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Lumen in Coelo: le visioni profetiche di Leone XIII

Subito dopo aver celebrato la Santa Messa in Cappella Paolina e durante l’assistenza ad una messa di ringraziamento, il 13 ottobre 1884 il santo padre ebbe una celeste visione che lo turbò profondamente dinnanzi ai cardinali e a tutti i presenti.

20 febbraio 1878. Dopo un rapido conclave di soli due giorni Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi dei conti Pecci viene eletto al soglio pontifico, succedendo al Beato Pio IX, con il nome di Leone XIII. Il suo fu uno dei pontificati più longevi della storia della Chiesa e nei suoi oltre 25 anni di regno traghettò il gregge di Pietro dalle fratture prodotte dalle guerre di indipendenza italiane verso il XX secolo, affrontando con grande delicatezza e pensiero illuminato i problemi della massoneria, del socialismo, del lavoro, della divisione fra classi e dei rapporti con il neonato Regno d’Italia.

Forse per via della fama del suo predecessore Pio IX e del suo illustre successore San Pio X, papa Pecci è talora meno citato fra il vasto pubblico di fedeli, nonostante sia stato lui a gettare le fondamenta di un ripristino del dialogo con la società a seguito delle crisi ottocentesche pur senza mai discostarsi dalla santa Tradizione cattolica.

Fu il secondo papa più longevo della storia (dopo a Sua Santità Benedetto XVI), fu il primo pontefice a comparire in una pellicola cinematografica, fu tra i papi più letterati e produttivi in assoluto, redigendo almeno 86 encicliche, conoscendo alla perfezione il latino, componendo sonetti, splendide preghiere (e.g. la notissima e bellissima Ite ad Ioseph), decantando a memoria la Divina Commedia, ma soprattutto fu un papa profondamente devoto a cui il Signore Gesù Cristo concesse alcune mistiche rivelazioni.

Subito dopo aver celebrato la Santa Messa in Cappella Paolina e durante l’assistenza ad una messa di ringraziamento, il 13 ottobre 1884 il santo padre ebbe una celeste visione che lo turbò profondamente dinnanzi ai cardinali e a tutti i presenti. Il Papa volgendosi verso l’alto si irrigidì di colpo, come rapito in estasi, ma altresì immerso in un profondo dolore che fece temere a chi gli era vicino che fosse vittima di un malore improvviso. Dopo qualche tempo si destò e immediatamente corse nel suo ufficio dove si rinchiuse per circa una mezz’ora vergando di proprio pugno una preghiera esorcistica che consegnò al Segretario per la Congregazione dei Riti ordinando che venisse fatta stampare e divulgata immediatamente.

Lo scritto di Leone XIII venne diffuso ai quattro angoli della cristianità e venne inserito nel Rituale Romanum, obbligando tutti i sacerdoti a recitare parte di esso al termine delle messe basse, arricchendo le già presenti invocazioni alla Madonna prescritte nel 1859 da Papa Pio IX e creando quell’insieme di preghiere note come “Preci Leonine”. Si tratta della preghiera di San Michele Arcangelo, parte di uno dei più potenti esorcismi mai scritti, che riporta il seguente testo:

Sancte Michael Archangele,
defende nos in proelio;
contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium.
Imperet illi Deus,
supplices deprecamur:
tuque, Princeps militiae caelestis,
Satanam aliosque spiritus malignos,
qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo,
divina virtute, in infernum detrude.
Amen.

Lumen in Coelo: le visioni profetiche di Leone XIII
[San Michele Arcangelo, difendici nella lotta; sii nostro aiuto contro la perfidia e le insidie del demonio. Che Dio eserciti il Suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli: e tu, Principe della Milizia Celeste, con la Potenza Divina ricaccia nell’inferno satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime.]

