Lectio Divina dell’Annunciazione del Signore
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Rallègrati!
È davvero strano questo saluto di Dio alla sua creatura; sembra inspiegabile e forse senza senso. Eppure già da secoli risuonava sulle pagine delle divine Scritture e quindi anche sulle labbra del popolo ebraico. Gioisci, rallegrati, esulta! Più volte i profeti avevano ripetuto questo soffio del respiro di Dio, avevano gridato questo silenzioso battito del suo cuore per il suo popolo, il suo resto. Lo leggo in Gioele: “Non temere, terra, ma rallegrati e gioisci, poiché cose grandi ha fatto il Signore… (2,21-23); in Sofonia: “Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna” (3,14); in Zaccaria: “Gioisci, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te, oracolo del Signore” (2,14). Lo leggo e lo riascolto, oggi, pronunciato anche sul mio cuore, sulla mia vita; anche a me viene annunciata una gioia, una felicità nuova, mai vissuta prima. Riscopro le grandi cose che il Signore ha fatto per me; sperimento la liberazione che viene dal suo perdono: io non sono più condannato, ma graziato, per sempre; vivo l’esperienza della presenza del Signore accanto a me, in me. Sì, Lui è venuto ad abitare in mezzo a noi; Lui sta di nuovo piantando la sua tenda nella terra del mio cuore, della mia esistenza. Signore, come dice il salmo, tu gioisci delle tue creature (Sal 104,31); e anch’io gioisco in te, grazie a te; la mia gioia è in te (Sal 104,34).
Il Signore è con te.
Questa parola così semplice, così luminosa, detta dall’angelo a Maria, sprigiona una forza onnipotente; mi rendo conto che basterebbe, da sola, a salvarmi la vita, a risollevarmi da qualunque caduta e abbassamento, da qualunque smarrimento. Il fatto che Lui, il mio Signore, è con me, mi tiene in vita, mi rende coraggioso, mi dà fiducia per continuare ad esserci. Se io sono, è perché Lui è con me. Chissà se anche per me può valere l’esperienza che la Scrittura racconta riguardo a Isacco, al quale è capitata la cosa più bella che si possa augurare a un uomo che crede in Dio e lo ama: un giorno venne da lui Abimelech con i suoi uomini dicendogli: “Abbiamo visto che il Signore è con te” (Gen 26,28) e chiedendo di diventare amici, di stringere alleanza. Vorrei che anche di me si potesse dire la stessa cosa; vorrei poter manifestare che il Signore davvero è con me, dentro la mia vita, nei miei desideri, nei miei affetti, nelle mie scelte e azioni; vorrei che altri potessero incontrarlo attraverso di me. Forse, per questo, è necessario che io assorba di più la sua presenza, che io mangi e beva di Lui.
Mi metto alla scuola della Scrittura, leggo e rileggo alcuni passi in cui la voce del Signore mi ripete questa verità e, mentre Lui parla, io vengo cambiato, vengo sempre più abitato. “Rimani in questo paese e io sarò con te e ti benedirò” (Gen 26,3). “Poi il Signore comunicò i suoi ordini a Giosuè, figlio di Nun, e gli disse: Sii forte e fatti animo, poiché tu introdurrai gli Israeliti nel paese, che ho giurato di dar loro, e io sarò con te” (Dt 31,23). “Combatteranno contro di te ma non potranno prevalere, perché io sarò con te per salvarti e per liberarti” (Ger 15,20). “L’angelo del Signore apparve a Gedeone e gli disse: Il Signore è con te, uomo forte e valoroso!” (Gdc 6,12). “In quella notte gli apparve il Signore e disse: Io sono il Dio di Abramo, tuo padre; non temere perché io sono con te. Ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza per amore di Abramo, mio servo” (Gen 26,24). “Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t’ho detto” (Gen 28,15). “Non temere, perché io sono con te; non smarrirti, perché io sono il tuo Dio. Ti rendo forte e anche ti vengo in aiuto e ti sostengo con la destra vittoriosa” (Is 41,10).
Non temere.
La Bibbia trabocca di questo annuncio pieno di tenerezza; quasi come un fiume di misericordia questa parola percorre tutti i libri sacri, dalla Genesi fino all’Apocalisse. È il Padre che ripete ai suoi figli di non avere paura, perché Lui è con loro, non li abbandona, non li dimentica, non li lascia in potere dei nemici. È come una dichiarazione d’amore che Dio fa all’uomo, a ognuno di noi; è un pegno di fedeltà che passa di mano in mano, da cuore a cuore, e giunge fino a noi. Abramo ha udito questa parola e dopo di lui suo figlio Isacco, poi i patriarchi, Mosè, Giosuè, Davide, Salomone e, insieme a loro, Geremia e tutti i profeti. Nessuno è escluso da questo abbraccio di salvezza che il Padre offre ai suoi figli, anche quelli più lontani, più ribelli. Maria sa ascoltare in profondità questa parola e sa credervi con fede piena, con assoluto abbandono; Lei ascolta e crede, accoglie e vive anche per noi. Lei è la donna forte e coraggiosa che si apre alla venuta di Dio, lasciando cadere tutte le paure, le incredulità, le chiusure. Lei ripete questo annuncio di Dio dentro la nostra vita e ci invita a credere con Lei.
