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San Gregorio Magno

San Gregorio Magno, sessantaquattresimo pontefice della Chiesa latina, lasciò la sua carriera politica per seguire la chiamata alla vita monastica e, grazie alla sua fama di uomo integro e austero, venne preso sotto l’ala protettiva di Pelagio II, divenendo il suo degno successore.

Papa Gregorio I, conosciuto dai fedeli con il nome glorioso di San Gregorio Magno, fu il sessantaquattresimo pontefice della Chiesa d’Occidente dal 590 al 604 d.C., anno della sua salita al cielo. Oltre ad essere stato innalzato agli onori degli altari in merito alle sue virtù e alla sua santità di vita, nel 1298 Gregorio ottenne il titolo di Dottore della Chiesa da papa Bonifacio VIII grazie alla sua ricca attività letteraria, attività nella quale spiccano opere di vario genere, in special modo testi di natura esegetica e omiletica: celebre è la Regula pastoralis, un trattato rivolto ai pastori della Chiesa sull’esercizio del proprio ministero.

Gregorio nacque a Roma nel 540 d.C. da una famiglia patrizia di classe senatoria molto agiata: il padre Gordiano fu un regionarius, funzionario addetto all’ordine pubblico mentre la madre Silvia, anch’essa proclamata santa dopo la sua morte, fu di origine siciliana e decise successivamente di ritirarsi in un monastero dopo la decisione del figlio di trasformare la loro casa in un cenobio. Nella sua giovinezza il santo pontefice ottenne una buona educazione, ampliata dallo studio della Bibbia e dei Padri della Chiesa, in particolare delle opere di Sant’Agostino per cui egli subì una notevole influenza. Gregorio non disdegnò particolarmente lo studio degli autori classici quali Virgilio, Cicerone e Seneca, dai quali apprese le competenze linguistiche e retoriche, anche se egli condannò successivamente la cultura classica, da lui considerata solo un mezzo per comprendere meglio le Verità rivelata dalle Scritture.

Prima di dare inizio alla sua carriera ecclesiastica, Gregorio intraprese il cursus honorum, esercitando la carica di praefectus urbi: questa breve carriera politica testimonia anche una profonda conoscenza delle discipline giuridiche da parte del futuro vescovo di Roma. Mentre egli esercitava il ruolo di Prefetto dell’Urbe, Gregorio avvertì una profonda chiamata alla vita monastica che lo spinse a fondare un monastero nella casa ereditata alla morte del padre, residenza sita sul colle Celio. Grazie alla sua esperienza nel mondo politico dell’Urbe nonché alla sua fama di vita integra e austera, egli venne scelto e inviato da papa Pelagio II in qualità di apocrisario (ambasciatore) presso la corte di Costantinopoli di Tiberio II per circa sei anni: tale circostanza si rivelò per Gregorio un’ulteriore scuola di politica e diplomazia, nonché l’occasione per stringere numerose amicizie.

San Gregorio Magno
Papa Gregorio I – Defendente Ferrari (1540)

Dopo essere rientrato a Roma, egli venne proclamato all’unanimità pontefice in seguito alla dipartita di Pelagio II: a dispetto di alcune resistenze, Gregorio accetto questa ulteriore chiamata salendo così al soglio pietrino. Si tratta di un periodo complicato per la città in quanto minacciata dall’invasione longobarda e colpita da alcune calamità naturali quali l’inondazione del Tevere, l’epidemia di peste e la carestia: egli, in queste tristi circostanze, si rivelò la scelta migliore che la Chiesa potesse compiere. Gregorio si impegnò per migliorare le condizioni fisiche e spirituali dell’Urbe e dell’intero continente europeo e cercò di avvicinarsi amichevolmente ai longobardi, stringendo buoni rapporti con la regina Teodolinda ottenendo in questo modo un’influenza indiretta sul re Agilulfo. Ovviamente questi tentativi di Gregorio suscitarono i sospetti dei bizantini e, solo dopo diversi chiarimenti, il pontefice riuscì a creare un accordo tra i due popoli, usando i bizantini come mezzo per convertire i longobardi di fede ariana.

Irremovibile in materia di fede e ortodossia romana, Gregorio lottò per rimuovere lo Scisma dei tre capitoli e il titolo di ecumenico (universale) al patriarca di Costantinopoli: egli fece notare che semmai questo titolo toccava al pontefice romano ma decise di adottare in contrapposizione il titolo di servus servorum Dei, acquisito anche dai suoi successori. Intervenne in difesa degli ebrei, dando loro la possibilità di esercitare liberamente il culto, anche se in cuor suo desiderava la loro conversione, ed organizzò un’intensa attività missionaria in Inghilterra, volta alla conversione del popolo anglo per cui inviò loro Agostino di Canterbury con altri compagni missionari.

Celeberrima è la sua riorganizzazione della liturgia romana, mettendo ordine tra gli antichi testi e componendone di nuovi. Inoltre, egli patrocinò una nuova forma di canto liturgico detta comunemente “canto gregoriano”.

Dopo una vita intensa, Gregorio si spense il 12 marzo del 604 d.C. a causa della gotta. Il suo corpo venne tumulato nella Basilica di San Pietro e le sue reliquie vennero poste in un altare fatto costruire da Gregorio IV; in seguito furono spostate diverse volte e poste definitivamente in un sarcofago della Cappella Clementina a partire dal 1606. Il culto di San Gregorio è attestato sin dalla seconda metà VII secolo e si estese anche alla Chiesa d’Oriente. Per diverso tempo la sua memoria liturgica cadeva nel giorno del suo dies natali ma, giacchè coincideva con la Quaresima, si decise di spostarla al 3 settembre, giorno della sua consacrazione episcopale.

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