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Russia, dittature e guerre nelle profezie della beata Elena Aiello – I

Correva l’anno 1895, e in un paese di cinquemila anime fra le colline della Calabria nasceva il mercoledì della Settimana Santa la piccola Elena Emilia Aiello, figlia del sarto locale.

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Correva l’anno 1895, e in un paese di cinquemila anime fra le colline della Calabria nasceva il mercoledì della Settimana Santa la piccola Elena Emilia Aiello, figlia del sarto locale.

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Correva l’anno 1895, e in un paese di cinquemila anime fra le colline della Calabria nasceva il mercoledì della Settimana Santa la piccola Elena Emilia Aiello, figlia del sarto locale, uomo particolarmente devoto e rispettato. I genitori all’epoca non potevano immaginare quale grande ruolo la loro piccola infante avrebbe avuto fra i piani del Signore. Sin dalla più tenera età Elena crebbe in un contesto fervidamente cattolico, mostrando una spiccata intelligenza ed una devozione fuori dal comune che la spinsero, dopo la Prima guerra mondiale, ad entrare nell’Istituto delle Suore del Preziosissimo Sangue. La sua permanenza non sarebbe tuttavia durata molto: un grave incidente precedette la sua vestizione danneggiandole la spalla, e l’intervento chirurgico senza anestesia cui si sottopose peggiorò ulteriormente il problema, creandole una irreparabile e dolorosissima menomazione cui si aggiunse un cancro allo stomaco. In queste circostanze iniziarono le mistiche visioni del Signore, che invitava la novizia a sopportare con pazienza tali atroci sofferenze e di Santa Rita che la guarì dal gravoso male all’apparato digerente.

In breve tempo le dolorose sofferenze della Passione (in modo particolare la Corona di Spine, proprio come Santa Rita) vissute con viva partecipazione da Elena Aiello, insieme alle sue locuzioni con Gesù, divennero note in tutta Italia, attirando numerosi devoti desiderosi di potersi accostare a colei che era divenuta “’A Monaca Santa”. La sua fama di santità arrivò sino alle orecchie di Benito Mussolini che si premurò di mandare un cospicuo aiuto all’ordine delle Suore Minime della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo da lei fondato in quegli anni. Di tutta risposta il Duce ricevette una lettera da Elena (non ancora suora, emetterà i voti solo nel 1949) per mezzo di sua sorella, Donna Edvige Mussolini, che diceva quanto segue:

Cosenza, 23 Aprile 1940. Al Capo del Governo Benito Mussolini Duce,

vengo a Voi in nome di Dio per dirvi ciò che il Signore mi ha rivelato e che vuole da voi. Io non volevo scrivere, ma ieri, 22, il Signore mi è apparso di nuovo imponendomi di farvi sapere quanto segue:

“Il mondo è in rovina per i molti peccati e particolarmente per i peccati d’impurità che sono arrivati al colmo dinanzi alla Giustizia del mio Padre Celeste. Perciò tu dovrai soffrire ed essere vittima espiatrice per il mondo e particolarmente per l’Italia, dove è la sede del mio Vicario. Il mio Regno è regno di pace, il mondo invece è tutto in guerra. I Governatori dei popoli sono agitati per acquistare nuovi territori. Poveri ciechi!… Non sanno che dove non c’è Dio non vi può essere alcuna vera conquista! Nel loro cuore non vi è che malvagità e non fanno che oltraggiarmi, deridermi, disprezzarmi! Sono demoni di discordia, sovvertitori dei popoli e cercano di travolgere nel terribile flagello anche l’Italia, dove sta Dio in mezzo a tante anime e la sede del mio Vicario, Pastor Angelicus.

La Francia, tanto cara al mio cuore, per i suoi molti peccati, presto cadrà in rovina e sarà travolta e devastata come Gerusalemme ingrata. All’Italia, perché sede del mio Vicario, ho mandato Benito Mussolini, per salvarla dall’abisso verso il quale si era avviata, altrimenti sarebbe arrivata in condizioni peggiori della Russia. In tanti pericoli l’ho sempre salvato; adesso deve mantenere l’Italia fuori della guerra, perché l’Italia è civile ed è la sede del mio Vicario in terra. Se farà questo avrà favori straordinari e farò inchinare ogni altra Nazione al suo cospetto. Egli invece ha deciso di dichiarare la guerra, ma sappia che se non la impedirà, sarà punito dalla mia Giustizia!”.

Tutto questo mi ha detto il Signore. Non crediate, o Duce, che io mi occupi di politica. Io sono una povera Suora dedicata all’educazione di Piccole abbandonate e prego tanto per la vostra salvezza e per la salvezza della nostra Patria.

Con sincera stima dev.ma Suor Elena Aiello.

