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Cattolicesimo, sincretismo e neopaganesimo

La tentazione di essere come Dio è la prima e la più grave delle tentazioni diaboliche, contro la quale la sapienza cristiana ha sviluppato in particolare la devozione a San Michele Arcangelo, il cui nome significa appunto “Chi è come Dio?”.

Florio Scifo

Cronache di una società spiritualmente confusa

Sempre più spesso, incontrandosi tra persone di buona volontà, capita di venire invitati a prendersi per mano, magari in cerchio e recitare assieme l’om. Un tale rituale, a detta di chi lo propone, viene compiuto per sprigionare e trasmettere “energia positiva” ai partecipanti, tramite la recita di una parola che i più considerano come simbolo universale di pace e tranquillità interiore.

In realtà, però, l’om, parola sanscrita che significa “infinito”, universale non lo è per niente. Al contrario, fin dalla sua origine esso si colloca all’interno di una religiosità ben definita, cioè quella induista-buddhista da cui, ovviamente, non può essere sic et simpliciter astratto senza perdere significato.

Non a caso si parla di “energia positiva” o di affidare al “cosmo” (altra parola che, ricordiamolo, significa “ciò che è ordinato”) le proprie intenzioni come finalità della recita di questo mantra (“formula sacra”), dal momento che la stessa percezione di un’energia interiore presente in tutte le cose è parte della spiritualità panteistica orientale.

La Congregazione per la Dottrina della Fede, tramite l’allora Prefetto Card. Joseph Ratzinger (poi Papa Benedetto XVI), si era già espressa su queste tematiche in modo molto chiaro con una “Lettera su alcuni aspetti della meditazione cristiana” datata 15 ottobre 1989. In essa si faceva notare che la preghiera cristiana “[…] è sempre allo stesso tempo autenticamente personale e comunitaria. Rifugge da tecniche impersonali o incentrate sull’io, capaci di produrre automatismi nei quali l’orante resta prigioniero di uno spiritualismo intimista, incapace di un’apertura libera al Dio trascendente”.

Non l’io ma Dio è dunque oggetto della preghiera cristiana.

Cattolicesimo, sincretismo e neopaganesimo

L’io certamente è importante ma, per il cristiano, non è il punto d’arrivo. Così diceva S. Agostino, citato nella Lettera: se vuoi trovare Dio, abbandona il mondo esteriore e rientra in te stesso. Tuttavia, prosegue, non rimanere in te stesso, ma oltrepassa te stesso, perché tu non sei Dio: Egli è più profondo e più grande di te (Ibidem, 19).

La tentazione di essere come Dio è la prima e la più grave delle tentazioni diaboliche, contro la quale la sapienza cristiana ha sviluppato in particolare la devozione a San Michele Arcangelo, il cui nome significa appunto “Chi è come Dio?”.

Indubbiamente va considerato il benessere interiore che si acquisisce dallo stare insieme in comunione di intenti positivi, ma perché allora non proporre anche a chi non è cristiano la recita dei Salmi, di un Rosario o della preghiera a San Michele Arcangelo?

Ribadiamo, infatti, che nessuna formula rituale è anodina.

Per quanto riguarda, invece, le eventuali posizioni da assumere durante la preghiera e la meditazione, anche su questo l’insegnamento è chiaro: al di là dei necessari gesti rituali che contraddistinguono l’adesione ad una determinata religione (come il Segno della Croce), assumere certe posizioni corporali in preghiera può aiutare a patto che non le si consideri fini a sé stesse e, conseguentemente, ostacoli nell’elevazione verso Dio. Altrettanto gravemente va considerata l’effettuazione di veri e propri rituali, magari in onore di divinità pagane, che, se compiuti in piena coscienza, costituiscono senza dubbio un peccato.

In realtà il sincretismo religioso sotteso a tutte queste pratiche neopagane è il vero nemico di qualsiasi religione, dal momento che, mescolandole tutte insieme, spinge in ogni caso a commettere atti di vera e propria idolatria. Scopo del sincretismo è la creazione di una “religione universale non dogmatica ”, perfettamente rispondente agli ideali massonici e transumanisti che permeano la nostra società.