Ciò che scatenò il profondo orrore di Leone XIII e che gli fece produrre una delle preghiere più potenti e celebri della storia fu la visione di una moltitudine di demoni sogghignanti che si addentravano nel Vaticano seguitamente ad una speciale concessione di Nostro Signore. Egli udì chiaramente un dialogo fra Gesù Cristo e satana in cui quest’ultimo Lo sfidava dicendoGli come egli sarebbe riuscito a far crollare la Chiesa se gli fosse stato concesso per un secolo di averla sotto le sue grinfie e preda delle sue perverse tentazioni. Il Signore saldo nel Suo fiducioso Amore verso l’uomo, acconsentì, turbando profondamente il papa che comprese immediatamente come di lì a qualche tempo il pericolo mortale che incombeva sulla Barca di Pietro sarebbe cresciuto a dismisura producendo frutti malvagi che andavano contrastati a qualunque costo.

Le preci leonine e l’esorcismo completo presente nel Rituale Romanum furono la santa arma della preghiera con cui Leone XIII arginò per quanto possibile il male dalla Chiesa, che lui stesso cosi descrisse:

“sposa dell’Agnello Immacolato, saturata di amarezza e abbeverata di veleno da nemici molto astuti; essi hanno posato le loro empie mani su tutto ciò che c’è di più sacro. Laddove fu istituita la sede del Beato Pietro e la cattedra della Verità, là hanno posto il trono della loro abominazione nell’empietà; in modo che colpito il pastore, il gregge possa essere disperso.”

Lumen in Coelo: le visioni profetiche di Leone XIII

Per 81 anni le preci leonine vennero recitate ininterrottamente, purtroppo per noi il Concilio Vaticano II le abolì (Cfr. Inter Oecumenici, 1964: “Preces Leonianae supprimuntur”) al termine della nuova messa da loro inventata, lasciando che esse restassero antico retaggio marginalmente e facoltativamente utilizzabile dai fedeli e dalle sparute comunità che ancora si beano di potersi accostare alla liturgia tridentina. Venne così meno il baluardo di Leone XIII contro la perfidia del demonio. Quel papa, così anziano, così dotto, così illuminato da Dio, venne col tempo dimenticato, e con lui i suoi avvertimenti, i suoi moniti, gli strumenti di difesa della Chiesa che tanto generosamente aveva concesso. “Lumen in coelo” era il suo motto, ovvero una luce nel cielo, quella Luce che divinamente lo illuminò rivelandogli il futuro che aspettava i suoi successori e che pare oggi essersi affievolita sulla Sposa di Cristo e sui suoi vicari.

Il tempo in cui questo periodo di tribolazione, di tentazione e di persecuzione demoniaca ebbe inizio non è stato dal Signore rivelato, lo si può soltanto intuire approssimativamente, sia in accordo con altri messaggi profetici e apparizioni mariane (Fatima, in primis) sia con la lenta e sofferente agonia che la Santa Romana Chiesa (e noi con lei) sta crescentemente vivendo ormai da almeno mezzo secolo. Persino Paolo VI, principale promotore ed esecutore dello smantellamento dell’antica istituzione petrina fu costretto ad ammettere che i frutti delle opere in corso aprirono quella fessura da cui entrò il “fumo di satana nel Tempio di Dio”, aspetto altresì richiamato in seguito da Benedetto XVI nel 2012. L’evidenza dei fatti dimostrava tuttavia come quella non fosse solo una fessura e ciò che prese piede era ben più che semplice fumo… ma ciò di cui si può essere certi è che dentro a questa tempesta vi siamo completamente immersi e la “lumen in coelo” dell’alba in cui la Vergine con San Michele discenderanno per la purificazione (Cfr. e.g. Diari della Beata Anna Caterina Emmerich) ancora pare non essere vicina. Al devoto cattolico non resta che pregare e gioire poiché per quanto male possa essere riversato sulla Chiesa e nella Chiesa il Signore ha fatto una promessa: “portae inferi non praevalebunt adversus eam” (Mt 16,18).

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