“Vide e credette”: Gesù è risorto dai morti

In questo Tempo di Pasqua la Santa Chiesa celebra la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Tale evento costituisce il cuore della nostra fede.

In questo Tempo di Pasqua la Santa Chiesa celebra la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Tale evento costituisce il cuore della nostra fede.

Il Vangelo della domenica di Pasqua appena trascorsa inizia con le parole «Il primo giorno della settimana» (Gv 20, 1) per indicare che l’evento della resurrezione da’ inizio ad una nuova settimana, ad una nuova creazione, ad un’opera di Dio radicalmente nuova e che solamente Lui poteva inaugurare. È il giorno nuovo, l’oggi senza tramonto, il cui sole è Gesù risorto. Davanti al sepolcro vuoto del Cristo, il Vangelo della domenica di Pasqua presenta tre uomini che sono la descrizione di tre comportamenti differenti: Maria di Magdala, Pietro e Giovanni, discepolo amato. In confronto alle altre narrazioni, questo brano non fa memoria di speciali apparizioni, né tantomeno di prove particolari che il Signore ha dato. È così che ci viene chiesto di credere, di accogliere la resurrezione solo con la fede.

Risen_Christ_-_Guido_Reni

Maria di Magdala, la prima che di buon mattino, andando al sepolcro, vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Il vedere di Maria di Magdala, nella versione greca del Vangelo, è definito dal verbo “βλέπω” (blepo, che significa “vedere”) il quale indica il vedere fisico, ovvero attraverso gli occhi. Lo sguardo di Maria è ancora segnato da una visione materiale, una visione che non riesce ad andare oltre l’apparenza. La sua incomprensione emerge dalle parole che rivolge ai discepoli quando dice: «hanno portato via il Signore dal sepolcro» (Gv 20, 2).

Anche Pietro, giunto al sepolcro, vede. Il Vangelo precisa che egli «vide i teli posati là» (Gv 20, 6). Il suo è un vedere più profondo che in greco è indicato con il verbo “θεωρέω” (theoreo, che significa osservare). Pietro va più a fondo, ragiona, si pone domande, esplora anche se ancora non comprende. Per credere, infatti, non basta vedere e ragionare.

Infine è il discepolo amato da Gesù, Giovanni, che «vide e credette» (Gv 20, 8)! Qui in verbo in greco è “ὁράω” (orao, che significa vedere). Questo verbo sta ad indicare un vedere più profondo degli occhi o della ragione. Esso comunica il vedere del cuore. Non è un vedere emotivo, ma di un percepire adiuvato dall’amore. È il vedere di colui che custodisce la Parola di Gesù e permette che Questa lo custodisca.

Maria di Magdala, Pietro e Giovanni vedono il sepolcro in maniera diversa tra loro, ma il loro sguardo è complementare. Solo il simbolo delle tre tappe della maturazione della fede. Quanto si vede con gli occhi suscita riflessione, spinge a ragionare, ad interrogarsi. Questa ricerca, però, non può rimanere solo un ragionamento, ma deve toccare l’interiorità, dove Dio abita in ciascuno, dove lo Spirito offre una percezione diversa dalla realtà, attraendo e convincendo chi si lascia pervadere da tale Spirito di Dio. Così, dall’unione di questi tre verbi, da questi tre modi di vedere, nasce la fede in Cristo Risorto.

La resurrezione ha sprigionato un’immensa energia di amore e di speranza che non può essere soffocata. Mentre nel mondo si vedono tanti segni di morte, è necessario che la Chiesa Universale non trascuri i segni della vita che il Signore comunica da quella mattina in cui il Suo sepolcro è stato trovato vuoto. Annunciamo, dunque, con la Chiesa, il miracolo “nuovo”, dell’impossibile: la vita eterna e la resurrezione di Cristo e, un giorno, anche la nostra.

EVYvOQtX0AANEGh

Tag

Fra Massimiliano Maria

Redattore presso la redazione di Ecclesia Dei. Diplomato presso il Liceo delle Scienze Umane "Saffo".
Vedi tutti i suoi articoli

.

ti potrebbe interessare

Una storia molto particolare quella della Venerabile Orsola Benincasa: un’esistenza piena di gioia, certamente, ma segnata profondamente da molti eventi tragici che ella affrontò con amore e fiducia in Dio. Nacque il 21 ottobre 1550 a Napoli da una famiglia benestante, legata, secondo alcuni storici, alla famiglia Benincasa di Siena da cui nacque Santa Caterina; […]

Il 4 febbraio 1959 Mons. Nazareno Patrizi rendeva l’anima a Dio. Egli lasciò i suoi cari, dopo una vita dedicata al servizio della Santa Sede e del prossimo. Sperava solo che la famiglia ne tenesse presente la memoria, come scrisse nelle sue ultime volontà: “La casa nostra era la prima della zona per merito dei nostri antenati. Lascio un nome onorato di cui la famiglia può ben gloriarsi. Voglio sperare saprete tener presente la mia memoria”.
Breve Esame Critico del Novus Ordo Missæ
error: Questo contenuto è protetto!