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Convivenza: stato di peccato

Non ci può essere frutto casto e buono da un albero cattivo

Non ci sono mai stati dubbi a riguardo.

La convivenza di un uomo e una donna, al di fuori del matrimonio, costituisce sempre un disordine. Questa convinzione, di per sé evidente e ben radicata nella Verità divinamente rivelata, è disseminata pressoché ovunque nel Magistero della Chiesa. 

Sommi Pontefici di tutte le epoche hanno sempre ribadito una sola verità, in una sola direzione: o l’unione di due persone è benedetta da Dio con il Sacramento del Matrimonio, oppure non ci siamo.

Non si capirebbe, tuttavia, perché la Chiesa oggi si sforza di definire, in maniera un po’ scandalosa, una sorta di “divina pedagogia della grazia”, per usare un termine di qualche personaggio importante della chiesa di questi tempi, per queste situazioni disordinate. Il mondo è disseminato, attualmente, di persone che vivono situazioni irregolari nella sfera “affettiva”.

Persone divorziate, che capricciosamente si riservano il diritto di calpestare la legge di Dio, distruggendo la vita dei propri figli e propria, mettendo così in prossimo pericoloso la salvezza di sé e dei propri figli, che diventano “merce di baratto” dei capricci dei genitori. Genitori, parolone: bambinoni viziati che, ubriachi di liberalismo e di lussuria sregolata, se ne vanno con compagni, amanti, colleghi, a convivere non si sa dove, pretendendo che i figli accettino il disastro che hanno combinato, e che non riportano danno alcuno.

Ragazzi giovani, che vanno a “convivere” per “[…] capire se stiamo bene insieme”.

Per noi cristiani, chiaramente, tutto questo è una follia.

  1. La convivenza non è benedetta da Dio, nessuna di esse

L’unica convivenza di un uomo con una donna, che il Signore accetta è benedice, è quella che si conferma con il Matrimonio cristiano. Il fatto che Gesù abbia elevato alla dignità di Sacramento quest’unione cambia tutto, come ci dice Pio XI nella Casti Connubii. Il Sacramento è il segno efficace della grazia che garantisce la benedizione di Dio sugli sposi, conferendogli la grazia di stato per diventare genitori, educare la prole alla religione cristiana ed essere baluardo per la Chiesa, per la società e strumento chiave per la salvezza delle anime. La convivenza che non si basa sul Sacramento non può essere, ed infatti non è, benedetta dal Signore. E dove non c’è la benedizione del Signore, non ci può essere che la sua disapprovazione. Infatti,

  1. La convivenza è una fungaia di peccati per chi la vive

Primo tra tutti i peccati la fornicazione. La fornicazione è un peccato molto grave e diffuso, ed ha condotto ai disordini morali che viviamo nella società odierna. Essa inaridisce l’amore tra gli amanti, perché l’atto coniugale viene necessariamente storpiato per un fine diverso da quello per il quale è stato concepito. L’atto coniugale viene ricercato per una pura ricerca libidinosa di piacere. L’amore per la persona diviene un pretesto per usarla come mezzo di compiacimento dei propri appetiti libidinosi, contrari alla castità. Cosa comporta questo peccato nella mente di chi lo commette? Nell’uomo, implica la rivelazione dei suoi aspetti bestiali, insaziabili, esigenti e incuranti della donna. Nella donna, implica un risveglio delle insicurezze e dell’essere capricciosa ed eccessivamente attenta alla idolatria del proprio corpo. I due conviventi continuano così a peccare, i peccati succedono ad altri peccati: l’anima finisce per avvelenarsi. L’uomo diventa avido di sessualità, sul lavoro e in compagnia diventa sboccato, si guarda intorno cercando altre donne; la donna, invece, cresce nella propria insicurezza, oppure si acutizza sui capricci, diventa arrogante per coprire la propria fragilità. Non parliamo di tutti i peccati delle carne che precedono la fornicazione.

Il Matrimonio garantisce, poi, una crescita fondamentale per correggere altri vizi, tra cui l’ira, che invece non viene mai corretta nelle convivenze. 

Mancando la cura e l’esercizio delle virtù cristiane, la frana dei peccati è inevitabile.

Manca poi tutto il culto di Dio: la preghiera quotidiana, la Santa Messa vissuta nel Sacramento del Matrimonio, la frequenza ai Sacramenti. Insomma, un autentico disastro.

Un gigantesco accumulo di peccati.

  1. La convivenza è nemica della virtù

Dove non c’è la grazia abituale, non ci può essere virtù. Senza virtù, una relazione non può stare in piedi. Oppure, può rimanere in piedi, in maniera del tutto pericolante, ma non porta frutti buoni. Nella convivenza, infatti, non essendoci la base per una vita cristiana di coppia, il vizio regna sovrano. L’uomo è spesso scontroso, si comporta male, manca spesse volte di rispetto alla compagna, è sboccato, svogliato e accidioso; diventa violento (non è un caso se la maggior parte delle violenze domestiche sono dovute o a divorzi con amanti di mezzo, o convivenze finite male, ma guarda un po’) e iracondo; la donna diventa viziata, accidiosa ed esigente, spesse volte si comporta in maniera capricciosa.

Della virtù, manco l’ombra.

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