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Come la divina Provvidenza dispose che s. Giuseppe morisse prima che Gesù si manifestasse pubblicamente quale Salvatore degli uomini, così fece pure che il culto verso questo santo non si propagasse prima che la fede cattolica si fosse diffusa.
Qui custos est domini sui glorificabitur.
Chi custodisce il suo padrone sarà onorato. PROV. XXVII, 18.
Come la divina Provvidenza dispose che s. Giuseppe morisse prima che Gesù si manifestasse pubblicamente quale Salvatore degli uomini, così fece pure che il culto verso questo santo non si propagasse prima che la fede cattolica si fosse universalmente diffusa nel mondo. Difatto l’ esaltare questo santo nei primi tempi del cristianesimo sembrava pericoloso alla fede ancor debole dei popoli. Alla dignità di Gesù Cristo era di somma convenienza che s’inculcasse esser egli nato da una vergine per opera dello Spirito Santo; ora il metter innanzi la memoria di s. Giuseppe sposo di Maria avrebbe fatto ombra a quella dogmatica credenza presso alcune menti deboli, non ancor illuminate intorno ai miracoli della potenza divina. D’altronde importava in quei secoli di battaglia di far principale oggetto di venerazione quei santi eroi che per sostener la fede avevano versato il sangue col martirio.
Come poi fu consolidata nei popoli la fede e furono sollevati all’onore degli altari molti santi che avevano edificato la chiesa collo splendor delle loro virtù senza passare pei tormenti, parve tosto di somma convenienza che non si lasciasse sotto silenzio un santo di cui il vangelo stesso faceva sì ampio elogio. Quindi i Greci oltre la festa di tutti gli antenati di Cristo (che furono giusti) la quale celebrano nella domenica che precede il giorno di Natale, consacrarono la domenica che corre in quest’ottava al culto specialmente di s. Giuseppe, sposo di Maria, del santo profeta Davide e di s. Giacomo cugino del Signore.
Nel calendario dei Cofti sotto il giorno 20 luglio si fa menzione di s. Giuseppe, ed è opinione sostenuta da alcuni che il 4 luglio sia stato il giorno della morte del nostro santo.
Nella chiesa latina poi il culto di s. Giuseppe rimonta all’antichità dei primi secoli come appare dagli antichissimi martirologi del monastero di s. Massimino di Treveri e di Eusebio. L’ ordine dei frati mendicanti fu il primo a celebrarne l’uffizio proprio come rilevasi dai loro breviarii. Il loro esempio fu seguito nel decimoquarto secolo dai Francescani e dai Domenicani per opera di Alberto Magno che fu maestro di s. Tommaso d’Aquino.
Verso il fine del decimoquinto secolo la chiesa milanese e Toletana lo introdussero pure nella loro liturgia, finchè nell’anno 1522 la sede apostolica ne estese il culto a tutto l’ orbe cattolico. Pio V, Urbano VIII e Sisto IV ne perfezionarono l’uffiziatura.
La principessa Isabella Clara Eugenia di Spagna, erede dello spirito di santa Teresa devotissima di s. Giuseppe, recandosi nel Belgio ottenne che vi fosse instituita nella città di Brusselle una festa di precetto addì 19 marzo in onore di questo santo, e divulgatosi il culto nelle provincie vicine veniva proclamato e venerato sotto il titolo di conservator della pace e protettore della Boemia. Questa festa ebbe principio in Boemia l’anno 1655.
Una parte del manto con cui s. Giuseppe ravvolse il santo bambino Gesù è conservata in Roma nella chiesa di santa Cecilia in Transtevere dove si conserva pure il bastone che questo santo portava viaggiando. L’altra parte si conserva nella chiesa di santa Anastasia nella stessa città.
Giusta quanto ci tramandarono testimonii di veduta questo manto è di color giallognolo. Una particella di questo fu data in dono dal Cardinale Ginetti ai Padri Carmelitani Scalzi di Anversa, custodita in una magnifica cassetta, sotto tre chiavi e viene esposta ogni anno alla pubblica venerazione nelle feste natalizie.
