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La Devozione a San Giuseppe

Sposo della Beata Vergine Maria. Fulgido esempio di “uomo giusto” posto da Dio a capo della Sacra famiglia, padre putativo del Redentore, è Patrono della Chiesa universale

«Il Signore ha riunito in San Giuseppe come in un sole quella luce e quello splendore che hanno assieme tutti gli altri Santi» diceva di lui San Gregorio Nazianzeno.

Tale affermazione, seppur vera nella sua precisazione elogiativa non ci consente di mettere sullo stesso piano il Santo padre putativo di Gesù con la Madre del Verbo Incarnato, di cui egli fu Sposo Castissimo, in quanto nessuna creatura fu così vicina al Figlio Unigenito del Padre come lo fu la Vergine Santa, e nessuno, come Lei, possedette mai nello stesso grado la Grazia santificante. 

Quando il Buon Dio chiama un’anima ad una missione, però, la dota di tutti i doni necessari perché essa possa portarla a termine in pienezza. 

Papa Leone XIII, nella sua enciclica Quamquam pluries mette un punto fermo sull’eccelsa santità di San Giuseppe: «Certamente, la dignità di Madre di Dio è sì alta, che nulla può essere creato al di sopra di essa. Tuttavia poiché Giuseppe è stato unito col vincolo coniugale alla Beata Vergine, non v’è dubbio che egli si sia avvicinato più che qualsiasi altro a quella sovreminente dignità per la quale la Madre di Dio sorpassa, in grado così alto, tutte le creature. Infatti – continua il Pontefice –  il matrimonio costituisce la società, il vincolo superiore ad ogni altro: per sua natura prevede la comunione dei beni dell’uno con l’altro. Pertanto se Dio ha dato alla Vergine in sposo Giuseppe, glielo ha dato pure a compagno della vita, testimone della verginità, tutore dell’onestà, ma anche perché partecipasse, mercé il patto coniugale, all’eccelsa grandezza di Lei».

L’origine della devozione è preminentemente religiosa. Dal latino: devotio, da devovere, fare un voto, venerazione, dedizione, la devozione ci narra l’antica e attuale pratica dei voti, della dedizione grata ai Santi,  delle preghiere e delle opere d’arte sacra, spesso chiamate direttamente devozioni. 

«Non so come si possa pensare alla Regina degli Angeli e al molto da Lei sofferto col Bambino Gesù, senza ringraziare San Giuseppe che fu loro di tanto aiuto. Qualunque Grazia si domanda a San Giuseppe verrà certamente concessa, chi vuol credere faccia la prova affinché si persuada. Non mi ricordo finora di averlo mai pregato di una Grazia senza averla subito ottenuta. Ed è cosa che fa meraviglia ricordare i grandi favori che il Signore mi ha fatto e i pericoli di anima e di corpo da cui mi ha liberata per l’intercessione di questo Santo benedetto» (Santa Teresa d’Avila).  

Dice ancora di lui Leone XIII: «Così pure egli emerge tra tutti in augustissima dignità, perché per divina disposizione fu custode e, nell’opinione degli uomini, padre del Figlio di Dio. Donde consegue che il Verbo di Dio modestamente si assoggettasse a Giuseppe, gli obbedisse e gli prestasse quell’onore e quella riverenza che i figli debbono al padre loro».

Le Sacre Scritture non ci parlano di miracoli compiuti da San Giuseppe.
Ma dalla testimonianza di molti altri Santi possiamo intuire quante sono le Grazie ottenute e concesse per la sua potente intercessione. E così, una preghiera scritta da san Bernardo in onore della Vergine Maria, il Memorare,  unisce indelebilmente San Giuseppe alla Sua amata Sposa, tanto da riscriverne il testo ed applicarlo alla sua amorevole intercessione: 

Ricordatevi, o pietosissimo San Giuseppe, che non si è mai inteso dire al mondo che alcuno, ricorrendo alla Vostra protezione, implorando il Vostro aiuto e chiedendo il Vostro patrocinio, sia stato da Voi abbandonato. Animato anch’io da tale confidenza a Voi ricorro, o Padre  Vergine dei vergini; a Voi vengo, peccatore pentito, prostrato ai Vostri piedi a domandare pietà. Non vogliate, o Padre putativo del Verbo, disprezzare le mie suppliche, ma benigno ascoltatemi ed esauditemi. Amen.