Un tale discorso, che implica ovviamente quello del rapporto tra religioni diverse ed il cosiddetto “ecumenismo” (il quale, comunque lo si consideri, è aleatorio, in quanto ogni religione per essere tale implica il presupposto di possedere ed insegnare la verità, preclusa ai fedeli di altre religioni, che tutt’al più possono avvicinarcisi) era stato affrontato dai Padri della Chiesa fin dall’antichità. Spicca, tra tutti, il contributo di San Basilio di Cesarea, il grande teologo cappadoce a cui si deve l’interpretazione della Trinità divina come una sostanza suddivisa in tre ipostasi (Padre, Figlio e Spirito Santo). Egli, infatti, nella cosiddetta “Oratio ad iuvenes”, rivolta probabilmente ai suoi nipoti e relativa al modo corretto di approcciarsi agli autori dell’antichità greco-romana, sosteneva di trarre dalle loro opere gli insegnamenti utili a conseguire la virtù, rigettando gli altri come falsi. Paradossalmente, il discorso di Basilio sta acquisendo ai nostri giorni un rinnovato valore, non solamente paradigmatico sul rapporto tra Cristianesimo ed altre religioni, ma anche pragmatico, considerato il tentativo più o meno esplicito di ridare vita a quelle stesse religioni contro cui Basilio si scagliava. Si pensi, ad esempio, al caso dei paesi scandinavi, in cui le antiche religioni nordiche sono state ufficialmente riconosciute. Nel XVIII sec., invece, durante il Pontificato di Clemente XI (1700-1721) sorse tra i Gesuiti missionari in India e Cina la cosiddetta “questione dei riti malabarici e cinesi” che, nella versione cinese, si trascina purtroppo ancora oggi, sebbene abbia assunto dei connotati maggiormente politici. In estrema sintesi, essa nacque da una richiesta dei Gesuiti di poter inserire elementi delle tradizioni locali o addirittura sostituire la parola “Dio” con “Cielo” nella liturgia cattolica, al fine di renderla “più comprensibile” alle popolazioni asiatiche. Ovviamente, dal momento che la liturgia ha carattere sacrale, Roma negò un tale abuso. Di fronte alle proteste dei missionari, che si autosospesero a divinis, il Pontefice nominò diversi amministratori apostolici ma la rottura con le autorità locali pur di mantenersi fedeli alla Verità rivelata fu inevitabile.

Alla stessa stregua del neopaganesimo devono essere trattate le “religioni laiche” (anch’esse impregnate di ideali massonici e transumanisti) del nostro tempo, in primis lo scientismo e l’ecologismo, i cui rituali, profeti, testi e giorni “sacri” sono evidenti a tutti . Si pensi, ad esempio, relativamente all’ecologismo, all’insistenza sul ruolo della “madre” Terra, quasi a volerle attribuire caratteri tendenzialmente divini.

Occorre dunque prudenza nell’agire, per evitare di ritrovarsi in situazioni spiacevoli e potenzialmente deleterie per la propria salute spirituale.


Note

  1. Una nota a parte la merita la parola “dogma”, spesso fraintesa, a causa di una certa influenza protestante, come una verità imposta dalle gerarchie della Chiesa Cattolica. In realtà il dogma altro non è che un pronunciamento autorevole dell’intera Chiesa (tramite i suoi Vescovi riuniti in concilio ecumenico, cioè universale, presieduto dal Papa) volto a chiarire una verità di fede nei confronti di una o più eresie (ossia opinioni personali di questo o quel teologo, non sufficientemente fondate sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione Apostolica) che tendano a negarla.
  2. Per un approfondimento su questi temi si veda, tra l’altro, il mio intervento al convegno online “Dall’habeas corpus all’habeas mentem. Per una tutela completa dei diritti umani” (12 aprile 2021) ed il mio articolo “Ambientalismo e/o difesa della vita umana?” in C. CHIESSI – F. FUIANO – F. SCIFO (a cura di), Una difesa della vita senza compromessi. Per minare l’ideologia pro morte dalle fondamenta, Aracne editrice, Roma 2020.

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