Fra i sommi pontefici che concorsero colla loro autorità a promuovere il culto di questo santo si annovera Sisto IV il quale fu il primo ad instituirne la festa verso il fine del secolo XV. S. Pio V ne formulò l’ uffizio nel Breviario Romano. Gregorio XV ed Urbano VIII si adoperarono con appositi decreti a riscuotere il fervore verso questo santo che pareva in alcuni popoli affievolito. Finchè il Sommo Pontefice Innocenzo X cedendo alle istanze di moltissime chiese della cristianità, bramoso anch’esso di promuovere la gloria del santissimo sposo di Maria e così renderne alla religione più efficace il patrocinio, ne estese a solennità a tutto l’orbe cattolico.
La festa di s. Giuseppe veniva pertanto fissata al giorno 19 di marzo, giorno che si crede piamente essere stato quello della beatissima sua morte (contro l’opinione di alcuni che vogliono essere questa avvenuta ai 4 del mese di luglio).
Questa festa cadendo sempre nel tempo Quaresimale non poteva essere celebrata in giorno di Domenica, giacchè tutte le Domeniche della Quaresima sono privilegiate: quindi avrebbe dovuto bene spesso passare inosservata se la pietà ingegnosa dei fedeli non avesse trovato modo di supplirvi altrimenti.
Fin dal 1621 l’Ordine dei Carmelitani scalzi avendo solennemente riconosciuto s. Giuseppe come patrono e padre universale del loro Istituto consacrava una delle Domeniche dopo Pasqua a celebrarne la solennità sotto il titolo di Patrocinio di s. Giuseppe. Dietro fervorosa domanda e dello stesso Ordine e di molte Chiese della Cristianità la sacra Congregazione dei Riti con decreto del 1680 fissava questa solennità alla terza Domenica dopo Pasqua. Molte Chiese dell’orbe cattolico adottarono tosto spontaneamente questa festa. La Compagnia di Gesù, i Redentoristi, i Passionisti e la Società di Maria la celebrano con ottava ed uffizio proprio sotto il rito doppio di prima classe.
La sacra Congregazione dei Riti finalmente per secondare ed animare sempre più la pietà dei fedeli verso questo gran Santo con un decreto del 10 settembre 1847 dietro istanza dell’Eminentissimo Cardinal Patrizi estendeva questa festa a tutta la Chiesa universale.
Se mai furono tempi calamitosi per la Chiesa di Gesù Cristo, se mai la fede cattolica volse le sue preghiere al Cielo per implorarne un protettore sono pur troppo i giorni presenti. La nostra s. religione assalita ne’ suoi più sacrosanti principii vede numerosi figli strapparsi con crudele indifferenza dal suo materno seno per darsi pazzamente in braccio all’ incredulismo ed alla scostumatezza, e diventando scandalosi apostoli dell’empietà trarre a traviamenti tanti loro fratelli, e dilaniare così il cuore a quella madre amorosa che li ha nutriti. Or bene mentre la divozione a san Giuseppe attirerebbe copiose benedizioni sulle famiglie de’ suoi divoti, procurerebbe alla desolata sposa di Gesù Cristo il validissimo patrocinio di un santo, il quale come seppe un giorno serbar illesa la vita di Gesù dalla persecuzione che gli muoveva Erode, saprà bene serbar illesa la fede dei suoi figli dalla persecuzione che le muove l’inferno. Come il primo Giuseppe figliuolo di Giacobbe seppe mantenere l’ abbondanza nel popolo d’Egitto durante sette anni di carestia, il vero Giuseppe più felice amministratore dei celesti tesori saprà mantener nel popolo cristiano quella fede santissima per stabilir la quale discese sulla terra quel Dio, di cui fu egli per trent’anni l’aio ed il custode.