«Nel corso della sua vita – ci dice San Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica Redemptoris Custodes – che fu una peregrinazione nella fede, Giuseppe, come Maria, rimase fedele sino alla fine alla chiamata di Dio. La vita di Lei fu il compimento sino in fondo di quel primo “fiat” pronunciato al momento dell’Annunciazione, mentre Giuseppe al momento della sua “annunciazione” non proferì alcuna parola: semplicemente egli “fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore” (Mt 1,24» (RC 17).

San Giuseppe obbedisce agli angeli; obbedisce agli uomini, almeno a quelli che sono accreditati a parlare da parte di Dio e obbedisce alla Voce di Dio. La sua obbedienza è pronta. Egli parte in piena notte, subito come lo si richiede. Non si fa ripetere due volte l’ordine. Poiché Dio vuole che sia così. Egli non aspetta di aver compreso le ragioni di ciò che gli si comanda per obbedire. Se fosse stato ragionatore, quante spiegazioni avrebbe potuto chiedere all’Angelo che gli recava l’ordine di partenza in Egitto alla vigilia del massacro degli Innocenti [1]

Il Beato Pio IX, Papa, spese parole importanti per raccomandare a tutti i figli della Chiesa Cattolica il ricorso alla devozione di San Giuseppe, elencandone tutti i vantaggi: «Non è invano che Dio infonde nella Chiesa con maggior abbondanza che mai, lo spirito della preghiera. Si prega molto di più e si prega meglio. I sostegni della nascente Chiesa, Maria e Giuseppe, riprendano nei cuori il posto che non avrebbero mai dovuto perdere ed ancora una volta il mondo sarà salvo».

La santità consiste nel fare ciò che Dio vuole, nell’assecondare la Sua Santa e Divina Volontà  –  come  ci insegna ampiamente nei 36 volumi del Libro di Cielo la serva di Dio Luisa Piccarreta  –  ciascuno secondo la sua propria vocazione, ma la vocazione assolutamente eccezionale di Giuseppe non sorpassa forse in silenzio e in oscurità quella stessa dei più grandi Apostoli, non arriva forse più vicino al mistero dell’incarnazione redentrice?

Nessuna parola è riportata di lui nel Vangelo! Non è dire che non parlasse affatto. Sarebbe stato un triste compagno per la Santa Vergine se non avesse mai detto niente! Ma “giusto” in ogni cosa, egli diceva “giusto” quello che occorreva dire, né più, né meno, quando bisognava e come lo occorreva. In breve, parlava poco, ma parlava bene. Anche là, quale esempio per il nostro secolo dove si parla tanto! Il silenzio di San Giuseppe non era solamente un silenzio di riserva e di prudenza; era anche un silenzio di raccoglimento e di unione a Dio. Avendo costantemente sotto gli occhi  l’esempio più eminente della santità, delle virtù più sublimi, san Giuseppe, come Maria, conservava nel suo cuore il ricordo di tutte quelle meraviglie: “Conservabat omnia verba haec in corde suo” (Lc 2,51). Ammirandoli e meditandoli, egli concepiva un amore sempre più grande per Gesù e Maria. È il silenzio che inizia i santi –  ha scritto un pio autore –  è esso che li continua; è esso che li completa. [2]

San Giuseppe durante la sua lunga vita adempì con ininterrotta costanza al significato del nome che portava.  Accrebbe così lo splendore delle sue virtù e il tesoro dei suoi meriti con una velocità sempre crescente. In compagnia di Gesù e di Maria fece progressi più rapidi di qualunque altro Santo. O Giuseppe, che fervore deve essere stato il tuo! che carità perfetta! C’era nel Cielo un arcangelo uguale a te nell’amore di Dio? Quanto è diverso il tuo fulmineo avanzare con Grazia rispetto alla mia pigra lentezza.

Quale prudenza, quale discrezione, quale purezza di intenzioni, quale perfetto altruismo, quale intenso amore a Dio e agli uomini dovette essere trovato in San Giuseppe! Quanto deve essere stato umile, quanto premuroso, quanto gentile, quanto saggio, quanto fedele alle sante ispirazioni di Dio. Accanto alla Madonna, è impossibile supporre che qualche Santo possa avvicinarsi alla dignità di San Giuseppe. San Giuseppe ebbe sulla terra il privilegio che a tutti gli altri santi è riservato al Paradiso eterno, di stare in continua compagnia del suo Dio, di contemplare la Sacra Umanità del Verbo Incarnato, di ascoltare da Lui parole di amore e di gratitudine. La sua vita deve essere stata una lunga estasi. Se coloro che toccarono l’orlo della veste di Gesù ricevettero un afflusso di virtù celesti, cosa deve aver ricevuto colui che lo allattò nell’infanzia ed ebbe la Sua più stretta compagnia nella giovinezza e nell’età adulta!

