Si ottiene, dunque, il risultato esattamente opposto a quello desiderato, come con un effetto boomerang.
Al contrario, è anche possibile trarre un certo beneficio dalla propria tendenza allo scrupolo, ma solo se lo si accetta umilmente come prova permessa da Dio per un maggior profitto, offrendogliela come personale sacrificio e riuscendo pian piano a correggersi con l’aiuto di un saggio direttore spirituale.
In questo modo si può purificare l’anima, ponendo attenzione a non commettere peccati; si può crescere nella pratica dell’umiltà e dell’obbedienza, accettando i consigli del confessore; si santificano, infine, le intenzioni e gli affetti, rivolgendoli totalmente a Dio, amandolo in particolare per le prove che ci dà per il nostro bene.
E’ necessario, tuttavia, sempre contrastare lo scrupolo fin dal principio, prima che si aggravi e, per farlo, il rimedio più importante è affidarsi alle cure di una santa guida spirituale.
Essa, a sua volta, deve saper guadagnare la fiducia della persona scrupolosa, mediante competenza, comprensione, premura, bontà e dolcezza, esercitando, contemporaneamente, la sua autorità su di essa, dicendole direttamente e chiaramente quello che deve fare, con la giusta fermezza, esigendo un’obbedienza cieca e rassicurando il suo assistito che in questo modo non avrà da temere, perché se anche il direttore sbagliasse, in quel momento Dio richiederebbe solo di obbedire, perché solo così sarebbe possibile guarire.
Arrivato il momento, poi, il confessore può fissare il concetto principale che condurrà il fedele a rinunciare ad ogni dubbio, cioè che si commette peccato mortale o veniale solo quando di ha la certezza e la consapevolezza totale che un’azione che si sta per compiere comporti una tale colpa e, nonostante ciò, la si vuole eseguire.
All’infuori di questo caso non c’è peccato.
Se capita di essere oppressi da pensieri o desideri, inoltre, si deve deviare l’attenzione da essi distraendosi e, dopo, evitare di chiedersi se si è peccato, perché così si riaccenderebbe quella stessa tentazione, ma proseguire dedicandosi ai propri doveri.
Se si ha paura di comunicarsi, perché si dubita di essere in grazia di Dio, significa che di ciò non si è sicuri, dunque, si può e si deve accostarsi all’Eucaristia che, in tal modo, ristabilirà la grazia quand’anche non ci fosse realmente stata.
Stesso dicasi per il digiuno eucaristico, a meno che non si sia certi di non averlo osservato.
Riguardo la confessione può essere opportuno dire al penitente scrupoloso di accusarsi solo dei peccati certamente mortali e di quelli veniali che si ricordano dopo un breve esame di coscienza, senza bisogno di sentire concretamente la contrizione, perché essa è prima di tutto un atto della volontà, che non richiede necessariamente la diretta sensibilità.
Solo con questi mezzi ed altri simili, uniti alla Grazia, è possibile guarire dalla malattia dello scrupolo, che affligge il corpo ed allontana l’anima da Dio, dirigendola alla perdizione.
Ce lo insegnano i Santi che l’hanno sempre combattuta, ben sapendo i danni che produce, togliendo all’uomo la serenità e la gioia di servire il Signore nella semplicità della vita quotidiana, la vera letizia, essenziale per essere buoni cristiani.
Seguiamo anche noi il loro esempio facendo sempre più nostro un grande motto di San Filippo Neri: “Scrupoli e malinconia, fuori da casa mia”.