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Critica all’evoluzionismo panteistico

Pubblichiamo un estratto di Padre Tyn sul tema dell'evoluzionismo

L’evoluzionismo nega i seguenti primi principi della ragione:

  • Principio di non-contraddizione: Ens non est non-ens
  • Principio di identità: Ens est ens; non-ens est non-ens
  • Principio della sostanza: Omne quod est, est substantia; phaenomenon est solum id quo aliquid apparet
  • Principio della ragione d’essere: Omne ens habet rationem essendi in se vel in alio
  • Principio di causalità: Omne contingensn est ab alio efficienter causatum
  • Principio di finalità: Omne agens agit propter finem
  • Principio di mutazione: Omnis mutatio supponit subiectum mutabile

Negazione del principio di causalità efficiente:

L’evoluzionismo assoluto µe costretto a sostenere che il più viene dal meno, perché, secondo la sua dottrina, il principio reale di tutto le cose non è da sé né dall’eternità costituito e perfetto, ma si evolve e passa da uno stato meno perfetto ad uno stato sempre più perfetto, il che equivale a dire che il più perfetto deriva dal meno perfetto.

Dire che il più viene prodotto dal meno equivale a negare il principio della causalità efficiente, perché quel più di ente che si trova nell’effetto sarebbe senza causa efficiente e sorgerebbe dal nulla, senza causa creatrice l’ente si produrrebbe dal nulla. Gli evoluzionisti, pur di negare il principio di creazione, sono pronti ad accettare una manifesta contraddizione: infatti, la

negazione del principio della casualità efficiente conduce alla negazione del principio della ragione efficiente conduce alla negazione del principio di non-contraddizione. Se qualcosa di non-esistente da sé non è nemmeno prodotto dall’altro, allora non ha ragione per cui sia piuttosto che non sia e quindi non si distingue dal nulla.

Il più non si produce dal meno, ragione per cui la Prima Causa deve precontenere eminentemente in se stessa tutte le perfezioni che si riscontrano e persino possono solo riscontrarsi nel mondo.

Negazione del principio di finalità – l’evoluzione nega che ogni principio agente debba agire in vista di un fine, almeno esecutivamente. Il principio di casualità dice appunto questo: ogni agente tende, almeno esecutivamente, al fine inteso o da lui stesso o da qualche agente superiore; l’azione suppone l’ordinamento della potenza agente a tale determinato atto (come ad es. la

vista è ordinata alla visione) e a sua volta l’ordinamento passivo suppone un’ordinazione attiva, ma solo l’intelligenza è in grado di ordinare, perché solo essa conosce la ragione del fine e quella dei mezzi rispetto al fine.

Orbene, secondo l’evoluzionismo, come è noto, non esiste da sé e da

tutta l’eternità un’Intelligenza ordinatrice creativamente.

Negazione del principio di mutazione – il principio dice che ogni cambiamento suppone un soggetto che cambia in qualche modo distinto dallo stesso cambiamento che in esso si realizza. Ora l’evoluzionismo assoluto confonde senza distinzione alcuna il soggetto dell’evoluzione con l’evoluzione stessa che è un perpetuo divenire.

La negazione del principio di mutazione conduce ad affermare un flusso senza un soggetto fluente, la vibrazione senza l’aria che vibra, il volare senza il volatile che vola, il pensare senza una mente che pensi.

Negazione del principio di ragion d’essere – L’evoluzione non ha, secondo lo stesso evoluzionismo, nessuna ragione di essere né in sé né nell’altro.

Non nell’altro, perché al di là di esso non vi è nessuna causa trascendente.

Non in sé, perché l’evoluzione è un movimento, un transito che non può dunque avere in sé la ragione del proprio essere, perché l’indeterminazione non è la determinazione, né contiene in sé la determinazione eminentemente.

Negazione del principio di sostanza – il principio afferma che ogni apparire suppone una cosa che appare. Ora secondo l’evoluzionismo assoluto non solo non vi sono sostanze diverse e plurime, ma non esiste nemmeno una sola sostanza, esiste solo un divenire universale senza soggetto, un fenomeno o apparenza senza un qualcosa che appaia.

Negazione dei principi di non-contraddizione e di identità  

L’evoluzionismo nega l’opposizione assoluta fra ente e non-ente e afferma che l’ente si identifica con il non-ente nel processo del divenire e per conseguenza nega che ogni ente abbia un’essenza ben determinata.

Invece, se la causa prima non fosse il supremo essere non ricevuto, vi sarebbe in essa la composizione dell’essenza e dell’esistenza e tale composizione rimanderebbe ad una causa superiore (quarta via) poiché, in virtù del principio di identità, ogni composto ha una causa, perché ciò che è vicendevolmente diverso non conviene in un qualcosa di uno, se non tramite una

causa che lo raccoglie in unità.

L’evoluzionismo assoluto costituisce per assurdo la inconfutabile dimostrazione dell’esistenza di Dio trascendente il mondo. Supponendo infatti la verità del principio di non-contraddizione, si salva la necessità di tutti gli altri principi della ragione e si dimostra rigorosamente l’esistenza di Dio, primo Motore, prima Causa creatrice e suprema Intelligenza che ha ordinato tutto l’Universo. Se lo hegelianismo non esistesse, i teologi dovrebbero inventarlo a titolo di dimostrazione per absurdum.

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