Sono certamente fondamentali da valorizzare la vigilanza su noi stessi e l’attenzione da porre alla nostra condotta quotidiana, per fare la volontà di Dio, osservare i suoi Comandamenti, fuggire le occasioni di peccato e, qualora sbagliassimo, correggerci e riparare le nostre colpe, per progredire sempre più sulla via della santità.
Come in ogni cosa, tuttavia, anche in quest’ambito l’eccesso squilibrato e disordinato può portare un grave danno e configurare, esso stesso, una colpa da evitare, perché si può cadere nel cosiddetto “scrupolo”.
Esso si può descrivere come una malattia, sia di tipo fisico che emotivo e spirituale, che genera uno scompenso nella coscienza per cui si tende irragionevolmente a temere di aver offeso Dio.
Questo problema può riguardare chiunque, anche le anime più elevate, è, dunque, importante, onde risolverlo, esaminarne la natura, l’oggetto, gli inconvenienti, i possibili vantaggi ed, infine, i rimedi.
Accade che ne siano colpite maggiormente le persone più sensibili e dall’animo delicato.
La sua origine può essere sia di ordine naturale che soprannaturale.
Nel primo caso si parla proprio di un male fisico che coinvolge la sfera nervosa, inducendo uno stato di depressione che ostacola il corretto giudizio e genera il pensiero fisso di aver commesso un peccato, anche senza motivo.
La difficoltà, però, può anche essere di carattere morale, come per una mente eccessivamente meticolosa, ossessionata dalla perfezione in ogni minima cosa, o una mente ingenua, che vede Dio come giudice spietato e scambia per peccato anche un’impressione della fantasia, o ancora una mente ostinata e superba, che antepone il proprio giudizio anche a quello del confessore, basandosi più sulle sue sensazioni che sulla retta ragione.
Quando la causa è allo stesso tempo fisica e morale, il male è assai più grave e difficile da guarire.
Lo scrupolo può anche avere un’origine preternaturale, essere permesso da Dio come mezzo per correggere la superbia e la vanagloria, ad esempio, o per metterci alla prova, in espiazione di peccati passati, togliendoci le consolazioni spirituali per una nostra maggiore santificazione. Il demonio, invece, può sfruttarlo per turbare il nostro animo, impedirci di ricevere l’Eucaristia, facendoci credere di aver commesso una colpa mortale e ostacolandoci così nell’assolvimento dei nostri doveri.
Nello scrupolo esistono diversi gradi:
– di base vi è una semplice coscienza meticolosa, eccessivamente timorosa;
– poi ci sono gli scrupoli passeggeri, che è bene confidare al direttore spirituale, seguendo i suoi consigli;
– infine vi è il vero e proprio scrupolo, ostinato.
E’ importante evidenziare la differenza tra la “coscienza scrupolosa” e la “coscienza timorata o delicata”.
La prima è caratterizzata dall’egoismo, per il desiderio ossessivo di essere in stato di grazia, con la paura di peccare in ogni occasione e la tendenza a discutere testardamente anche con il sacerdote, rifiutando le sue soluzioni.
L’altra, invece, ama profondamente Dio e per questo cerca di evitare anche le minime colpe e imperfezioni volontarie, conoscendo la sua debolezza e detestando il male, con timore fondato, ma non turbato, di dispiacere al Signore.
Sa, inoltre, distinguere bene il peccato mortale da quello veniale e, nell’incertezza, si affida al giudizio del confessore.
Se, dunque, lo scrupolo è sempre da fuggire, una coscienza delicata è, invece, massimamente preziosa da coltivare.
L’oggetto dello scrupolo può riferirsi a qualsiasi materia, ma più frequentemente riguarda:
– le confessioni passate, per le quali si teme di non aver denunciato tutte le colpe o di non essersi pentiti bene;
– i pensieri cattivi, ovvero le fantasie sbagliate che spesso impressionano la mente facendo temere, o essere sicuri, di avervi acconsentito anche quando non è così;
– i pensieri di bestemmia, che possono passare per la testa, anche se ripugnano, ma si crede ugualmente di averli assecondati;
– la carità, quando si pensa di non aver adeguatamente redarguito maldicenze o ammonito un peccatore per rispetto umano, o al contrario di essere stati imprudenti recando scandalo al prossimo.
Gli effetti degli scrupoli possono essere molto nocivi, sia per il corpo che per l’anima.
