un incredulo, che nega tutto e non crede a nulla? Possibile che siamo così cattivi e così ingrati verso amici così benefici, così fedeli a non lasciarci neppur per un istante? Sappiamo che i nostri Angeli custodi si danno gran pensiero di consolarci nelle nostre pene e nei nostri patimenti. – Leggiamo nella santa Scrittura (Gen. XXVIII) che Giacobbe, fuggendo il furore di suo fratello, s’addormentò lungo la via. Iddio per consolarlo gli mostrò in visione una scala, che andava dalla terra al cielo; e vedeva per essa Angeli che salivano e scendevano per offrire a Dio le nostre preghiere e riportarne le grazie da noi domandate. L’Angelo che aveva condotto e ricondotto il giovane Tobia, poiché si fu fatto conoscere disse a Tobia padre: « Quando pregavi piangendo e sepellivi i morti, io medesimo presentavo al Signore le tue opere buone » (Tob. XII, 12). Nella vita di S . Nicola da Tolentino (RIBADENEIRA, al 10 settembre) si narra che, ne’ due mesi della sua malattia, quattro Angeli stavano tutta la notte nella sua stanza, e cantavano sì dolce melodia che gli faceva dimenticare i suoi patimenti. Gli ultimi sei giorni prima della sua morte vi stettero giorno e notte: e quanti ebbero la bella sorte d’entrar nella sua camera, ebbero pur la consolazione d’udirne il canto. Gli angeli condussero seco l’anima sua in cielo. Mentre S. Liduina pativa atrocissimi dolori, le apparve un Angelo di sì grande bellezza che dimenticò le sue sofferenze (RIBADENEIRA, al 14 di Aprile). Possiam dire che gli Angeli si dilettano di renderci tutti i servigi di cui sono capaci, e che sta loro grandemente a cuore di farci aver parte alla loro felicità. Per essi vi è tra cielo e terra un santo commercio. Dio si servì spesso del ministero dei santi Angeli nei più importanti avvenimenti. Per mezzo loro istruiva i patriarchi e i profeti, per mezzo loro parlava al suo popolo. Leggiamo nella santa Scrittura che il Signore mandò il suo Angelo per dire in suo nome agli Israeliti: « Vi ho tratto fuori dall’Egitto e vi ho fatto entrare nella terra promessa e vi ho dato parola che non vi abbandonerò mai, ma a patto che mi foste fedeli. Voi non avete voluto udir la mia voce; perché avete fatto così? E appunto a cagione delle vostre infedeltà e del niun conto che avete fatto delle mie grazie, non vi ho difeso contro i vostri nemici » (Lev. XXVI, 13-17). Gli Israeliti, udendo queste parole dell’Angelo, mandarono lamentevoli grida, e versarono molte lacrime pregandolo di aver pietà di loro e non abbandonarli. Vediamo ancora che tutti gli uomini, i quali furono grandi sulla terra, furono annunziati dagli Angeli: Un angelo annunziò la nascita di Sansone, vendicatore del popolo di Dio (Giud. XIII, 3). Un Angelo annunzio la concezione di S. Giovanni (S. Luc. I, 13). Un Angelo annunziò la concezione del Salvatore (Ibid. I, 31); un Angelo né annunziò ai pastori la nascita (Ibid. II, 19), un Angelo intimò a Giuseppe di fuggire in Egitto (S. Matth. II, 13). Un Angelo pure consolò Gesù nella sua agonia nell’orto degli olivi (S. Luc. XXII, 43), gli Angeli seppellirono ed accompagnarono il corpo della SS. Vergine dopo la sua morte. Gli Angeli accompagneranno il Signore nell’estremo giudizio (S. Matth. XXV, 31). « Ciò posto, fratelli miei, se ciascuno dev’essere onorato secondo la sua dignità, dice S. Bernardo, qual onore e qual lode non dovremo rendere ai nostri Angeli custodi, la cui natura è sì perfetta, la cui santità cosi eminente, e di cui è sì splendida la gloria? » Ma più di tutto deve muoverci a venerazione verso di essi la loro inviolabile fedeltà a Dio. La loro innocenza non fu macchiata mai neppur della