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La tradizione delle Chiese Stazionali

“Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.”

Nell’annuale arrivo della Santa Quaresima, i cattolici hanno a loro disposizione numerosi riti e sacramentali, quali, il digiuno, la Via Crucis e i ritiri quaresimali, solo per menzionarne alcuni. Tuttavia, pochi cattolici sono a conoscenza dell’antica tradizione dell’osservanza delle Chiese Stazionali Romane durante questo periodo di penitenza. 

Storicamente, in giorni particolari, i fedeli di Roma si riunivano con il sommo Pontefice in una chiesa eletta, denominata ecclesia collecta1. Dopo la recita di una preghiera in questa chiesa, la processione si dirigeva verso un’altra chiesa, detta chiesa stazionale2, lungo il percorso si intonavano le Litanie dei Santi. Arrivati alla chiesa stazionale, il Papa celebrava la Messa raccogliendo le suppliche di tutti i fedeli in una preghiera unitaria, detta colletta. 

La pratica dell’osservanza delle chiese stazionali romane si è sviluppata gradualmente nel corso dei secoli. Inizialmente, a Costantinopoli, Milano e Roma, la Chiesa non celebrava l’Eucaristia nei giorni feriali della Quaresima. Le preghiere, le letture e i salmi offerti nei giorni feriali di Quaresima, che alla fine hanno dato vita all’Ufficio divino, si concludevano con le Orationes Solemnes (preghiere solenni), senza la celebrazione della Messa. Verso la fine del V secolo, i giorni feriali di Quaresima si trasformarono da sinassi, ovvero una continuazione del servizio sinagogale ebraico, in sinassi eucaristica – il Sacrificio della Messa.

Col passare del tempo, il Messale Romano ha designato 86 giorni stazionali utilizzando 45 chiese stazionali nel corso dell’anno liturgico, con stazioni assegnate in solennità come Pasqua e Natale. Tuttavia, la maggior parte delle liturgie stazionali si svolge durante la Quaresima. Ognuna delle chiese stazionali è dedicata ad un santo specifico; nel 1934, Papa Pio XI ha apportato l’ultima modifica all’elenco delle chiese stazionali, aggiungendo Santa Agata e Santa Maria Nova, detta anche Basilica di Santa Francesca Romana al Palatino. Le liturgie stazionali di Roma si sono lentamente sviluppate in questo sistema altamente organizzato, non solo designando una chiesa specifica per ogni giorno di Quaresima, ma anche assegnando specifiche rubriche liturgiche, quali preghiere, letture e canti corali, adatti a ciascuna di queste liturgie quaresimali, come si può vedere nel Messale del 1962 del papa Giovanni XXIII. 

Il Papa partecipava alle processioni stazionali accompagnato da tutto il clero della Basilica Lateranense, dagli alti dignitari di palazzo, dai laici e dai chierici. 

La solenne osservanza stazionale, è una pratica che incute con efficacia la consapevolezza che una schiera di santi accompagna la Chiesa pellegrina nel suo cammino terreno. Nel giorno di stazione,  durante la processione verso la chiesa stazionale, il popolo intona le Litanie dei Santi. La Chiesa, in queste litanie, contempla particolarmente il santo stazionale del giorno, che è scelto come simbolo della virtù cristiana da imitare. Pertanto, l’osservanza stazionale si erge come magnifica occasione per venerare i santi e imitarne le loro virtù cristiane. 

Durante i secoli, questo rito, però, subì momenti di oblio, finché nel 1959, papa Giovanni XXIII dimostrò il suo affetto per le chiese stazionali, risvegliando l’usanza come una questione di cerimonia papale. Papa Paolo VI, nell’edizione tipica del Missale Romanum del 1970, raccomandò vivamente valde commendatur che questa usanza continuasse, almeno nelle chiese più grandi del mondo. Papa Benedetto XVI ha ricordato che questi riti conservano il loro valore, nonostante il passare dei secoli. Questo, oggi, non vale solo per la diocesi di Roma, bensì può essere esteso ad ogni diocesi del mondo.  

A livello diocesano, in questo tempo di Quaresima, i Vescovi hanno la facoltà di scegliere alcune Chiese che saranno destinate ad essere le cosiddette chiese stazionali. Se ciò fosse disposto, i fedeli della diocesi avrebbero l’opportunità di intraprendere un breve pellegrinaggio seguendo la millenaria tradizione delle chiese stazionali romane, alla cui esperienza potrebbe essere associata la possibilità di ottenere l’indulgenza. Questa sarebbe un’occasione importante per ribadire l’importanza della comunione fraterna, della preghiera e dell’offerta. 


Note

  1. collecta è un termine latino che significa raccolta. Nella liturgia sacra, in tempi remoti, il termine designava la riunione, la raccolta del popolo nella celebrazione liturgica e il luogo, la chiesa,  di congregazione dei fedeli, insieme alla supplica pronunciata dalla comunità durante l’eucaristia.
  2. Il termine stazionale deriva dal latino statio, che significa fermata, sosta. 

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