Nel corso della storia, innumerevoli sono state le eresie (ossia, rifiuti e defezioni di parte della dottrina cristiana cattolica) rivolte contro il Santissimo Sacramento dell’Altare.
Partendo dall’antichità, seguendo l’idea che esponeva Cristo come titolare di un corpo apparente, la presenza reale del Corpo e del Sangue del Signore venne negata dai doceti e dalle sette gnostico-manichee.
Berengario di Tours († 1088) negò esplicitamente la transustanziazione del pane e del vino, e quindi la presenza reale di Cristo, ravvisando un mero simbolo nell’Eucaristia (una figura o, più precisamente, una similitudo), una raffigurazione del corpo e del sangue del Cristo glorificato.
Secondo Berengario, le parole pronunciate da Gesù: «Questo è il mio corpo» (Hoc est enim corpus meum) sono da intendersi in senso assolutamente non realistico, ma analogicamente metaforico, come: «Cristo è la pietra angolare». Nonostante l’evidente fallo, la sua dottrina era destinata ad influenzare promiscuamente i futuri eresiarchi della riforma, anche se venne combattuta da parecchi teologi, tra cui annoveriamo Durando di Troarn, Lanfranco, Guitmondo di Aversa, Bernolfo di S. Biagio, oltre ad essere fermamente condannata in diversi sinodi, primo tra tutti quelli del 1050, guidato da Papa Leone IX; da ultimo, quello romano del 1079, sotto la guida di Gregorio VII. Fu proprio in questa occasione che Berengario abiurò, accettò una professione di fede, nella quale sono chiaramente espresse sia la transustanziazione che la presenza reale di Cristo. [1]
A cavallo dei secoli dodicesimo e tredicesimo, la comparsa di diverse sette spiritualistiche incarnò un nuovo e severo affronto al Sacramento dell’Eucaristia. Ispirate dalla gnosi e dal ritorno del manicheismo, queste sette negavano la gerarchia visibile della Chiesa romana oltre al potere sacerdotale di consacrare l’Eucaristia: tra queste sette, ritroviamo Catari ed Albigesi. In tutta risposta, il quarto Concilio in Laterano (1215) propose la dottrina della transustanziazione, della presenza reale e del potere di consacrare in maniera ufficiale. [2]
Abbiamo poi Giovanni Wicleff (†1384), il quale esponeva l’idea malsana di una presenza esclusivamente dinamica dell’Eucaristia. La sostanza del pane e del vino permanevano, nella sua concezione, dopo la consacrazione. Chi riceve il Sacramento, lo riceve solo spiritualmente. Questo rendeva chiaramente idolatrico il culto dell’adorazione eucaristica, ma non è tutto: il Wicleff negava pure la storicità dell’istituzione della S. Messa da parte dello stesso Gesù Cristo. Le sue idee furono silurate prima nel sinodo di Londra del 1382, poi al Concilio di Costanza (1418).
In epoca moderna, i problemi si ripresentano nelle difformi teste della chimera eretica per antonomasia: la riforma protestante.
Lutero, esagerando l’interpretazione delle parole dell’istituzione, tenne fedeltà alla presenza reale, ma la limitò al momento della comunione. Contrariamente alla transustanziazione, secondo il Porcus Saxsoniae, si può ammettere una coesistenza del vero corpo e del vero sangue di Cristo con la sostanza del pane e del vino (consustanziazione): «verum corpum et sanguis Domini nostri Iesu Christi in et sub pane et vino per verbum Christi nobis christianis ad manducandum et bibendum institutum et mandatum.» [3]
Egli spiegò la possibilità della presenza Reale con la teoria dell’ubiquità, onde la natura umana di Cristo, in virtù dell’unione ipostatica, parteciperebbe realmente all’onnipresenza di Dio.
Zwingli negò la presenza reale affermando che pane e vino sono puri simboli del corpo e del sangue del Signore (ecco che ritorna l’errore di Berengario). La comunione diventa un mero ricordo della nostra redenzione e un riconoscimento della comunità cristiana.
Calvino, da ultimo, con l’appoggio di Melantone (grande critico di Copernico e negatore accanito dell’Eliocentrismo, con tutti i protestanti) tenne una sorta di via mediana: egli respinse la presenza sostanziale, ma ammise una presenza dinamica (ed ecco che ritorna il Wicleff). I fedeli detti predestinati, che fanno la comunione, ricevono una forza dal corpo di Cristo, che va a nutrimento della loro anima.
L’intervento del grande Concilio di Trento, nelle sessioni numero tredici, ventuno e ventidue, fu chirurgicamente orientato a mettere a tacere le elucubrazioni di questi perniciosi eretici.Da ultimo, il Modernismo eredita da tutte le eresie antecedenti, rivolgendo un attacco contro l’Eucaristia da più fronti, anche mettendosi in contraddizione (si nega la presenza della sostanza, ad esempio, senza nemmeno riconoscere il termine sostanza, rigettato perché associato alla scolastica).
- D. 355 [DS. 700]
- D. 430 [DS. 802]
- M. LUTERO, Cat. Maior V, 8.