Via Crucis | Stazione XII-XIII-XIV

Pio Esercizio delle Via Crucis. Stazione XII-XIII-XIV a cura di Luana Manuli, con meditazioni di Joseph Ratzinger.

DODICESIMA STAZIONE
Gesù muore sulla croce

Dal Vangelo secondo Giovanni 19, 19-20
«Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritto in ebraico, in latino e in greco.»

Dal Vangelo secondo Matteo 27, 45-50.54
«Dal mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactani?” che significa “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano “costui chiama Elia”. E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: “Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo”. E Gesù, emesso un alto grido, spirò.»

«Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”.» 

MEDITAZIONE
Sopra la croce di Gesù -nelle due lingue del mondo di allora, il greco e il latino, e nella lingua del popolo eletto, l’ebraico- c’è scritto chi è: il Re dei Giudei, il Figlio promesso di Davide. Pilato, il giudice ingiusto, è diventato profeta suo malgrado. Davanti all’opinione pubblica mondiale viene proclamata la regalità di Gesù. Gesù stesso non aveva accettato il titolo di Messia, in quanto avrebbe richiamato un’idea sbagliata, umana, di potere e di salvezza. Ma adesso il titolo può stare scritto lì pubblicamente sopra il Crocifisso. Egli così è davvero il Re del mondo. Adesso è davvero “innalzato”. Nella Sua discesa Egli è salito. Ora ha radicalmente adempiuto al mandato dell’amore, ha compiuto l’offerta di Sé stesso, e proprio così Egli ora è la manifestazione del vero Dio, di quel Dio che è l’amore. Finalmente sappiamo chi è Dio. Sappiamo com’è la vera regalità. Gesù prega il Salmo 22, che comincia con le parole: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Assume in Sé l’intero Israele sofferente, l’intera umanità sofferente, il dramma dell’oscurità di Dio, e fa sì che Dio si manifesti proprio laddove sembra essere definitivamente sconfitto e assente. La croce di Gesù è un avvenimento cosmico. Il mondo si oscura, quando il Figlio di Dio subisce la morte. La terra trema. E presso la croce ha inizio la Chiesa dei pagani. Il centurione romano Lo riconosce, capisce che Gesù è il Figlio di Dio. Dalla croce Egli trionfa, sempre di nuovo. 

TREDICESIMA STAZIONE
Gesù è deposto dalla croce e consegnato alla madre

Dal Vangelo secondo Matteo 27, 54-55
«Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano “davvero costui era il Figlio di Dio”. ‘erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano: esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.»

MEDITAZIONE
Gesù è morto, il Suo cuore viene trafitto dalla lancia del soldato romano e ne escono sangue e acqua: misteriosa immagine del fiume dei sacramenti, del Battesimo e dell’Eucarestia, dai quali, in forza del cuore trafitto del Signore, rinasce, sempre di nuovo, la Chiesa. A Lui non vengono spezzate le gambe, come agli altri due crocifissi; così Egli si manifesta come il vero agnello pasquale, al quale nessun osso deve essere spezzato (cfr. Es 12,46). E ora che tutto è stato sopportato, si vede che Egli, nonostante il turbamento dei cuori, nonostante il potere dell’odio e della vigliaccheria, non è rimasto solo. I fedeli ci sono. Sotto la croce c’erano Maria, Sua Madre, la sorella di Sua Madre, Maria di Magdala e il discepolo che Egli amava. Arriva anche un uomo ricco, Giuseppe d’Arimatea: il ricco trova come passare per la cruna di un ago, perché Dio gliene dona la grazia. Seppellisce Gesù nella Sua tomba ancora intatta, in un giardino: dove viene sepolto Gesù il cimitero si trasforma in giardino, nel giardino dal quale era stato cacciato Adamo quando si era staccato dalla pienezza della vita, dal suo Creatore. Il sepolcro nel giardino ci fa sapere che il dominio della morte sta per finire. E arriva anche un membro del sinedrio, Nicodemo, al quale Gesù aveva annunciato il mistero della rinascita da acqua e da Spirito. Anche dal sinedrio, che aveva deciso la sua morte, c’è qualcuno che crede, che conosce e riconosce Gesù dopo che è morto. Sopra l’ora del grande lutto, del grande ottenebramento e della disperazione, sta misteriosamente la luce della speranza. Il Dio nascosto rimane comunque il Dio vivente e vicino. Il Signore morto rimane comunque il Signore e nostro Salvatore, anche nella notte della morte. La Chiesa di Gesù Cristo, la Sua nuova famiglia, comincia a formarsi. 