«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio! » (Mt 5,8). Si potrebbe quasi pensare che Nostro Signore, pronunciando queste parole, pensasse al suo padre putativo. Fu grazie alla sua purezza di cuore che ebbe il privilegio di vedere Dio faccia a faccia sotto il velo della carne per quasi trent’anni. San Giuseppe doveva essere libero da ogni peccato, per quanto era possibile a chi non aveva il singolare privilegio della Vergine sua sposa. San Giuseppe ebbe lo straordinario privilegio di servire Gesù con le proprie mani, privilegio che gli angeli avrebbero potuto invidiargli. Il suo ministero presso Gesù fu fonte di Grazia continua. I suoi atti d’amore verso Gesù erano atti d’amore verso Dio.

San Giuseppe ha cura della Chiesa, Corpo mistico di Cristo, come ebbe cura del Corpo mortale di Gesù. Egli veglia su di essa e ne preserva gli interessi temporali. La difende dai sempre più numerosi nemici che cercano la sua distruzione. Quante volte li ha respinti! Quante volte, quando tutto sembrava perduto, ha restituito alla Chiesa di Dio pace e prosperità! Nessuna arma puntata contro di esso può nuocergli, perché Dio ha dato a San Giuseppe tale privilegio. San Giuseppe è anche il protettore di tutti i figli del suo Figlio, Gesù. Nelle loro vicende temporali trovano un amico fidato, un preziosissimo aiuto in circostanze apparentemente disperate. Nelle necessità spirituali, è sempre pronto ad aiutare, infallibile nelle risorse. Confidiamo in San Giuseppe, attendendo pazientemente ed egli ci otterrà il desiderio del nostro cuore.

Leone XIII lo precisa così: «Le ragioni per cui il beato Giuseppe deve essere considerato speciale Patrono della Chiesa, e la Chiesa, a sua volta, ripromettersi moltissimo dalla tutela e dal patrocinio di lui, nascono principalmente dall’essere egli sposo di Maria e padre putativo di Gesù. Giuseppe fu a suo tempo legittimo e naturale custode, capo e difensore della Divina Famiglia. È dunque cosa conveniente e sommamente degna del Beato Giuseppe, che, a quel modo che egli un tempo soleva tutelare santamente in ogni evento la famiglia di Nazaret, così ora copra e difenda col suo celeste patrocinio la Chiesa di Cristo» (Quamquam Pluries, Lettera Enciclica sulla devozione a san Giuseppe).

Continua il Sommo pontefice: «Tutti i cristiani, di qualsivoglia condizione e stato, hanno ben motivo di affidarsi e abbandonarsi all’amorosa tutela di San Giuseppe. In Giuseppe i padri di famiglia hanno il più sublime modello di paterna vigilanza e provvidenza; i coniugi un perfetto esemplare d’amore, di concordia e di fede coniugale; i vergini un esempio e una guida dell’integrità verginale. I nobili, posta dinanzi a sé l’immagine di Giuseppe, imparino a serbare anche nell’avversa fortuna la loro dignità; i ricchi comprendano quali siano i beni che è opportuno desiderare con ardente bramosia e dei quali fare tesoro.

A coloro, poi, che devotamente reciteranno la suddetta orazione, concediamo ogni volta l’indulgenza di sette anni e altrettante quarantene. È anche proficuo e sommamente apprezzabile il consacrare, come già avviene in vari luoghi, con giornalieri esercizi di pietà il mese di marzo in onore del Santo Patriarca».

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua Santissima Sposa.

Deh! per quel sacro vincolo di carità che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, guarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col Suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.

Proteggi, o provvido Custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo; allontana da noi, o Padre amantissimo, la peste di errori e di vizi che ammorba il mondo; assistici propizio dal Cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità: e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché sul tuo esempio, e mediante il tuo soccorso, possiamo vivere virtuosamente, piamente morire, e conseguire l’eterna beatitudine in Cielo. Così sia.


  1. https://www.ricognizioni.it/le-lezioni-di-vita-di-san-giuseppe-di-don-marcello-stanzione/
  2. https://www.ricognizioni.it/le-lezioni-di-vita-di-san-giuseppe-di-don-marcello-stanzione/

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