Hai trovato grazia.
“Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi…”. Questa è la preghiera che sgorga più e più volte dalle labbra e dal cuore di uomini e donne che cercano rifugio presso il Signore; di loro ci è raccontato nella Scrittura, li incontriamo al bivio delle nostre stesse strade, quando non sappiamo bene dove andare, quando ci sentiamo braccati dalla solitudine o dalla tentazione, quando viviamo gli abbandoni, i tradimenti, le sconfitte pesanti delle nostre esistenze. Quando non abbiamo più nessuno e non riusciamo a ritrovare neppure noi stessi, allora anche noi, come loro, ci troviamo a pregare ripetendo quelle stesse parole: “Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi…”. Chissà quante volte le abbiamo ripetute, anche solo in silenzio. Ma oggi, qui, in questo brano evangelico così semplice, veniamo preceduti, siamo accolti in anticipo; non abbiamo più bisogno di supplicare, perché già abbiamo trovato tutto quello che da sempre stavamo cercando e molto di più. Abbiamo ricevuto gratuitamente, siamo stati colmati e ora non possiamo che traboccare.
Nulla è impossibile a Dio.
Sono giunto quasi al termine di questo percorso fortissimo di grazia e di liberazione; vengo ora raggiunto da una parola che mi scuote fin nel più profondo. La mia fede è messa al vaglio; il Signore mi prova, mi scruta, saggia il mio cuore. Ciò che l’angelo afferma qui, davanti a Maria, era già stato proclamato più volte nell’Antico Testamento; ora è raggiunta la pienezza, ora tutti gli impossibili vengono realizzati: Dio si fa uomo; il Signore diventa amico, fratello; il lontano è vicinissimo. E io, anch’io, piccolo e povero, sono fatto partecipe di questa immensità di dono, di grazia; mi viene detto che anche nella mia vita l’impossibile diventa possibile. Devo solo credere, solo dare il mio assenso. Ma questo significa lasciarmi sconquassare dalla potenza di Dio; consegnarmi a Lui, che mi cambia, mi libera, mi rinnova. Nemmeno questo è impossibile. Sì, io posso rinascere oggi, in questo momento, per grazia della sua voce che mi ha parlato, che mi ha raggiunto fino al punto più profondo del cuore. Cerco e trascrivo i passi della Scrittura che ripetono questa verità. E mentre li riscrivo, mentre li rileggo e li pronuncio adagio, mangiando ogni parola, ciò che essi dicono avviene ancora in me… Genesi 18,14; Giobbe 42,2; Geremia 32,17; Geremia 32,27; Zaccaria 8,6; Matteo 19,26; Luca 18,27.
Eccomi.
E ora non posso fuggire, né sottrarmi alla conclusione. Sapevo fin dall’inizio che proprio qui, dentro questa parola, così piccola, eppure così piena, così definitiva, Dio mi stava aspettando. L’appuntamento dell’amore, dell’alleanza fra Lui e me era fissato precisamente su questa parola, appena un soffio della voce, appena un bacio. Rimango sconvolto dalla ricchezza di presenza che sento in questo “Eccomi!”; non devo sforzarmi molto per ricordare le innumerevoli volte in cui Dio stesso per primo l’ha pronunciato, l’ha ripetuto. Lui è l’Eccomi fatto persona, fatto fedeltà assoluta, incancellabile. Dovrei solo mettermi sulla sua onda, solo trovare le sue impronte nella polvere della mia povertà, del mio deserto; dovrei solo accogliere questo suo amore infinito che non ha mai smesso di cercarmi, di starmi appresso, di camminare con me, dovunque io sia andato. L’Eccomi è già stato detto e vissuto, è già vero. Quanti prima di me e quanti anche oggi, insieme a me! No, non sono solo. Faccio ancora silenzio, mi pongo ancora in ascolto, prima di rispondere…
“Eccomi eccomi!” (Is 65,1) ripete Dio; “Eccomi, sono la serva del Signore” risponde Maria; “Ecco, io vengo per fare la tua volontà” (Sal 39,8) dice Cristo…
Ecclesia Dei
Lectio Divina sui vangeli festivi per l’anno liturgico A Ed. italiana a cura di Anthony Cilia, O. Carm. Elledici