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Circiter Hora

Disussione sulla crisi della Chiesa postconciliare, tramite una analisi di alcuni suoi canoni. Edoardo Consonni

È ovvio, ormai abbiamo raggiunto il picco di apostasia e di massima sofferenza della Chiesa post-conciliare. Il progetto del nuovo umanesimo, ben radicato negli intelletti vescovili dei dottissimi padri conciliari, ha sbattuto la fronte contro la dura legge di Dio. I “frutti del concilio” sono sotto gli occhi di tutto: nessuno li può occultare, nessuno li può manipolare.

Il frutto per eccellenza è e rimane il pontifex atque episcosus Romanus, il cardinale Jorge Bergoglio, che rappresenta ufficialmente il primo pontefice di quella corrente ultra-modernista e filo-luteranista che prende il nome di “Progressismo radicale”, a differenza dei precedenti pontefici di scuola progressista ma di radice “moderata” . Una Chiesa che, lo ripetiamo, funziona al contrario. Una Chiesa che si concentra su questioni del tutto inutili, come il recente Sinodo dell’Amazzonia, dove tutto si è fatto fuorché farsi ispirare dallo Spirito Santo, dove si sono commessi errori dottrinali osceni e fuori da ogni logica, che addirittura qualcuno osa giustificare, cadendo in eresia. Una Chiesa che preferisce rimettere le decisioni sulla base del principio della sinodalità, della democraticizzazione, del dialogo interreligioso ossessivo-compulsivo.

Forse è circiter hora che la Chiesa debba incontrare due futuri distinti: o i pastori che la conducono ritornano a Cristo, e rigettano il Concilio per intero, essendo stato esso la causa dei mali che la Chiesa vive in tutte i suoi ambiti. Oppure, la Chiesa vista come la abbiamo sempre vista cadrà, in maniera inevitabile ed inesorabile.

Il Concilio Vaticano II ha racchiuso in sè tutto un complesso patologico di omocentrismo multivariato, che ha modificato radicalmente dottrina, rapporti nel clero, liturgia, preghiera, ed infine pastorale. Si rimanda il lettore, per analisi più approfondite circa il CV II, ad altri siti amici, e ad alcuni libri di testo [a titolo di esempio: ‘Iota Unum‘, Romano Amerio; ‘Concilio Vaticano II: una storia mai scritta‘, Roberto de Mattei; ‘Lo hanno detronizzato‘, Marcel Lefevbre; ‘Concilio Parallelo. L’inizio anomalo del Concilio Vaticano II’, Paolo Pasqualucci]. In questo testo, invece, si vuole unicamente decretare come sia possibile dedurre, dal contesto storico, che questo concilio abbia fallito su tutti i fronti, e che il primo a fallire sia stato appunto Papa Francesco.

  1. Il concilio ha procurato un problema liturgico a dir poco imbarazzante. Innanzitutto, l’atteggiamento di disprezzo totale per la devozione liturgica della Messa Tridentina, l’imposizione forzata di Paolo VI della nuova liturgia (che nessuno aveva chiesto, se l’è inventata lui di sana pianta una mattina) e il degradamento del ruolo Eucaristico sono interamente da ricondurre al Concilio Vaticano II. Si rimprovera, nei testi conciliari, di dover riformare la liturgia: riformare non significa buttare via quello che c’é prima. Meglio parlare di rifondare, piuttosto. Paolo VI ha completamente ignorato il rito Tridentino, andando contro le direttive dei suoi predecessori, da Pio X a Giovanni XXIII. Si è inventato una Messa Nuova, tutta luteranizzata, dal linguaggio semiotico all’adattamento celebrativo (l’altare girato coram populo non è giustificabile in NESSUN MODO, non con la tavoletta del ‘Gesù stava di fronte agli apostoli’, un falso già ampiamente smentito; è semplicemente una forma luterana di irriverenza verso il Santissimo Sacramento). Hanno girato gli altari, scappando dagli altari maggiori, pensando di dover rendere piu partecipi i fedeli: risultato? Le chiese sono vuote, e il 90% delle Messe di paolo VI sono delle parate di pagliacci, però guai a celebrare il Latino!
  2. Il Concilio ha completamente ignorato il comunismo e il modernismo, che da mali urgenti sotto Pio XI e Pio XII sono diventati spettri: nel concilio, non si parla di eresia, non si parla di comunismo, non si cita il modernismo nemmeno una volta. Questo perché la logica conciliare (fallita) afferma che non bisogna condannare, ma discernere per poter procurare la futura conversione. Un atteggiamento che per secoli è stato giudicato sbagliato e controproducente (ammonire per convertire, non il contrario), magicamente si rivela essere la base della Chiesa.
  3. Da questo nasce il dialogo interreligioso, impensabile per millenovecetosessanta anni di Chiesa, pietra angolare della Chiesa postconciliare. Si decide cosí di appiattire il cattolicesimo a confessione cristiana, e che il dialogo con altre confessioni o religioni possa giovare alla Chiesa. Quale logica fu mai stupida? La Chiesa è maestra, Cristo ha fondato una Chiesa. Le pecore smarrite devono tornare nell’ovile, perché hanno chiare le leggi e le disposizioni. Non è colpa della Chiesa se qualcuno fa i capricci e decide di staccarsi: chi rigetta la Chiesa, rigetta Cristo, perché la Chiesa é teandrica. Il termine dialogo é fuori da ogni schema per un cattolico: il cattolico deve insegnare, predicare il Vangelo e convertire, non dialogare amichevolmente scambiando idee e incorpare degli errori di eretici o miscredenti. Punto. Questo è l’insegnamento di Cristo, dei Santi, dei Papi e dei Concili Santi del cattolicesimo: il resto é vana gloria umana. Ve lo vedete Leone X a dialogare ecumenicamente con Lutero? Eppure Papa Francesco ha portato un busto di Lutero in Sala Nervi, si é fatto benedire da un pastore luterano, ha comunicato dei luterani in San Pietro, ha fatto recitare Vespri luterani in San Pietro: e allora? Difendetelo, se ne avete il coraggio.

Questi sono solo degli spunti, ma la situazione è ben piu grave. Speriamo che il Signore sistemi in fretta questa situazione. Una cosa è certa: noi confidiamo nel fatto che in futuro la Chiesa condannerà quello scellerato evento quale fu il CVII, e che la Sposa di Cristo ritorni al suo Santissimo Sposo.

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