Di Fra Liberio
Carissimi, nel diario di San Giovanni Maria Vianney si trova un fatto molto interessante: nel 1856 giunse ad Ars una donna, in grande lutto, vittima della più spaventosa malinconia perché suo marito, che quasi non praticava la religione, nel bel mezzo di una profonda depressione si era suicidato gettandosi dal ponte in un fiume. Quando arrivarono ad Ars usciva dalla chiesa il Padre Giovanni Maria Vianney e la signora si inginocchiò come tutti gli altri pellegrini al passaggio del santo sacerdote. Lui si avvicinò e le disse all’orecchio: “suo marito non è stato condannato; ricordate che ha partecipato al mese di Maria che avete fatto quest’anno a casa vostra? Per quelle preghiere che ha rivolto alla Vergine Santissima Lei ha concesso tramite il Signore che mentre andava al fiume lui facesse un atto di pentimento e si potesse salvare. Ma il suo purgatorio sarà molto lungo, ha bisogno di molte Messe, preghiere e opere di carità”.
La vedova rimase profondamente confortata di fronte a questa notizia e disse poi ad un sacerdote: “io ero malata di depressione ma di fronte a questa notizia consolatrice sono guarita dalla mia malinconia”.
Questa testimonianza del Santo, scritta dagli agiografi, dimostra quanto sia potente non solo il pentimento sincero ma anche quanto generosamente Maria sia in grado di ripagare chi le ha affidato la sua vita, anche se di quella fiducia dopo anni rimane ben poco. Possiamo commentare questo evento con le parole che Maria rivolge al Suo Figlio quando difende i peccatori: “guarda Figlio mio… è anche Lui mio figlio, è questa Lei mia figlia, non troverai un posto per lui/lei nella Tua casa?”. E il Figlio divino non può non rispondere ad una richiesta così sdolcinata della sua Madre e rifiutarla? Un tale atteggiamento assomiglia al perfetto pentimento del ladrone pentito che morì insieme con Cristo, infatti allo stesso tempo è la stessa grazia che Dio concede a un peccatore che cerca sinceramente la conversione a convertirlo.
Nelle numerose apparizioni degli ultimi duecento anni la Beata Vergine Maria appare sempre con il Rosario in mano chiedendo ad ognuno dei Suoi figli, e quindi anche a noi, di pregare il Santo Rosario, chiedendo lo spirito di conversione per il cambiamento della nostra vita. Ma possiamo, anzi dobbiamo chiederci: la richiesta di Maria avrà una risposta? La nostra Ausiliatrice avrà qualcosa a cui aggrapparsi nella nostra vita quando vorrà presentarci al suo Figlio? Perciò il Rosario è la forma di preghiera più coinvolgente, perché occupa la persona che prega in tre dimensioni: manuale, verbale e contemplativa.
È solo la preghiera del Rosario a assorbire una persona manualmente perché bisogna tenere il rosario tra le mani e muovere i singoli grani, anche se questa, indubbiamente, non è la cosa più importante di questa preghiera. Nella dimensione verbale, la preghiera dell’Ave Maria è un’elevazione della nostra natura umana fino alle porte del Cielo stesso. Ecco perché le nostre labbra che recitano il saluto angelico cinquanta volte nella preghiera del Santo Rosario ci portano ad immergerci nell’amore della Vergine Maria e di Suo Figlio. Qui si arriva all’essenza del canto del rosario: alla contemplazione. La contemplazione è un momento in cui lasciamo che Dio ci parli, e allo stesso tempo cominciamo anche ad ascoltarlo. Contemplare il Rosario vuol dire trovare la propria vita, la propria quotidianità sui sentieri della vita di Maria che sempre conduce al Suo Figlio Salvatore. E molti potrebbero chiedersi come trovare nella vita il tempo per questa forma di preghiera? Se siamo tanto affannati, non abbiamo mai tempo, siamo impegnati… come ieri nel Vangelo abbiamo sentito: siamo sempre come Marta che abbiamo mille cose da fare… le cose urgenti che dobbiamo fare ci fanno perdere l’essenziale, non abbiamo mai tempo per l’essenziale!
Un accenno può essere dato dalle parole del Beato Ruper Maier: “durante il giorno abbiamo tanti minuti vuoti che dobbiamo cercare di sfruttare bene”. Queste parole del Beato devono essere anche per noi un incoraggiamento a ritrovare e a scoprire la preghiera del Santo Rosario. Sulla strada del lavoro, sulla strada della scuola, durante una passeggiata, nei vari compiti della vita quotidiana: c’è sempre il tempo per adorare Dio attraverso Maria, anche usando le dita della mano. Lasciate che il Rosario sia custodito nelle vostre tasche così potrete essere sicuri che anche Maria non vi dimenticherà mai con il Suo Figlio.
Anni fa ho visto un film poliziesco intitolato “We’re No Angels” (“non siamo angeli”) e si concludeva con una sequenza di pochi secondi che ha stimolato una mia riflessione molto profonda: il protagonista che era un criminale, voleva fuggire dagli Stati Uniti verso il Canada e il passaggio tra i due paesi era strettamente sorvegliato e per lui l’unica occasione per passare il confine poteva essere la processione cattolica che una volta all’anno attraversava i due paesi portando una grande statua della Beata Vergine Maria. E come risultato di una combinazione di circostanze e di azioni confuse la statua e con essa anche una piccola bambina sono cadute in un enorme fiume. Il criminale invece di approfittare della confusione e fuggire oltre il confine aperto si è gettato nel fiume per salvare la bambina che stava affondando. E la situazione sembrava senza speranza, nelle profondità del fiume, mentre teneva con una mano la bambina che stava annegando afferrò, ad un certo punto, la mano della statua miracolosa della Madonna che fatta di legno galleggiava sulla superficie dell’acqua.
