Il termine altare è composto di alta e arere che significa bruciare, ossia luogo del fuoco dove si brucia la vittima offerta. La storia degli altari è molto antica, nell’antichità si distingueva l’altare propriamente detto, eretto come blocco o lastra di pietra sottomurata, e che serviva al culto degli dei, mentre una tavola più piccola, detta ara, era riservata per azioni meno importanti, legate soprattutto al culto dei morti. L’uso di un altarium nelle religioni risale all’epoca dei primi sacrifici ed è comune alla maggior parte dei riti religiosi. Nel cattolicesimo l’altare rappresenta un segno importante quale mensa del popolo di Dio radunato per il Sacrificio Eucaristico. Durante la consacrazione della chiesa si procede anche alla consacrazione dell’altare con l’unzione e l’annessione delle reliquie (spesso di quel santo a cui è dedicata la chiesa). L’altare è anche la prima cosa che viene incensata durante la celebrazione eucaristica, segno ancora più profondo della sua importanza.
Dove si colloca l’altare nelle chiese?
La sua posizione è molto visibile, e si trova solitamente nel presbiterio, che è la parte riservata al clero officiante, posto nell’abside, che è l’arco o volta che forma la cupola, se presente, o posto all’incrocio tra la navata, che è la suddivisione interna di un edificio, o i, che è quel corpo architettonico che interseca perpendicolarmente all’altezza del presbiterio la navata. Nelle nostre chiese abbiamo anche la presenza di altari laterali; questi sono stati inseriti nelle navate delle chiese a partire dal Concilio di Trento, perché fossero dedicati alla Vergine Maria o ai Santi. Simbolicamente è il fedele che, sull’esempio dei Santi, s’incammina verso l’altare maggiore dov’è la presenza di Cristo stesso: ecco dunque l’importanza della sua centralità.
Tra il VI e VII secolo si determinò la posizione dell’altare contro la parete, questo perché il celebrante, come i fedeli, era già rivolto verso oriente, con riferimento al sole che nasce, dove il sole altro non è che il Cristo. Con l’avvento del concilio Vaticano II la posizione dell’altare cambia, così come il modo di celebrare: non più ad orientem (rivolti verso l’Oriente) ma ad populum (rivolti dunque verso il popolo) come segno di “vicinanza e comunità”. Ora, c’è da chiedersi se sia stato veramente un segno come suddetto o se, solamente, si è perso un importante e significativo segno che costituiva la perfetta complessità della Liturgia.