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Scegliete oggi a chi volete servire! (Giosuè 24, 15)

Tutti siamo rimasti sconvolti appena abbiamo appreso la notizia della strage delle quattordici persone, tra cui due bambini. Certe cose non dovrebbero succedere, giovani vite spezzate....

Tutti siamo rimasti sconvolti appena abbiamo appreso la notizia della strage delle quattordici persone, tra cui due bambini. Certe cose non dovrebbero succedere, giovani vite spezzate, famiglie distrutte, ma è questo che accade quando si gioca a fare dio. Si, è così! Lo hanno ammesso i responsabili dell’impianto: c’erano dei malfunzionamenti nella funivia, hanno chiamato la manutenzione che però non ha risolto in parte il problema; così per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare quella che in termini tecnici si chiama “forchetta”, che ha impedito al freno di emergenza di entrare in funzione. Non è stata una dimenticanza, nè una distrazione, ma una scelta deliberata con coscienza. Forse avranno pensato che non sarebbe accaduto nulla di grave. Non è però sufficiente come scusante, perché quando ci si assume la responsabilità di un servizio come questo si deve pensare alla sicurezza delle persone, garantendo un servizio sicuro senza alcun pericolo. Tuttavia è anche vero che siamo figli e vittime di un sistema malato che ci spinge a fare cose che a volte non vorremmo fare, anche per vivere in un certo modo, non accontentandoci di quello che abbiamo. Questo vale per tutti, per ciascuno di noi; è facile puntare il dito verso gli altri, ma quanti di noi si accontentano? Basti pensare alle nuove tecnologie, vogliamo sempre l’ultimo modello sia del telefono sia del computer, non ci facciamo mai bastare nulla: più otteniamo e più ne vogliamo, ma d’altra parte è così che gira il mondo. Tutto riconduce sempre al il dio denaro che, come dice San Paolo, “è radice d’ogni sorta di mali”.

Scegliete oggi a chi volete servire! (Giosuè 24, 15)

E’ proprio così, ce lo ricorda l’Apostolo Matteo nel suo vangelo “Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona” (Matteo 6, 24). L’evangelista ci obbliga a scegliere chi servire perché è convinto che nessuno può servire due padroni. Scegliere di servire Dio è vivere nella sua casa e seguire i suoi ordini con la libertà di crescere e maturare, e scegliere di amarlo è una esperienza che nasce dalla perfetta convinzione che lui provvederà ad ogni cosa di cui avremo bisogno. Che cosa vuol dire invece “Mammona”? Indica le sostanze di un uomo, i suoi averi: servire Mammona significa servire il denaro, e questo è rischioso perché significa essere dipendente dal denaro. La schiavitù del denaro ci obbliga sempre a vivere lavorando faticosamente, ma senza nessun giovamento alla vita personale e collettiva, perché non abbiamo altro scopo che quello di accumulare denaro. L’uomo servo di Mammona intende accumulare tutto nel suo granaio, ponendo il suo sguardo solo su di esso, perché è frutto del proprio lavoro. Il denaro non può essere considerato un padrone, ma l’uomo diventa suo servo quando gli è sottomesso, quando misura se stesso in base alla sua ricchezza. Che cosa può dunque significare se non questo quando l’uomo decide che è più importante non smettere di guadagnare piuttosto che assicurarsi che tutto funzioni in sicurezza e nel rispetto della vita altrui?

Dobbiamo rivolgere ancora una volta lo sguardo a Dio e chiedere il suo aiuto, il suo perdono e il suo amore. Dobbiamo chiedergli la grazia di poter usare il denaro come mezzo per fare il bene, a servizio della vita, e non elevarlo a un idolo a discapito della vita propria e altrui. Gesù indica un primo atteggiamento da assumere come segno della fede, dell’adesione al Signore: “Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete”. Questo atteggiamento non è certamente il più facile: sovente infatti siamo in ansia, abbia paura quando guardiamo al futuro, al domani, ma proprio in questa vita che passa ci è chiesto di aderire all’”oggi di Dio”, senza voler assicurarci il domani né possederlo: il domani è di Dio e non ci appartiene. Arte del cristiano è dunque ricordare il passato; vivere l’oggi, l’hic et nunc, come adesione alla realtà e ora decisiva dell’ascolto della voce di Dio (“Ascoltate oggi la sua voce!”: Sal 95,7).

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