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Tu sei mio rifugio, mi liberi dall’angoscia

Il vangelo di oggi ci da un significato immediato che è quello che tante volte umanamente ci dimentichiamo di vivere nella sofferenza, nel dolore e nella malattia. La preghiera, l’affidarsi a Dio ci da non solo la consolazione ma anche la forza nello spirito per combattere e vincere la buona battaglia.

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Mc 1,40-45

Sia lodato Gesù Cristo!

Il vangelo di oggi ci da un significato immediato che è quello che tante volte umanamente ci dimentichiamo di vivere nella sofferenza, nel dolore e nella malattia. La preghiera, l’affidarsi a Dio ci da non solo la consolazione ma anche la forza nello spirito per combattere e vincere la buona battaglia. Quando è data per la nostra salvezza tante volte il Signore interviene in modo straordinario per tirarci fuori da questa situazione di sofferenza. Poi c’è un significato un po’ più spirituale, profondo e qui va letta tutta la storia di questo lebbroso come la storia di ciascuno di noi che è colpito dalla lebbra del peccato. La lebbra del peccato ci chiude a noi stessi, rompe le relazioni non solo con Dio ma anche tra di noi. Il peccatore si auto-isola perché non ha più l’immediatezza nel guardare l’altro, nel tendere la mano per chiedere aiuto. In questo noi comprendiamo tutta la missione di Gesù sulla terra perché Egli è colui che ci libera dal peccato portandoci a vivere in una nuova realtà di vita, ad essere non più figli delle tenebre ma della luce. Gesù ha compassione, cum patos, “patire con”, Gesù sente, vive, avverte tutta la nostra angoscia, lo abbiamo detto nel salmo responsoriale: “tu sei mio rifugio, mi liberi dall’angoscia”. Gesù avverte l’angoscia, il peso, la sofferenza e la solitudine che ci crea il peccato e ci tende la mano. Lui per primo ci viene incontro mentre noi siamo chiusi in noi stessi e non abbiamo la forza di interagire con l’altro. Egli tende la mano e ci fa sentire il tocco del suo amore e quando noi lo avvertiamo ci sentiamo guariti, purificati. L’amore di Dio per noi non può essere qualcosa che teniamo chiuso nel nostro intimo ma abbiamo bisogno di contraccambiare con tutte le nostre forze il suo amore. Come? Amando Cristo e amando il fratello che ci è accanto.

Gesù ancora ci chiede di rispettare i precetti; perché vedete i precetti che a volte la Chiesa ci dà, così come il popolo ebraico aveva dei precetti dati da Mosè per volere di Dio stesso, sono dei piccoli aiuti alla nostra anima per crescere bene nella fede. Ma non solo, ci permettono di dare testimonianza agli altri. Abbiamo parlato tante volte di essere testimoni per il mondo, testimoni dell’amore di Cristo nel mondo. Qui abbiamo un modo concreto, semplice ed immediato per dare questa testimonianza: rispettare alcuni precetti. Per un cuore che non crede sembrano delle imposizioni, ma per un cuore che ama sono un comportamento normale da avere verso colui che è oggetto del nostro amore.

Mercoledì iniziamo la Quaresima, un tempo forte dato per la nostra purificazione, per la nostra conversione e per la nostra riflessione. La Quaresima ha dei precetti da rispettare non come leggi imposte ma come comportamenti che dobbiamo avere poiché amiamo il Signore. Per lui vogliamo offrire qualcosa che ci costi […] Il mercoledì delle ceneri è giorno di digiuno e astinenza e questo digiuno noi lo dobbiamo offrire al Signore come inizio di un periodo di purificazione […] Ecco che il precetto non è mai fine a se stesso, ma ci apre spiritualmente all’amore per Dio e concretamente all’amore per gli altri. Noi ci mettiamo in questo atteggiamento di preghiera e di conoscenza verso il Signore Gesù, vogliamo avvicinarci con la nostra vita a quella mano tesa che Cristo ci pone ogni giorno. Vogliamo aggrapparci a quella mano ogni volta che la croce si fa pesante e vogliamo impegnarci in questo tempo di Quaresima che sta iniziando a vivere un periodo bello e santo di conversione personale e di purificazione.


(Omelia registrata e trascritta – domenica 14 febbraio 2021)

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