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Sant’Elia profeta

di Don Riccardo Pecchia

Sant’Elia profeta (nome ebraico אֱלִיָּהוּ Eliyahu, che significa “il mio Dio è Yahweh”), nacque a Tishbà nel IX sec. a.C., proveniente dalla tribù di Beniamino.  Svolse gran parte della sua missione profetica sotto il regno Acab, docile strumento nelle mani dell’intrigante moglie Jezabel, di origine fenicia, che aveva dapprima favorito e poi imposto il culto del dio Baal. Quando la maggioranza del popolo aveva abbracciato l’idolatria, Elia si presentò dinanzi al re Acab ad annunciargli, come castigo, tre anni di siccità. Abbattutosi il flagello sulla Palestina, Elia ritornò dal re e per dimostrare la inutilità degli idoli lanciò la sfida sul Monte Carmelo contro i 400 profeti di Baal. Quando sul solo altare innalzato da Elia si accese prodigiosamente la fiamma, e l’acqua invocata scese a porre fine alla siccità, il popolo esultante uccise i sacerdoti idolatri. Elia credette giunto il momento del trionfo di Javhè, e perciò tanto più amara e incomprensibile gli apparve la necessità di sottrarsi con la fuga all’ira della furente regina Jezabel. Inseguito nel deserto come un animale da preda, l’energico e intransigente profeta sembrò avere un attimo di cedimento allo sconforto.

Il suo lavoro, la sua stessa vita gli apparvero inutili e pregò Dio di tagliare il filo che lo teneva ancora legato alla terra, ma un angelo lo confortò, porgendogli una focaccia e una brocca d’acqua; poi Dio stesso gli apparve, restituendogli l’indomito coraggio di un tempo. Elia comprese che Dio non propizia il trionfo del bene con gesti spettacolari, ma agisce con fiduciosa pazienza, poiché egli è l’Eterno e domina il tempo. Il fiero profeta, che indossava un mantello di pelle sopra un rozzo grembiule stretto ai fianchi, tornò con rinnovato zelo in mezzo al popolo di Dio, ma non assistette al pieno trionfo di Jahvè. L’opera di riedificazione spirituale, tanto faticosamente iniziata, venne portata avanti con pieno successo dal suo discepolo Eliseo, al quale comunicò la divina chiamata mentre si trovava nei campi dietro l’aratro, gettandogli sulle spalle il suo mantello. Eliseo fu anche l’unico testimone della misteriosa fine di Elia avvenuta su un carro di fuoco. Morì misteriosamente sul Monte Carmelo nell’850 a.C. circa.

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