macchia più lieve, il loro amore e il loro zelo rimasero sempre costantemente gli stessi. Se amassimo Dio veramente, fratelli miei, quanto ci rallegreremmo perch’Egli riceve da questi spiriti beati lodi così perfette! Ohimè! quanto imperfette sono le lodi anche di quelli tra noi che lo amano di più! Quante distrazioni nel trattenerci con Dio! Nulla invece è capace di distrarre gli Angeli dalla presenza di Dio: tanto sono assorti nella contemplazione della sua grandezza! l’anno senza interruzione risuonare le volte de’ cieli di (mesto cantico di letizia: « Santo, santo, santo il Signore Dio degli eserciti: a Lui sia reso onore, gloria ed adorazione ne’ secoli de’ secoli » (Apocalisse, IV, 8). – Dico altresì che i nostri Angeli custodi son fedelissimi a soccorrerci nelle afflizioni. Negli Atti degli Apostoli (Act. XII) leggiamo questo fatto. S. Pietro, ch’era stato imprigionato per ordine d’Erode, dormiva tra i due soldati che gli facevano guardia la notte, ed era la vigilia del giorno in cui si doveva farlo morire; ad un tratto gli appare un Angelo, lo sveglia, spezza le sue catene, egli apre le porte del carcere dicendo: « Levati su prontamente, e seguimi ». Guidato dall’Angelo, uscì di prigione, e andò a battere alla porta della casa ov’erano adunati i discepoli. Una fantesca, udita la voce di Pietro, non potendo frenar la gioia, senza aprir la porta corse ad annunziare che Pietro era là. Non le si volle credere: chi la trattava di dissennata, chi credeva che fosse un Angelo. Ma Pietro, entrato, narrò a tutti i suoi fratelli che cosa aveva fatto il suo Angelo custode per liberarlo. Vediam pure che Dio mandava spesso i suoi Angeli a dare aiuto ai martiri. Così ai quaranta martiri di Sebaste gli Angeli recarono le corone, il che fu cagione che anche colui che li custodiva si convertisse vedendo quel prodigio (RIBADENEIRA, al 10 Marzo). – Il santo re David, che conosceva quanto siano gradite a Dio le loro lodi, invitava gli angeli a lodarlo e benedirlo dicendo: « Benedite il Signore voi tutti che siete ministri delle sue volontà » (Ps. CII, 21). Seguiamo l’esempio di questo santo re, fratelli miei, e preghiamo spesso gli Angeli a lodare e adorare Dio per noi; preghiamoli di prendere vicino a Lui il nostro posto per ringraziarlo di tutte le grazie che ci ha fatto nel corso della vita. Chiediamo ad essi che preghino Iddio a mutare i nostri cuori e farne cuori tutti celesti. II — Per meritare la buona ventura della protezione dei nostri Angeli custodi, dobbiamo invocarli spesso, rispettarli assai e soprattutto cercar d’imitarli in tutte le nostre azioni. La prima cosa, in cui dobbiamo imitarli, è il pensiero della presenza di Dio: conforme al loro esempio non perdiamolo di vista mai. Ah! fratelli miei! se avessimo questa bella sorte, quanti peccati di meno!… Infatti se fossimo ben compresi del pensiero della presenza di Dio, come potremmo trascorrere al male? Oh! quanto più gradite a Dio sarebbero le nostre virtù e tutte le nostre opere buone! Non avremmo più rispetto umano, né mire umane. Se rammentassimo sempre la presenza di Dio, come avremmo cuore di rimanere in peccato, considerando quanto facciamo soffrire Gesù Cristo? Come potremmo voler male al nostro prossimo, pensando che Dio, la cui bontà è influita, osserva, legge ed ascolta tutti i movimenti del nostro cuore? Perciò Iddio, volendo elevare ad alta perfezione il patriarca Abramo, gli disse: « Abramo, vuoi esser perfetto? Cammina alla mia presenza » (Gen. XVII, 1). Come può essere che ci dimentichiamo sì facilmente di Dio, mentre l’abbiamo sempre dinanzi! Perché non siamo pieni di rispetto e di riconoscenza verso i nostri Angeli che giorno e notte ci sono compagni? Principi della corte celeste!