Si può indebolire il sistema nervoso, trasformando in manie le paure e le angosce, finanche causando gravi squilibri mentali.
Si perde facilmente la capacità di fare un corretto discernimento delle proprie azioni, come se si smarrisse la bussola della propria anima e, così, spesso, svanisce anche la devozione, perché il costante turbamento irrigidisce lo scrupoloso nell’egoismo, portandolo a dubitare di tutti, compreso Dio che vede come spietato e che accusa erroneamente.
In questo caso, inoltre, diventa paradossalmente molto più semplice cadere in peccati veri, anche pesanti, perché si sprecano tante energie inutilmente, rimanendo poi deboli davanti alle tentazioni e, cercando consolazioni ai propri travagli, si può finire col trovarle in letture o amicizie pericolose, che aprono la strada a gravi errori.
Si ottiene, dunque, il risultato esattamente opposto a quello desiderato, come con un effetto boomerang.
Al contrario, è anche possibile trarre un certo beneficio dalla propria tendenza allo scrupolo, ma solo se lo si accetta umilmente come prova permessa da Dio per un maggior profitto, offrendogliela come personale sacrificio e riuscendo pian piano a correggersi con l’aiuto di un saggio direttore spirituale.
In questo modo si può purificare l’anima, ponendo attenzione a non commettere peccati; si può crescere nella pratica dell’umiltà e dell’obbedienza, accettando i consigli del confessore; si santificano, infine, le intenzioni e gli affetti, rivolgendoli totalmente a Dio, amandolo in particolare per le prove che ci dà per il nostro bene.
E’ necessario, tuttavia, sempre contrastare lo scrupolo fin dal principio, prima che si aggravi e, per farlo, il rimedio più importante è affidarsi alle cure di una santa guida spirituale.
Essa, a sua volta, deve saper guadagnare la fiducia della persona scrupolosa, mediante competenza, comprensione, premura, bontà e dolcezza, esercitando, contemporaneamente, la sua autorità su di essa, dicendole direttamente e chiaramente quello che deve fare, con la giusta fermezza, esigendo un’obbedienza cieca e rassicurando il suo assistito che in questo modo non avrà da temere, perché se anche il direttore sbagliasse, in quel momento Dio richiederebbe solo di obbedire, perché solo così sarebbe possibile guarire.
Arrivato il momento, poi, il confessore può fissare il concetto principale che condurrà il fedele a rinunciare ad ogni dubbio, cioè che si commette peccato mortale o veniale solo quando di ha la certezza e la consapevolezza totale che un’azione che si sta per compiere comporti una tale colpa e, nonostante ciò, la si vuole eseguire.
All’infuori di questo caso non c’è peccato.
Se capita di essere oppressi da pensieri o desideri, inoltre, si deve deviare l’attenzione da essi distraendosi e, dopo, evitare di chiedersi se si è peccato, perché così si riaccenderebbe quella stessa tentazione, ma proseguire dedicandosi ai propri doveri.
Se si ha paura di comunicarsi, perché si dubita di essere in grazia di Dio, significa che di ciò non si è sicuri, dunque, si può e si deve accostarsi all’Eucaristia che, in tal modo, ristabilirà la grazia quand’anche non ci fosse realmente stata.
Stesso dicasi per il digiuno eucaristico, a meno che non si sia certi di non averlo osservato.
Riguardo la confessione può essere opportuno dire al penitente scrupoloso di accusarsi solo dei peccati certamente mortali e di quelli veniali che si ricordano dopo un breve esame di coscienza, senza bisogno di sentire concretamente la contrizione, perché essa è prima di tutto un atto della volontà, che non richiede necessariamente la diretta sensibilità.
Solo con questi mezzi ed altri simili, uniti alla Grazia, è possibile guarire dalla malattia dello scrupolo, che affligge il corpo ed allontana l’anima da Dio, dirigendola alla perdizione.
Ce lo insegnano i Santi che l’hanno sempre combattuta, ben sapendo i danni che produce, togliendo all’uomo la serenità e la gioia di servire il Signore nella semplicità della vita quotidiana, la vera letizia, essenziale per essere buoni cristiani.
Seguiamo anche noi il loro esempio facendo sempre più nostro un grande motto di San Filippo Neri: “Scrupoli e malinconia, fuori da casa mia”.