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Il peccato originale

Illustriamo brevemente cosa dice la teologia cattolica a proposito del peccato originale

Il concilio di Trento (1545 – 1563) insegna che Adamo ed Eva, trasgredendo il precetto divino, perdettero la santità e la giustizia originali, ossia la grazia santificante (D. 788 [DS. 1511]).

In particolare, viene detto esplicitamente: “chi non ammette che il primo uomo Adamo, avendo trasgredito nel paradiso il comando di Dio, ha perso subito la santità e la giustizia, nelle quali era stato creato e che è incorso per questo peccato di prevaricazione nell’ira e nell’indignazione di Dio e, quindi, nella morte […] sia anatema”.

I progenitori perdettero quindi la grazia santificante e si attirarono la collera e lo sdegno di Dio, ed incorsero nella morte e nella schiavitù del diavolo: tutto ciò è de fide, e detiene pertanto il massimo grado della certezza teologica.

La morte, e i mali legati ad essa, hanno quindi fondamento nella perdita dei doni dell’integrità, diventando pena del peccato.

Analizziamo pertanto questo tema dal punto di vista teologico, cercando di spiegare sistematicamente i principali significati legati al peccato originale

1) Tratti principali: peccato originante e peccato originato.

Il peccato originale può essere formalmente diviso in due parti distinte: il peccato originale originante e il peccato originale originato. 

Con peccato originale originante si intende quello commesso dai nostri Progenitori, capi del genere umano, come viene narrato nel Libro della Genesi. La S. Scrittura è una fonte certa per la realtà del peccato originale originante, ma conviene spostare il baricentro sul contenuto della Tradizione a riguardo. Ricordiamo infatti che, per noi cattolici, la Tradizione è parimenti fonte infallibile di Rivelazione, al pari della Scrittura, e che la Tradizione, essendo dichiarativa, inesiva e completiva, è anche maggiore della Scrittura.

Essa è unanime nell’attestare il fatto: i Padri orientali si soffermano maggiormente sulle conseguente, quelli occidentali si interessano più della natura intrinseca.

Questo peccato originante fu un peccato effettivamente mortale, che materialmente fu il frutto mangiato, ma formalmente fu superbia e ribellione a Dio.

Le conseguenze del peccato originale originante furono e sono nefaste: privazione dei doni soprannaturali (la grazia e le virtù infuse), dei doni preternaturali (integrità) e la determinazione dello stato di peccato, con reato e macchia, debito di pena eterna, ferimento o vulnerazione della natura, per cui le passioni si ribellano alla ragione, intralciando in questo modo l’esercizio della volontà (intesa come capacità non di scegliere anche il male, ma come facoltà di poter desiderare e scegliere il bene), rendendo difficile il bene stesso. Adamo fu poi peggiorato nell’anima e nel corpo (“in deterius commutatum”).

Con peccato originale originato si intende la trasmissione del peccato di Adamo a tutti i suoi discendenti, per generazione e non per imitazione.

La dottrina dogmatica sul peccato originale è esposta nel Decretum super peccato originali del Concilio di Trento (Sess. V; 1546).

Il concilio nega che Adamo abbia perduto solo per sé e non anche per tutti noi la santità e la giustizia ricevuta da Dio, e che abbia trasfuso nei posteri soltanto la morte e i dolori fisici, e non anche la colpa del peccato.

Il peccato trasmesso da Adamo a tutti i discendenti, per generazione, è inerente in ciascun uomo come suo proprio; viene rimesso in via ordinaria per mezzo del Battesimo. La trasmissione del peccato originale è verità di fede definita (Concilio di Cartagine, Concilio II di Orange, Concilio Tridentino). Esso si propaga con la generazione carnale, che ha come termine l’uomo in anima e corpo, per cui la nostra natura risulta essere ferita, ma non intrinsecamente corrotta.

Essa quindi rimane sostanzialmente integra, come spiega S. Tommaso, ma è malata nelle sue facoltà, che intaccano l’azione e il pensiero, che rimangono deboli e disorientate rispetto al bene per cui sono state concepite e volute. 

2) Essenza del peccato originale.

