Via Crucis | Stazione IX-X-XI

Pio Esercizio delle Via Crucis. Stazione IX-X-XI a cura di Luana Manuli, con meditazioni di Joseph Ratzinger.

NONA STAZIONE
Gesù cade la terza volta

Dal libro delle Lamentazioni 3,27-32
«È bene per l’uomo portare il giogo fin dalla giovinezza. Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché egli glielo ha imposto; cacci nella polvere la bocca, forse c’è ancora speranza; porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni. Poiché il Signore non rigetta mai […] ma se affligge, avrà anche pietà secondo la sua grande misericordia.»

MEDITAZIONE
Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella Sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della Sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso Egli entra?! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di Lui. Quante volte la Sua Parola viene distorta e abusata. Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote. Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui. Quanta superbia, quanta autosufficienza. Quanto poco rispettiamo il sacramento della Riconciliazione, nel quale Egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella Sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del Suo Corpo e del Suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane molto altro che rivolgerGli, dal più profondo dell’animo, il grido: «Kyrie, eleison. Signore, salvaci.» (cfr. Mt 8,25)

DECIMA STAZIONE
Gesù è spogliato delle vesti

Dal Vangelo secondo Matteo 27, 33-36
«Giunti al luogo detto Golgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia.»

MEDITAZIONE
Il vestito conferisce all’uomo la sua posizione sociale; gli dà il suo posto nella società, lo fa essere qualcuno. Essere spogliato in pubblico significa che Gesù non è più nessuno, non è nient’altro che un emarginato, disprezzato da tutti. Il momento della spoliazione ci ricorda anche la cacciata dal paradiso: lo splendore di Dio è venuto meno nell’uomo, che ora si trova lì, nudo ed esposto, denudato, e si vergogna. Gesù, in questo modo, assume ancora una volta la situazione dell’uomo caduto. Il Gesù spogliato ci ricorda il fatto che tutti noi abbiamo perso la “prima veste”, e cioè lo splendore di Dio. Sotto la croce i soldati tirano a sorte per dividersi i Suoi miseri averi, le sue vesti. Gli evangelisti lo raccontano con parole tratte dal Salmo 22, 19 e ci dicono così quel che Gesù dirà ai discepoli di Emmaus: «tutto è accaduto “secondo le Scritture”». Qui niente è pura coincidenza, tutto quel che accade è racchiuso nella Parola di Dio e sostenuto dal Suo divino disegno. Il Signore sperimenta tutti gli stadi e i gradi della perdizione degli uomini, e ognuno di questi gradi è, in tutta la sua amarezza, un passo della redenzione: è proprio così che Egli riporta a casa la pecorella smarrita. Ricordiamoci anche che Giovanni dice che l’oggetto del sorteggio era la tunica di Gesù «tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo» (Gv 19,23). Possiamo considerarlo un accenno alla veste del sommo sacerdote, la quale era “tessuta da un unico filo” senza cuciture. Costui, il Crocifisso, è infatti il vero sommo sacerdote. 

UNDICESIMA STAZIONE
Gesù è inchiodato sulla croce

Dal Vangelo secondo Matteo 27,37-42
«Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: “Questi è Gesù, il re dei Giudei”. Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo “Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce”. Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: “Ha salvato gli altri, non può salvare sé stesso. È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo”.»

MEDITAZIONE
La sindone di Torino ci permette di avere un’idea dell’incredibile crudeltà di questa procedura. Gesù non beve la bevanda anestetizzante offertaGli: coscientemente prende su di Sé tutto il dolore della crocifissione. Tutto il Suo corpo è martoriato; le parole del Salmo si sono avverate: «ma io sono verme, non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo» (Sal 22,7). «Come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato […] eppure Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori» (Is 53,3s). Fermiamoci davanti a questa immagine di dolore, davanti al Figlio di Dio sofferente. Guardiamo a Lui nei momenti della presunzione e del godimento, in modo da imparare a rispettare i limiti e a vedere la superficialità di tutti i beni puramente materiali. Guardiamo a Lui nei momenti di calamità ed angustia, per riconoscere che proprio così siamo vicini a Dio. Cerchiamo di riconoscere il Suo volto in coloro che tenderemmo a disprezzare. Dinanzi al Signore condannato, che non volle usare il suo potere per scendere dalla croce, ma piuttosto sopportò la sofferenza della croce fino alla fine, può affiorare un altro pensiero ancora. Ignazio di Antiochia, incatenato egli stesso per la sua fede nel Signore, elogiò i cristiani di Smirne per la loro fede incrollabile: dice che erano, per così dire, inchiodati con la carne e il sangue alla croce del Signore Gesù Cristo1. Lasciamoci inchiodare a Lui, non cedendo a nessuna tentazione di staccarci e di cedere alle beffe che vorrebbero indurci a farlo. 


Note

Luana Manuli

Caposervizio della sezione Spiritualità Religiosa. Ha conseguito il Diploma di liceo linguistico presso l’Istituto Daniele Crespi di Busto Arsizio. Attualmente studia Scienze della Comunicazione presso l’Università degli studi dell’Insubria.
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