[Lettera pubblicata su: Il Giornale d’Italia del 19.03.1956]

La guerra nel frattempo era scoppiata ed Elena non ricevette da Roma alcuna risposta alla sua missiva. Così, nel 1943 quando la disfatta italiana era ormai evidente, la Monaca Santa prese coraggio e scrisse una seconda lettera, questa volta direttamente a Donna Edvige, vergando le seguenti amare parole:

Gent.ma Donna Edvige,

questo mio lungo silenzio vi avrà fatto forse pensare che io mi sia dimenticata di voi, mentre invece io mi ricordo tutti i giorni, nelle mie povere preghiere, seguendo sempre le dolorose vicende della nostra bella Italia. Noi ci troviamo fuori Cosenza, a causa dei bombardamenti. La barbarie nemica ha sfogato il suo odio, sganciando bombe sulla città di Cosenza, causando devastazione, dolore e morte fra la popolazione civile. Io mi trovavo a letto con le sofferenze: tre bombe sono cadute vicino al nostro Istituto, ma il Signore ci ha salvato nella sua infinita bontà e misericordia. Per tenere lontane le bambine dal pericolo di nuove incursioni, ci siamo rifugiate a Montalto Uffugo, mio paese natio, dove ci troviamo certamente a disagio, ma tutto offriamo al Signore per la salvezza dell’Italia.

La ragione di questo mio scritto è per rivolgermi nuovamente a voi, come nel mese di maggio del 1940, quando venni a Roma presentata dalla Baronessa Ruggi, per consegnarvi in inscritto le rivelazioni avute dal Signore riguardo al Duce. Ricordate quando il 6 maggio del 1940 dicevamo che il Duce aveva deciso di fare la guerra, mentre il Signore gli faceva sapere nella mia lettera che doveva salvare l’Italia dalla guerra altrimenti sarebbe stato punito dalla Sua divina Giustizia? “In tanti pericoli – diceva Gesù – l’ho sempre salvato; anche lui, adesso, deve salvare l’Italia dal flagello della guerra, perché vi è la sede del mio Vicario. Se farà questo gli darò favori straordinari e farò inchinare ogni altra Nazione al suo cospetto; invece lui ha deciso di fare la guerra, ma sappia che se non la impedisce, sarà punito dalla mia Giustizia”.

Ah!… se il Duce avesse dato ascolto alle parole di Gesù, l’Italia non si sarebbe trovata ora in così triste condizione!… Io penso che il cuore del Duce sarà molto rattristato nel vedere l’Italia, da un giardino fiorito, trasformato in un campo deserto, seminato di dolore e di morte. Ma perché continuare questa guerra terribilmente crudele, se Gesù ha detto che per nessuno vi sarà vera vittoria? Perciò, Cara Donna Edvige, dite al Duce, a nome mio, che questo è l’ultimo avviso che il Signore gli manda. Potrà ancora salvarsi mettendo tutto nelle mani del Santo Padre. Se non farà questo – diceva il Signore – presto scenderà su di lui la Giustizia Divina. Anche gli altri Governatori che non ascolteranno gli avvisi e le direttive del mio Vicario saranno raggiunti e puniti dalla mia Giustizia. Vi ricordate il 7 luglio dell’anno scorso quando mi dicevate che cosa ne sarebbe stato del Duce ed io vi risposi che se non si fosse mantenuto unito al Papa sarebbe finito peggio di Napoleone? Ora vi ripeto le stesse parole: Se il Duce non salverà l’Italia rimettendosi a quanto dirà e farà il Santo Padre, presto cadrà; anche Bruno dal cielo chiede al padre la salvezza dell’Italia e di lui stesso. Il Signore dice spesso che l’Italia sarà salva per il Papa, vittima espiatrice di questo flagello, perciò non vi sarà altra via per la vera pace e per la salvezza dei popoli, fuori di quella che traccerà il Santo Padre.

Cara Donna Edvige, riflettete bene come tutto ciò che ha detto il Signore si sia perfettamente avverato. Chi è che ha causato tanta rovina all’Italia? Non è stato forse il Duce per non avere ascoltato le parole di nostro Signore Gesù Cristo?

Ora potrà ancora rimediare facendo quanto vuole il Signore.

Io non mancherò di pregare.

Si disse che entrambe le lettere colpirono particolarmente Mussolini, smuovendo quel piccolo barlume di Fede che forse ancora era presente in lui, ma le dinamiche di guerra ebbero il sopravvento, la paura non bastò a tenerlo lontano dalla Germania e i moniti della Monaca Santa non furono sufficienti per salvare il Paese. La Storia, come si sa, non si scrive con i “se”, tuttavia sono è la sciente volontà umana di disobbedire al Divino Volere (a maggior ragione quand’esso è cosi manifesto) a generare le gravi conseguenze che altrimenti si sarebbero potute evitare. La Bibbia è intrisa di esempi di esempi di tal genere, dell’uomo non ci si può fidare, ma delle parole di Dio, per mezzo di una delle sue figlie dilette, dubitarne sarebbe esecrabile e dunque si può essere ragionevolmente certi che l’Italia oggi sarebbe un giardino ben diverso. Un regno come quello descritto da Elena al Duce.


Approfondimenti

  • Spadafora mons. Francesco (1964). Suor Elena Aiello. A Monaca Santa. Roma, Città Nuova editore

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