Questa scena del film sopracitato mi ha accompagnato per anni, un uomo stringendo la Sua mano, la mano della Vergine Maria, non può annegare! Anche inevitabilmente, andando in fondo nella vita se stringe la mano della Madonna non ha scelta, la Madonna lo tirerà in superficie, a vivere in Grazia di Dio e a riconciliarsi con il Prossimo. Ma quanti di noi saranno in grado di riconoscere nel profondo dell’abisso della propria vita, la mano amorevole della Madonna catturandola in tempo?
Inevitabilmente a questo pensiamo, al potere del Santo Rosario, che la Festa di oggi ci ricorda: la battaglia di Lepanto, avvenuta il 7 ottobre del 1571. Non è un’esagerazione dire che quel 7 ottobre ha sigillato il destino dell’Europa e con il destino dell’Europa quello di buona parte del mondo nei secoli successivi. Nel golfo di Lepanto, di fronte alle coste greche da un lato si trovava la Lega Santa e dall’altro i Turchi che professavano la religione musulmana e costituivano già un grande impero che non cessava di avanzare sull’Europa e che aveva un controllo navale molto vasto nel Mediterraneo, contava infatti su una forza navale simile a quella cristiana ma con molti più uomini arruolati per il combattimento. Le truppe cristiane misero fuori gioco i musulmani, il trionfo è stato da sempre attribuito all’intercessione della Vergine Maria, nella sua invocazione di Nostra Signora del Santo Rosario, perché il pontefice San Pio V veniva dall’Ordine dei Predicatori (di San Domenico) e su Sua richiesta e insieme con Lui iniziarono la tradizionale recita del Santo Rosario perché si affidasse il destino del continente nelle Mani di Maria, nelle Sue mani di Madre e quindi nelle mani di Dio. È per questo che ogni 7 ottobre, in memoria di quel combattimento, si celebra la festa di Nostra Signora del Santo Rosario.
Non fu solo la vittoria religiosa e spirituale ma è anche stata salvata la nostra memoria culturale, lo ha ben ricordato il Santo Padre Benedetto XVI all’incontro con i parlamentari tedeschi riuniti il 22 settembre 2011 dichiarando che la cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma, dall’incontro tra la fede nel Dio d’Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma.
Questo triplice incontro forma l’intima identità dell’Europa, quindi parlando della dignità dell’uomo non si può escludere Dio. Escludendo Dio, dice il Papa Benedetto XVI, escludiamo le radici dell’umanità, della dignità e dei diritti umani. Se Lepanto salvò l’Europa come ambito culturale, con le caratteristiche che abbiamo sottolineato, bisogna chiedersi se questo concetto non ha frutti oggi in nuove incursioni nemiche che ne sfidano il senso. Forse è il caso di riflettere sulla legittimità e sull’impatto di tutto ciò che, obbedendo a mode circostanziali (panteismo, irrazionalismo, laicismo intollerante, capitalismo selvaggio…), mina queste basi, perché equivarrebbe a tagliare le radici culturali dell’Europa cristiana, e purtroppo a questo oggi assistiamo, a una caccia alle streghe, ad una cancellazione e rinuncia totale delle proprie origini.
L’altro giorno, e con questo concludo, è venuto un giovane che accusava la Chiesa, i preti tutti di aver rovinato l’Europa: che deve essere Laicista! Ma se voi pensate bene, come ho risposto a lui e anche a voi dono questa riflessione, se pensate bene chi ha salvato Aristotele? Chi ha salvato Platone? Chi ha salvato Plotino e tutta la filosofia Greco-pagana? Erano quei monaci che stavano seduti allo scriptorium dal mattino fino alla sera a trascrivere queste opere, perché hanno capito il valore culturale di queste opere. Se questo succedesse oggi nella nostra cultura nascerebbe subito il pensiero che “non è nostro” e ognuno inculcherebbe agli altri ciò che vuole lui. Se gli antichi avessero pensato così avrebbero potuto tranquillamente dire di bruciare ogni cosa e cancellarne le tracce e donare un nuovo pensiero Cristiano, eliminando completamente qualsiasi pensiero precedente. Invece non hanno fatto così perché hanno capito il valore culturale di queste opere e questo ci fa pensare molto che chi ha salvato, chi ha dato le radici a una cultura, alla cultura della dignità umana, alle leggi che noi oggi abbiamo, alle nostre scuole e a tutto quello che noi oggi abbiamo a disposizione nostra è stata proprio la Chiesa. E ha lasciato, essa infatti si è sciolta come sale dando il sapore alle cose, lasciando tutte queste istituzioni nelle mani dei laici. Infatti, anche la parola “laico” proviene dal diritto ecclesiale, deriva infatti dalla distinzione tra chierico e laico. Quindi questa società che si professa atea, pagana, laicista non è capace nemmeno di inventare il suo termine con cui si chiama e con cui si descrive, usando termini che hanno creato altri.
Chiediamo oggi, in questa festa della Madonna del Santo Rosario, di poter prendere coscienza del nostro essere cristiano, di apprezzare un po’ di più la nostra Fede e il nostro cammino con il Signore: attraverso proprio la nostra testimonianza e non attraverso le nostre battaglie personali ma attraverso la testimonianza di vita che è il fondamento di ogni cammino con il Signore: “Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.”