… O mio Dio, siam pur felici! … Ma come siam lontani dall’intenderlo! — « Son troppo meschino, direte forse, per meritarlo ! » — Non solo, miei fratelli. Dio non vi perde di vista neppur un istante, ma vi dà un Angelo che guidi continuamente i vostri passi. Oh! felicità troppo grande, ma dagli uomini troppo poco conosciuta! Dobbiamo pure imitare il loro amore verso Dio. La sua gloria sta ad essi tanto a cuore, che quando sgraziatamente cadiamo in peccato, ci precipiterebbero nel profondo dell’inferno, se Dio non proibisse loro di punirci. Vorrebbero piuttosto esser gettati in mezzo ai dannati, che spiacere a Dio anche nella minima cosa. Perciò Nostro Signor Gesù Cristo ci dice che provano immensa gioia quando un peccatore si converte (S. LUCA XV, 10). Or se la conversione d’un peccatore rallegra tutta la corte celeste, qual gioia per questi ministri di pace, fratelli miei, quando vedono regnare tra noi quella carità che li congiunge a Dio in cielo! Dobbiamo certamente aver gran divozione a tutti gli Angeli, perché tutti s’occupano della nostra salute; ma particolar divozione dobbiamo avere ai nostri santi Angeli custodi per le grandi cure che hanno di noi e il grande desiderio onde sono accesi di condurci al cielo. Non possono lasciarci soli un istante per timore che il demonio c’inganni. Oh! qual felicità e quale consolazione, quando andiamo al riposo, sapere per fede che il nostro Angelo custode veglia durante la notte a nostra conservazione, e che la passerà tutta intera a pregare per noi! Qual gioia sapere che, quando usciamo di casa, non siamo mai soli per via! Gli antichi avean sì vivo il pensiero delia presenza degli Angeli custodi, che non salutavano alcuno senza insieme salutare il suo Angelo custode; e di qui viene pure l’antica usanza di dire ad una persona, quantunque sola: Saluto voi e la compagnia! Qual compagnia, se non quella dell’Angelo custode. Ma si dice senza riflettere. Poiché i nostri Angeli custodi non ci abbandonano mai. Dobbiamo essere docili agli ammonimenti che ci danno. Un solitario aveva spinto le sue penitenze a sì alto grado di rigore, che non poteva più reggersi in piedi. Siccome l’acqua, che doveva cercare, era molto lontana, diceva tra sé: « Poiché devo durar tanta fatica per andare a prender l’acqua, avvicinerò alla fontana la mia colletta ». Mentre era intento a questo pensiero, udì una voce che diceva: uno. due. tre », come di persona die contasse qualche cosa. Stupito di questo parlare, si volta e vede il suo Angelo custode, che contava i suoi passi, dicendo che il Signore glielo aveva comandato, e che nessuno ne sarebbe perduto. Il santo, vedendo che quella sua fatica era gradita a Dio, invece d’avvicinar la colletta, l’allontanò di più per acquistar maggior merito (Vite dei Padri del deserto). Ohimè! siam pur disgraziati, poiché non facciamo per Iddio tutte le nostre azioni! Quanto guadagneremmo pel cielo e qual consolazione daremmo al nostro Angelo custode! E quanto ci troveremmo ricchi all’ora della morte! Ohimè! Fratelli miei, quante volte i nostri peccati hanno costretto i nostri Angeli buoni ad allontanarsi da noi, cioè lasciarci in balìa de’ nostri nemici, che sono il demonio e le nostre passioni! Un’altra grazia riceviamo da essi, quando, essendo noi in peccato, destano senza posa nel nostro cuore rimorsi, e, siccome sono continuamente vicini a Dio, lo scongiurano a non lasciarci morire in tale stato. Allontanano da noi ogni occasione, e adoperano ogni sorta di mezzi per rimetterci in istato di grazia. Ci consolano