Il Conclave

L’affascinante rito dell’elezione del nuovo Successore di Pietro

I compiti cui sono chiamati i cardinali di Santa Romana Chiesa, come molti sanno, sono molteplici. Essi, infatti, assistono il sommo pontefice nel governo della Chiesa universale, alcuni di loro sono titolari dei dicasteri della Curia romana, altri sono vescovi di importanti e prestigiose diocesi, altri ancora sono impegnati in delicati ruoli diplomatici. Tuttavia, senza nulla togliere a tutti questi ruoli, il più grande privilegio e, al tempo stesso, dovere di un cardinale è quello di esprimere il proprio voto durante il Conclave, cioè la cerimonia che conduce all’elezione del nuovo papa.

Ai nostri giorni siamo sovente abituati a sentir parlare di elezioni, ma nessuna di esse conserva il fascino né porta con sé quell’aria di mistero e segretezza che costituiscono tratti distintivi dell’elezione papale. Non sorprende, pertanto, che a seguito della morte di papa Francesco i giornalisti di tutto il mondo stiano affollando le strade di Roma, pronti a riversare le proprie domande e a circondare con i propri microfoni chiunque cammini con uno zucchetto rosso in testa.

Nei primi secoli del cristianesimo, il papa veniva eletto dai cristiani di Roma, spesso tenendo anche in considerazione le indicazioni del predecessore. Successivamente, tale diritto fu riservato al clero romano, come del resto avveniva anche per le altre diocesi nell’elezione del proprio vescovo. Comunque, più che attraverso una votazione, era prassi eleggere il pontefice per acclamazione o per consenso. Questo sistema, come si può facilmente intuire, consentiva però che vi fossero significative influenze esterne da parte delle varie famiglie rivali che, per giochi di potere, si contendevano l’ambita carica.

Fu solo nel 1179 che papa Alessandro III stabilì che l’elezione del pontefice spettasse al collegio cardinalizio, ovvero ai collaboratori del papa nell’Urbe. Per quanto i porporati fossero soliti ritirarsi in volontaria clausura per adempiere a tale compito, la diffusione del termine «conclave» per riferirsi a tale assemblea risale all’elezione di Gregorio X nel 1271. In quella circostanza, infatti, accadde che i 19 elettori non riuscivano a trovare un accordo e, di conseguenza, dopo 19 mesi di sede vacante, la popolazione di Viterbo, città sede dell’elezione, decise di chiudere sotto chiave i cardinali (clausi cum clave), per indurli a scegliere il nuovo Successore di Pietro. Fu poi lo stesso Gregorio X che, con la sua Ubi periculum, istituì ufficialmente il Conclave. Nel corso dei secoli, sono state apportate varie modifiche alle consuetudini da seguire (come la progressiva privazione del vitto dei porporati, pratica ormai abolita) oppure al quorum da raggiungere, ma l’essenza del Conclave è rimasta pressoché la medesima. 

Il rito odierno del Conclave

Venendo ora a quello che è il rito del Conclave ai nostri giorni, possiamo affermare che esso si configura come una celebrazione molto semplice da un punto di vista liturgico, mentre più complesse e peculiari sono le procedure legate alla votazione e allo spoglio dei voti stessi.

  • La mattina che precede l’ingresso nella Cappella Sistina, i cardinali, compresi i non elettori che intendono partecipare, si riuniscono nella Basilica di San Pietro per concelebrare la Santa Messa pro eligendo Romano Pontifice, presieduta dal decano del Collegio cardinalizio (attualmente il cardinale Giovanni Battista Re).
  • Nel pomeriggio, i soli cardinali elettori, ovvero quelli di età inferiore agli ottanta anni, si recano nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico, come prevede l’Ordo rituum Conclavis. I cardinali di rito latino indossano la veste rossa con rocchetto e mozzetta e, sul capo, zucchetto e berretta cardinalizi, mentre i cardinali provenienti da una Chiesa sui iuris di rito orientale indossano l’abito corale loro proprio. Il porporato che presiede, cioè il decano, indossa la stola rossa sull’abito. Se il decano non è elettore, la presidenza spetta al sottodecano. Se anche il sottodecano non fosse elettore, tale incarico viene assunto dal più anziano tra i cardinali elettori appartenenti all’ordine dei vescovi, secondo le consuete regole di precedenza. Nel Conclave del 2025, la presidenza verrà assunta dal cardinale Pietro Parolin.
  • Dopo una breve introduzione, si forma la processione verso la Cappella Sistina, durante la quale vengono cantate le litanie dei santi. La processione è aperta dai chierici, seguono i cerimonieri pontifici, il segretario del Collegio cardinalizio, l’ecclesiastico incaricato di tenere la meditazione, gli elettori e, infine, colui che presiede, a fianco del quale si posiziona il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, il quale indossa l’abito corale comprensivo di rocchetto e mantelletta. 
  • Giunti in Sistina, viene intonato il Veni, Creator Spiritus, cui fa seguito il giuramento. Il decano o colui che presiede il Conclave legge la formula di giuramento ai sensi della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis di Giovanni Paolo II e del Motu Proprio Normas Nonnullas di Benedetto XVI, le quali attualmente costituiscono le fonti normative che regolano lo svolgimento del Conclave. Ultimata la lettura della formula, i singoli cardinali si recano dinanzi al libro del Vangelo e, posando la mano su di esso, pronunciano il giuramento individuale come segue: «Et ego [nome], Cardinalis [cognome], spondeo, voveo ac iuro. Sic me Deus adiuvet et haec Sancta Dei Evangelia, quae manu mea tango»
  • Concluso il giuramento, il maestro delle celebrazioni liturgiche intima l’«Extra omnes» e tutti coloro che sono esterni al Conclave lasciano la Cappella Sistina, ad esclusione del maestro stesso e di colui che tiene la meditazione. Quando la meditazione è terminata, anche il maestro e chi ha tenuto la meditazione abbandonano la Sistina, dove rimangono solo gli elettori i quali, esaurite le discussioni, procedono alla prima votazione. Durante questa procedura, vi è isolamento totale rispetto all’esterno. A tutti è imposta la più assoluta segretezza sulle operazioni del Conclave, pena la scomunica latae sententiae. Al segreto sono tenuti non solo i cardinali, ma anche tutti gli addetti al Conclave, cioè il segretario del collegio cardinalizio, il maestro delle celebrazioni liturgiche, i cerimonieri, due religiosi addetti alla sagrestia e il segretario o assistente di colui che presiede, nonché eventuali operatori sanitari addetti ai cardinali che dovessero necessitare di particolare assistenza medica. I cardinali, inoltre, non possono avere contatti con nessuno mentre compiono il tragitto tra la Sistina e la Domus Sanctae Marthae, che nei giorni del Conclave costituisce la loro residenza. Inoltre, assolutamente vietate sono le ingerenze di qualsiasi influenza esterna. La possibilità, per le grandi potenze cattoliche, di poter porre il veto su un candidato è stata abolita da Pio X nel 1904.
Video dell’ingresso in Conclave del 2013