Il peccato originale è uno stato di privazione della grazia, ed è legato all’intima unione con i nostri progenitori. Avendo Adamo peccato come rappresentante di tutto il genere umano, dalla sua libera decisione dipendeva la conservazione o la perdita dello stato soprannaturale, dato alla natura umana come tale. 

Quando un principe disonora il suo signore, egli viene bandito dalle terre del signore. I posteri del principe rimangono anch’essi esclusi, anche se non hanno commesso attualmente quel peccato contro il signore, ma essendo della stessa stirpe o natura del principe, sono esclusi dalle terre del signore.

La trasgressione di Adamo fu una trasgressione dell’intero genere umano

Il peccato originale è un vero e proprio peccato, cioè una colpa, e non consiste, come invece insegnavano i riformatori e i giansenisti, nella concupiscenza che rimarrebbe anche da battezzati come vero e proprio peccato, senza però essere più imputato a pena. Il Battesimo, secondo la dottrina cattolica, cancella tutto ciò che ha propria ragione di peccato, mentre la concupiscenza rimane come peccato in senso improprio, non proprio. Gli effetti del peccato si sono ripercossi anche sulla natura creata, indebolendola e ferendola.

Secondo San Tommaso, il peccato originale consiste, secondo la forma, nella mancanza della giustizia originale; secondo la materia, nella concupiscenza disordinata: peccatum originale materialiter quidem est concupiscentia, formaliter vero est defectus originalis iustitiae (S. th. I-II, 82, 3).

3) Propagazione del peccato originale e conseguenze

Il peccato originale, essendo un peccato di natura, viene propagato come la natura umana, mediante l’atto di generazione naturale. La causa efficiente del peccato originale è il solo peccato di Adamo; l’atto generativo è il mezzo; il piacere o moto della concupiscenza è manifestazione della concupiscenza che è concomitante l’atto generativo stesso.

I teologi, quindi, proseguono nell’analisi delle conseguenze del peccato originale.

Homo per peccatum spoliatus est gratuitus supernaturalibus, vulneratus in naturalibus.

Il peccato originale priva l’uomo della grazia santificante e del suo corteggio, nonché dei doni preternaturali dell’integrità: la ferita della natura non è una corruzione totale della stessa, come affermando i riformatori, ma si manifesta, secondo la teologia cattolica, nei seguenti termini.

Abbiamo l’ignoranza, ossia la difficoltà nel conoscere la verità; la malizia, ossia l’indebolimento della volontà; l’infermità, ossia il timore delle difficoltà; la concupiscenza in senso stretto, cioè il desiderio sregolato della soddisfazione dei sensi contro il giudizio della ragione. 

Questo è, per sommi capi, ciò che la Chiesa professa riguardo il peccato originale.

Concludiamo con un’osservazione, che sicuramente aiuterà il lettore a sperimentare l’esistenza degli effetti di questo peccato nella nostra vita.

Ci siamo mai chiesti, ad esempio, perché esista questa profonda incompatibilità temporale tra ciò che il corpo è capace di fare, e ciò che l’anima è capace di compiere? Esiste sempre un forte contrasto tra le facoltà dell’anima, e quelle del corpo. Ad esempio, tante volte vorremmo studiare ore ed ore, ma il nostro corpo non riesce a stare dietro alla nostra mente, e dobbiamo per forza riposarci. Perché esiste questa forte incompatibilità tra anima e corpo? Oppure, perché il processo di crescita dell’uomo si corrompe? Ci avete mai pensato? Un bambino cresce e diventa adulto: il corpo si migliora, le facoltà intellettive di pensiero si affinano e diventano più solide. Ma da un certo punto in poi, il corpo si degrada, e tante volte anche le facoltà intellettive sono compromesse: ma tutto è originato da un processo di accrescimento verso il meglio! Perché questo processo si è degradato? Oppure: perché, se sono in stato di grazia, sperimento una concupiscenza forte verso i peccati della carne? Perché percepisco una tensione disordinata verso il peccato, anche quando non ci sono tentazioni esterne materiali o spirituali? 

Tutti questi sono segnali dell’esistenza chiara del peccato originale e dei relativi effetti.

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