nelle afflizioni e nelle persecuzioni. Ne abbiamo un bell’esempio nella storia di S. Vittore (RIBADENEIRA, ai 21 di Luglio. S. Vittore di Marsiglia.). Il suo Angelo custode gli si faceva vedere visibilmente per incoraggiarlo a soffrire il martirio, facendogli vedere la gloria grande che gli era preparata in cielo, e come si rendeva gradito a Dio. Perciò vediam pochi martiri, che abbiano sofferto con pari coraggio e pari gioia. Questo gran santo era soldato e viveva ai tempi di Diocleziano e Massiminiano. Questi due imperatori promulgarono l’editto che, chiunque non adorasse gli idoli, morrebbe tra i più crudeli supplizi. Vedendo che parecchi cristiani cominciavano a vacillare, Vittore andava di prigione in prigione, ove parecchi n’erano già rinchiusi, per accenderli del desiderio del martirio, ed anche li accompagnava al luogo del loro supplizio. Le sue parole avevano tanta forza e tanta grazia, che i martiri pareva non soffrissero punto, purché avessero accanto Vittore. Diceva loro: « Coraggio, amici miei, il cielo v’aspetta. Vedete Gesù Cristo che vi tende la mano; spregiate la vita che dura sì poco; innalzate verso il cielo i vostri cuori, e Gesù Cristo vi darà forza per combattere e vincere ». L’imperatore Massimiano, spinto dall’odio del nome cristiano, fa citare Vittore e ordina che sia attaccato ad un cavallo indomito, e trascinato per tutta la città: poi lo fa battere con le verghe, talché il corpo del santo era ridotto a un brano informe di carne. In mezzo a questi supplizi pregava Iddio che lo sostenesse con la sua grazia. Gesù Cristo, impietosito pei suoi patimenti, gli apparve con la sua croce e gli disse: « Coraggio, Vittore, io son Gesù Cristo, sono il tuo rifugio: non temere: sarò con te sino alla fine: abbi coraggio ». – Qualche tempo dopo gli apparve nella sua prigione il suo Angelo custode, gli tolse le catene, e lo consolò facendogli gustare anticipatamente le dolcezze che il Signore gli preparava in cielo. Poscia gli disse: « Esci di prigione, e fatti vedere all’imperatore, affinché sappia in che modo il Signore si prende cura di quei che lo servono ». Uscì di fatto. Il tiranno, stupito in vederlo, gli chiese chi l’aveva liberato. « Gesù Cristo, rispose, ha spezzato le mie catene pel ministero degli Angeli ». Massimiano fece ricondurre Vittore in prigione. Ma gli riapparve l’Angelo stesso, e riempì il carcere di sì viva luce, che tutti i prigionieri, che v’erano rinchiusi, domandarono istantemente il santo Battesimo. L’imperatore, informato di tutti questi prodigi, fece schiacciare Vittore con una enorme macina da mulino. Allora il suo Angelo custode ne condusse l’anima trionfalmente in cielo, ove Dio l’aspettava per darle la ricompensa. Perché dunque, fratelli miei, nelle tentazioni e nelle persecuzioni abbiam sì poco coraggio? A h ! perché facciamo assegnamento soltanto su noi medesimi, e non ricorriamo ai nostri Angeli custodi, che domanderebbero a Dio per noi la grazia di uscir vittoriosi, dai nostri combattimenti. Dico pure che, quando preghiamo, dobbiamo unirci bene ai nostri Angeli custodi, perché sono cosi accetti a Dio che Gesù Cristo non può ad essi negar nulla. Siam certi d’averli a fianco quando preghiamo, e specialmente quando ascoltiamo la santa Messa. Un discepolo di S. Giovanni Crisostomo ci narra che moltissime volte, mentre gli serviva la Messa, vedeva la casa di Dio piena d’una moltitudine d’Angeli; parte erano prostrati dinanzi al Corpo adorabile già presente sull’altare; parte andavano per la chiesa per ispirare ai fedeli il rispetto e l’amore, che dovevano avere per Gesù Cristo. Il diacono Pietro riferisce di S. Gregorio