La votazione

Approfondiamo ora lo svolgimento della votazione: l’ultimo cardinale diacono estrae a sorte i nomi di tre scrutatori, di tre cardinali che raccolgono il voto di eventuali elettori infermi che non possono muoversi dalla Domus Sanctae Marthae e di tre revisori. Il maestro e i cerimonieri distribuiscono a ciascuno una scheda con scritto «Eligo in Summum Pontificem» e poi escono. I cardinali scrivono il nome di colui per il quale intendono votare e, successivamente, con la scheda piegata a metà, si posizionano uno alla volta davanti all’affresco del Giudizio Universale di Michelangelo e, tenendo elevata la scheda, pronunciano la seguente affermazione: «Testor Christum Dominum, qui me iudicaturus est, me eum eligere, quem secundum Deum iudico eligi debere». Poi l’elettore appoggia la scheda su un piatto che funge anche da coperchio per l’urna che raccoglie i voti, solleva il piatto e lascia scivolare la scheda nell’urna. Quando tutti hanno votato, gli scrutatori procedono allo spoglio delle schede: i primi due leggono mentalmente il nome del candidato, mentre il terzo, dopo aver letto il nome ad alta voce, fora la scheda e vi fa passare un filo. Questa procedura si ripete per ogni scheda. Gli scrutatori tengono il conto dei voti, ma accade sovente che anche gli altri cardinali scrivano su un foglio l’esito dei voti di ogni scrutinio.

Quando tutte le schede sono state aperte, il filo per il quale sono state fatte passare viene legato alle due estremità e le schede sono accantonate. Si procede poi al computo dei voti, che viene controllato dai revisori. Se il papa non è stato eletto, ogni due scrutini vengono richiamati il segretario del collegio e i cerimonieri affinché aiutino gli scrutatori per bruciare le schede ed eventuali appunti dei cardinali nella stufa appositamente preparata. Nella combustione vengono aggiunte apposite sostanze che conferiscono il colore nero alla fumata.

L’elezione

Se, al contrario, un candidato ha raggiunto il quorum dei due terzi dei votanti, dopo che sono stati richiamati il segretario del collegio e i cerimonieri, colui che presiede il Conclave si avvicina all’eletto domandandogli: «Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?». Se l’eletto accetta, gli viene chiesto con quale nome voglia essere chiamato. Prima della riforma liturgica, ogni cardinale sedeva su un tronetto sormontato da un piccolo baldacchino, affrancato alla parete. Nel momento in cui veniva eletto il papa, tutti i baldacchini erano immediatamente abbassati, eccetto quello del nuovo pontefice.

L’eletto viene poi accompagnato dal maestro delle celebrazioni liturgiche nella «Stanza delle Lacrime», cioè la sagrestia della Cappella Sistina, dove si spoglia dell’abito cardinalizio e indossa l’abito corale papale. Successivamente, ritorna nella Cappella, dove riceve l’ossequio e l’obbedienza dei cardinali. Infine, con l’inno del Te Deum, si conclude il Conclave.

Nel frattempo, vengono bruciate, come indicato sopra, le schede ed altri eventuali appunti, questa volta, però, con l’aggiunta del colorante bianco. Per evitare incertezze, in contemporanea con la fumata, vengono date disposizioni affinché suonino le campane della Basilica di San Pietro. Il cardinale protodiacono annuncia, dalla Loggia centrale della Basilica, l’elezione del nuovo pontefice con la nota formula dell’Habemus Papam. Successivamente, i cardinali prendono posto nelle logge laterali e, infine, il papa si affaccia dalla Loggia centrale dalla quale, dopo aver ricevuto gli onori militari da parte della Guardia Svizzera Pontificia e delle Forze Armate italiane e dopo aver rivolto un breve indirizzo di saluto ai fedeli, impartisce la sua prima Benedizione «Urbi et Orbi». Termina così la vacanza della Sede Apostolica e la Chiesa cattolica, come avviene ininterrottamente da più di duemila anni, torna ad avere nuovamente il vicario di Cristo in terra.


Qui il libretto dell’ingresso in Conclave 2025:

Christian Frontini

Redattore presso la redazione di Ecclesia Dei. Ha conseguito la maturità scientifica presso il Liceo "G. Torno" di Castano Primo. Attualmente studia Matematica presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca
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