QUATTORDICESIMA STAZIONE
Gesù è deposto nel sepolcro

Dal Vangelo secondo Matteo 27, 59-61
«Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria.»

MEDITAZIONE
Gesù, disonorato e oltraggiato, viene deposto, con tutti gli onori, in un sepolcro nuovo. Nicodèmo porta una mistura di mirra e di aloe di cento libbre destinata a emanare un prezioso profumo. Nell’offerta del Figlio si rivela, come già nell’unzione di Betània, una smisuratezza che ci ricorda l’amore generoso di Dio, la “sovrabbondanza” del suo amore. Dio fa generosamente offerta di Se stesso. Se la misura di Dio è la sovrabbondanza, anche per noi niente dovrebbe essere troppo per Dio. È quel che Gesù stesso ci ha insegnato nel discorso della montagna (Mt 5,20). Ma bisogna ricordare anche le parole di San Paolo su Dio, che: «diffonde per mezzo nostro il profumo della conoscenza di Cristo nel mondo intero. Noi siamo infatti […] il profumo di Cristo» (2 Cor 2,n14s). Nella putrefazione delle ideologie, la nostra fede dovrebbe essere di nuovo il profumo che riporta sulle tracce della vita. Nel momento della deposizione comincia a realizzarsi la parola di Gesù: «In verità, in verità, vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Gesù è il chicco di grano che muore. Dal chicco di grano morto comincia la grande moltiplicazione del pane che dura fino alla fine del mondo. Egli è il pane di vita capace di sfamare in misura sovrabbondante l’umanità intera e di donarle il nutrimento vitale: il Verbo eterno di Dio, che è diventato carne e anche pane, per noi, attraverso la croce e la risurrezione. Sopra la sepoltura di Gesù risplende il mistero dell’Eucaristia.

Luana Manuli

Caposervizio della sezione Spiritualità Religiosa. Ha conseguito il Diploma di liceo linguistico presso l’Istituto Daniele Crespi di Busto Arsizio. Attualmente studia Scienze della Comunicazione presso l’Università degli studi dell’Insubria.
Vedi tutti i suoi articoli

.

ti potrebbe interessare

Il Simbolo di S.Atanasio, attribuito dalla tradizione della Chiesa al Santo di Alessandria, combattente instancabile dell’eresia ariana assieme a S.Ambrogio di Milano, rappresenta uno dei testi più dottrinalmente completi e sintetici che un vescovo abbia potuto produrre, per la maggior Gloria di Dio e per la Salvezza delle anime. Lo sapeva bene S.Atanasio, il quale […]

San Lazzaro mendicante, nome di origine ebraica e significa “colui che è assistito da Dio”. Lazzaro è il mendicante lebbroso protagonista della parabola di Gesù: Lazzaro e il ricco Epulone, riportata solo dal Vangelo di Luca (16, 19-31).
Il Monachesimo, fondato sulla Regola di San Benedetto da Norcia, ha portato alla creazione della grande Civiltà Cattolica europea, realizzando il modello di società che più di ogni altro ha incarnato l’ideale evangelico nella storia. In esso vi è la sola speranza di restaurazione dalle macerie di quest’epoca di apostasia e perdizione.
error: Questo contenuto è protetto!