il fatto seguente: « Un giorno, nel tempo della Messa, giunto che fu a quelle parole che dice il celebrante: Pax Domini sit semper vobiscum: la pace del Signore sia sempre con voi, si udiron gli Angeli dir con voce risonante per modo che fu udita da tutti gli astanti: Et cum spiritu tuo: e col tuo spirito ». Perciò da quel tempo, quando il Sommo Pontefice celebra la Messa in pubblico, niuno risponde: Et cum spiritu tuo, per serbar memoria di quel miracolo. I nostri Angeli custodi non dimenticheranno poi segnar nel libro della vita tutte le nostre azioni buone per presentarle a Dio nel punto in cui saremo giudicati. Essi son depositari di tutto il bene da noi fatto in tutto il corso della nostra vita; essi, nel momento terribile della morte, ci ispireranno grande fiducia, e ci procureranno la bella sorte di ricevere gli ultimi Sacramenti. I nostri Angeli custodi chiedono a Dio per noi gran dolore dei nostri peccati. Raccogliamo tutto in due parole, fratelli miei: i nostri buoni Angeli custodi, dopo esserci stati compagni per tutta la nostra vita, dopo avere usato tutti i mezzi possibili o per farci uscir dal peccato o per farci perseverare nella grazia, conducono alfine le anime nostre trionfalmente in Paradiso. Se ne dubitate, udite Gesù Cristo il quale dice che gli Angeli recarono l’anima di Lazzaro nel seno d’Abramo, ch’è il luogo di salvazione. S. Antonio ci dice d’aver veduto l’anima di S. Paolo, primo eremita, portata in cielo dagli Angeli. – Ohimè! miei fratelli, chi potrà deplorare abbastanza la sciagura di quei Cristiani, che neppur sanno se abbiano un Angelo custode; e che lasceranno forse passare un tempo notevole senza ringraziare Iddio delle grazie che loro concede per la protezione del loro Angelo custode, o senza dire in suo onore un Pater ed Ave. Ah! non ci meravigliamo d’avere sì poco zelo per la gloria di Dio e la salute delle nostre anime! È perché il nostro Angelo custode ci abbandona a noi stessi in pena delle nostre ingratitudini; perciò facciamo molto male e poco bene. Ohimè! quanti Cristiani sono dannati per aver tenuto in niun conto i loro Angeli custodi. Quali rimproveri all’ora della morte, quando, nell’udirci implorare il suo soccorso, ci dirà, come a quel moribondo di cui si parla nella storia: « Va. sciagurato, non avesti per me che dispregio; perciò Dio m’ha comandato d’abbandonarti alla potenza dei demoni, di cui fosti servo fedele ». Ohimè! quant’è grande, mio Dio, il numero di costoro!… Vedete, fratelli miei, quanto la Chiesa desidera che abbiamo gran devozione verso gli Angeli. Ogni anno, nel mese d’Ottobre, celebra una festa in onore de’ santi Angeli e particolarmente de’ santi Angeli custodi. Com’è possibile dimenticare, fratelli miei, questi Angeli protettori, che ci son sempre a fianco e non ci abbandonano neppure un momento? Cerchiamo di ringraziare spesso Dio di questa grazia, e di ricorrere ad essi di frequente nelle nostre pene, nelle nostre malattie, nei nostri affanni, nelle nostre afflizioni. Sono i nostri migliori amici, ci amano e non si staccano da noi tinche non ci abbiano condotti in cielo. Cerchiamo di far di tratto in tratto qualche preghiera, qualche elemosina, e di far celebrare una Messa in loro onore; soprattutto lo facciano i padri e le madri per attirare sui loro figli e sui loro domestici la protezione de’ santi Angeli. Oh! se saranno fedeli a «presta pratica vedranno ben presto regnare nelle loro famiglie la pace e l’unione tra tutti i membri che le compongono; ma soprattutto la Religione, che li renderà felici in questo mondo aspettando d’esser felici nell’altro. Questa felicità vi desidero.