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Meditazioni su San Giuseppe

Si conclude il prossimo 8 dicembre l'anno giuseppino indetto da Papa Francesco in occasione dei 150 anni del Decreto Quemadmodum Deus, con il quale il Beato Pio IX dichiarò San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica.
Come la divina Provvidenza dispose che s. Giuseppe morisse prima che Gesù si manifestasse pubblicamente quale Salvatore degli uomini, così fece pure che il culto verso questo santo non si propagasse prima che la fede cattolica si fosse diffusa.
L'ultimo momento era giunto, Giuseppe fece uno sforzo supremo per alzarsi e adorare colui che gli uomini consideravano quale suo figlio, ma che Giuseppe conosceva per suo Signore e Dio.
Giuseppe toccava i suoi ottant'anni, e Gesù non doveva tardare ad abbandonare la sua dimora per ricevere il battesimo da Giovanni Battista, quando Iddio chiamò a se il suo fedele servitore.
Ogni preghiera rivolta ai Santi è buona. Ci sono preghiere private, che sgorgano dal cuore e che ogni anima può formulare secondo la propria devozione. Ci sono però delle preghiere raccomandabili a tutti e sono quelle liturgiche, cioè quelle che la Chiesa fa sue.
Chi guarda l'immagine di San Giuseppe con il Bambino in braccio, spontaneamente pensa: Fortunato Santo, che in vita siete stato così vicino a Gesù! Questo pensiero, frutto di fede, si presta ad una grande riflessione.
In conseguenza del peccato originale la natura umana rimase ferita ed inclinata al male. In ogni essere umano c'è il cosiddetto «fomite della concupiscenza», per cui è necessario lottare per non cedere alla forza delle passioni.
Quando si scrive la vita di un Santo, se ne mettono in evidenza i fatti ed i detti; però c'è sempre qualche cosa che non si può conoscere appieno e quindi non si può scrivere. Ciò che avviene nella vita interiore dei Santi, l'amore di Dio, la perfezione, la lotta continua.
Le immagini sacre servono a suscitare buoni sentimenti ed aiutano la devozione. I pittori facilmente s'ispirano sulla Sacra Famiglia. Un quadro artistico rappresenta Gesù Fanciullo, in piedi, con le mani giunte e gli occhi rivolti al cielo.
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