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San Leone I Magno

Qualche breve nota agiografica sulla vita e sull'opera del quarantacinquesimo Papa della Chiesa cattolica.

Quel lembo di terra storicamente conosciuto prima come Etruria e poi come Tuscia, compreso tra il mar Tirreno e i fiumi Tevere e Arno, attualmente suddiviso tra Lazio, Toscana e Umbria, nell’ultimo decennio del IV secolo diede i natali a Leone, figlio di un certo Quintianus, del quale nulla storicamente conosciamo.

Una delle prime certezze storiografiche riguardo alla vita del Nostro è costituita dalla data della sua ordinazione diaconale, risalente al 430: da quest’anno iniziò la sua collaborazione con il Papato, quale consigliere dei papi Celestino I e Sisto III. Il 29 settembre 440, mentre si trovava in Gallia per conto dell’imperatore Valentiniano III per ricomporre una disputa e far riconciliare Flavio Ezio, il comandante militare della provincia e il prefetto del pretorio Albino, evitando in tal modo lo scoppio di una nuova e sanguinosissima guerra civile, fu acclamato dal clero e dal popolo della città eterna successore di Sisto III; fu il primo dei tredici Sommi Pontefici che, nella due volte millenaria storia della Chiesa, decise di assumere il nome pontificale di Leone e l’unico, insieme a Gregorio I, ad avere il titolo di Magno, vale a dire grande. 

Durante i ventuno anni di Pontificato san Leone si impegnò costantemente nella lotta ai vari movimenti ereticali, che abbondantemente fiorirono nei primi secoli dell’era cristiana. A tale scopo nel 451 convocò il Concilio di Caledonia, il quarto nella storia della Chiesa cattolica dopo Nicea, Costantinopoli ed Efeso: suoi obiettivi polemici furono la cosmologia dualistica dei manichei, che proprio in questi anni, dopo la cacciata dall’Africa, si rifugiarono nella capitale dell’impero, e le opposte cristologie di Nestorio e di Eutiche.  Nestorio sosteneva, ortodossamente, la dottrina delle due nature, umana e divina, del Cristo, ma con la deviazione eretica della corrispondenza alle due nature di due persone; Nestorio fu fondatore e propugnatore del monofisismo, vale a dire della teoria secondo la quale dopo l’incarnazione Gesù possiede la sola natura divina. Il V secolo d.C. dal punto di vista politico fu particolarmente segnato dalla crisi dell’istituzione imperiale e dal conseguente disfacimento di tutto quel sistema amministrativo che nei secoli precedenti aveva permesso il prosperare del mondo romano.

Si inserisce in tale contesto l’opera di difesa di Roma compiuta dal papa. Leona interruppe l’avanzata in Italia del re degli unni Attila, al quale si presentò circondato dai santi patroni della città, gli apostoli Pietro e Paolo, come racconta lo storico longobardo Paolo Diacono, prima che minacciasse gli abitanti della capitale della penisola italiana; successivamente, ma senza che il tentativo fosse coronato da successo, tentò di scongiurare il sacco di Roma da parte dei Vandali di Genserico, ottenendo però, in tale drammatica situazione, che le persone rifugiatesi nelle maggiori chiese cittadine avessero salva la vita.

Passando dal racconto degli elementi evenemenziali dell’agiografia ai tratti che contribuirono alla costruzione del Cattolicesimo così come oggi da tutti noi conosciuto, è opportuno ricordare che il Nostro ebbe un ruolo chiave nell’affermazione del primato non solo onorifico della cattedra romana del Principe degli apostoli san Pietro, intervenendo più volte nelle vicende della comunità cattolica gallicana, e che egli è il primo papa di cui possediamo un numero non esiguo di scritti, tra omelie pronunciate per l’insegnamento al popolo in occasione delle maggiori solennità dell’anno liturgico ed epistole. Leone morì il 10 novembre 461 e fu sepolto nella basilica vaticana: non si conosce la data esatta della di lui canonizzazione, anche se è verosimile ipotizzare che sia stata di poco successiva alla nascita al cielo; nel 1754 Benedetto XIV, al secolo Prospero Lorenzo Lambertini, lo proclamò dottore della Chiesa. 

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