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Sant’Antonio Abate

Una vita di solitudine, digiuno e laborioso servizio a Dio lo aveva mantenuto vigoroso e robusto fino a tarda età. Ininterrottamente, ha sfidato sé stesso, avanzando incessantemente nella sua vita di fede.

Il 17 gennaio si celebra la memoria di un illustre santo, colui che visse in Egitto nel II secolo dopo Cristo: Sant’Antonio abate. L’intera esistenza di Sant’Antonio si configurò come un continuo processo di trasformazione anziché una mera osservanza del Vangelo. All’età di diciotto o vent’anni, alla morte dei suoi genitori, ereditò ben trecento acri di terra insieme alla responsabilità di una giovane sorella. In un momento di riflessione durante un servizio liturgico, fu colpito da un passo del Vangelo che recitava: Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi. [1] Lontano dall’inerzia contemplativa, Sant’Antonio, all’istante, abbandonò ogni attitudine di possesso, donando tutti i suoi averi tranne ciò che era essenziale per la sua vita e quella di sua sorella. In seguito, udendo le parole: Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena,[2] decise di rinunciare a ogni altro bene materiale, affidando sua sorella alle cure di un convento. Egli, così, lasciò il villaggio intraprendendo un percorso dedicato alla preghiera, al digiuno e al lavoro manuale. Il mero ascolto delle parole di Gesù non gli bastava: era imperativo trasformarsi in ciò che il Messia insegnava.

Ogni volta che veniva a conoscenza di una persona considerata santa, si metteva in viaggio per incontrarla. Non era interessato solamente alle parole di saggezza, ma piuttosto a incarnarle nella sua stessa vita. Così, nel contemplare la costanza nella preghiera, la cortesia o la pazienza di un individuo, Sant’Antonio si sentiva ispirato a emularne l’esempio. Al ritorno a casa, ancorato ai suoi principi, ammirava le profonde argomentazioni filosofiche degli antichi greci, riconoscendo tuttavia che queste non avrebbero mai raggiunto la potenza della fede. Egli sottolineò che l’intera retorica e ogni argomentazione, per quanto complessa e ben fondata, erano prodotti umani, mentre la fede era una creazione divina, un dono di Dio. Per perseguire l’ideale supremo, bisognava abbracciare la via della fede. Sant’Antonio, conscio della difficoltà di tale cammino, trascorse l’intera esistenza impegnato in dibattiti e scontri diretti con il diavolo. Le prime tentazioni che lo assalirono, cercavano di spingerlo a rinunciare alla sua vita ascetica, erano argomenti difficili a cui resistere: l’ansia per la sorte della sorella, la nostalgia dei legami familiari, il pensiero su come avrebbe potuto impiegare le sue proprietà a fini benefici, il desiderio di potere e ricchezza.

Ogni volta che Sant’Antonio riusciva a resistere a tali tentazioni, il diavolo cercava di sedurlo con l’adulazione, esaltando la sua potenza nel contrastarlo, la sua forza nel resistere. In risposta, il santo si affidava al potente nome di Gesù per liberarsi dalle insidie demoniache. In un’occasione, il confronto con il diavolo fu così intenso da lasciare Sant’Antonio così debilitato che i suoi amici, credendolo morto, lo portarono in chiesa. Dopo un prolungato e arduo scontro, Sant’Antonio ebbe la visione di una luce divina. Consapevole che si trattava di Dio, rivolse a Lui la domanda: dov’eri quando avevo bisogno di Te? La risposta del Signore fu solenne: Ero qui. Osservavo la tua strenua battaglia. Poiché non ti sei arreso, resterò con te e ti proteggerò per sempre. La reazione del santo fu immediata: si rialzò e si preparò per la prossima sfida, dirigendosi verso il deserto. Sant’Antonio, ai visitatori che si recavano da lui, ribadiva costantemente che la chiave della vita ascetica risiedeva nella perseveranza, senza mai cedere all’orgoglio. Per molti, la perseveranza si limita a non arrendersi, a resistere. Tuttavia, per lui, significava affrontare ogni nuovo giorno con lo stesso fervore del primo. Non bastava aver rinunciato alle sue proprietà in un solo giorno. La sua dedizione lo portò a spostarsi progressivamente: dapprima si stabilì vicino alla città, poi si ritirò in spelonche più remote e, infine, abbracciò la vita nel deserto: una sfida senza precedenti. Sant’Antonio visse sigillato in una stanza per vent’anni, mentre i suoi amici gli procuravano il pane.

Pur essendo ricercato da molti per guarigioni e consigli, egli rifiutava di uscire. Alla fine, la porta fu abbattuta. Sant’Antonio, lontano dall’essere irritato, emerse con calma e serenità. Alcuni di coloro che si rivolsero a Sant’Antonio sperimentarono guarigioni fisiche, mentre molti furono confortati dalle sue ispirate parole; altri ancora rimasero presso di lui per imparare. Coloro che decisero di restare diedero vita a quella che oggi riteniamo la prima comunità monastica, sebbene la concezione moderna di vita religiosa possa apparire differente. In quel contesto, tutti i monaci conducevano una vita di separazione fisica, riunendosi solo per il culto e per ascoltare gli insegnamenti di sant’Antonio.

Col passare del tempo, tuttavia, il numero di persone che giungevano alla ricerca del santo crebbe in modo esponenziale. Sant’Antonio temeva che ciò potesse condurlo all’orgoglio personale o addirittura al rischio che le persone lo adorassero al posto di Dio. In un gesto di umiltà e desiderio di isolamento spirituale, decise di partire nel cuore della notte, progettando di recarsi in una regione dell’Egitto dove il suo nome non fosse noto. Tuttavia, inaspettatamente, udì una voce interiore che gli suggeriva che l’unico modo per trovare la vera solitudine era addentrarsi nel deserto. Sant’Antonio fu guidato da alcuni uomini verso una remota oasi di montagna nel deserto, dove fu accudito e nutrito finché i suoi amici non lo trovarono.

Questo episodio testimonia la costante ricerca del santo di una solitudine più profonda e il suo costante desiderio di pura adorazione di Dio. Sant’Antonio concluse la sua peregrinazione terrena all’età di centocinque anni. Una vita di solitudine, digiuno e laborioso servizio a Dio lo aveva mantenuto vigoroso e robusto fino a tarda età. Ininterrottamente, ha sfidato sé stesso, avanzando incessantemente nella sua vita di fede. Sant’Atanasio, biografo di sant’Antonio, lo descrisse con queste parole: Antonio non era celebre per i suoi scritti, né per la sua saggezza mondana, né per alcuna abilità artistica, ma unicamente per la sua profonda riverenza verso Dio. Ciò che possiamo apprendere da questa figura di santità, anche conosciuta come sant’Antonio il Grande, va oltre l’ordinario. Un santo che, avvolto dal deserto, vestiva pelli, si nutriva di pane e giaceva sulla terra. Riflettiamo su come possiamo emularlo e diventare simili a lui.

L’itinerario ci conduce a imitare la sua vita di fede radicale e il suo totale impegno orientato a  Dio. In breve, possiamo affermare quanto sia cruciale, nel cammino cristiano, nutrire la fede attraverso una vita di grazia. Il cammino si rivela sicuro solo quando lo percorriamo in Cristo, cercando sempre e solo Lui, poiché Egli, essendo la Via, ci garantisce il raggiungimento della terra promessa, attraversando incolumi i deserti della vita terrena.


Note

  1. Vangelo di Matteo, 19, 21.
  2.  Ivi, 6, 34.

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