Infantilismo del clero nella riforma liturgica

Non ve lo dico, gne gne gne": era una delle frasi che sentivo più spesso quando andavo all'asilo, quando uno dei compagnetti trovava un oggetto particolare e gli altri gli chiedevano dove l'avesse reperito.

Non ve lo dico, gne gne gne”: era una delle frasi che sentivo più spesso quando andavo all’asilo, quando uno dei compagnetti trovava un oggetto particolare e gli altri gli chiedevano dove l’avesse reperito. “Non ve lo dico”: i bambini agiscono così, ma ciò è normale, proprio perché sono bambini, sono piccoli, non hanno un pensiero sviluppato.

Il problema è quando a farlo sono i grandi. Ah, quanto male gli adulti che non vogliono crescere! Novelli Peter Pan anche nel clero!

Ma cosa c’entra tutto ciò con la liturgia? Ebbene, quante modifiche sono state approvate senza alcuna motivazione? Personalmente, devo alla mia docente di filosofia del liceo la vocazione a interrogarmi sulle cause, le motivazioni di ogni cosa. Fare domande è cristiano: Dio è causa prima secondo la definizione del motore immobile di Aristotele poi trasposta in ambito di fede.

Ebbene, vorrei girare una serie di domande a quelli che Don Anthony Cekada (sì, proprio il sedevacantista. Ma del resto, mica abbiamo degli elementi positivi anche nell’induismo?) chiamò “gli illustri assassini della liturgia”.

È inquietante pensare che costoro non sono Lutero o Cranmer (l’eretico arcivescovo di Canterbury che imbastardì il culto in Inghilterra), ma i nostri pastori, coloro che dovrebbero essere, secondo la definizione dell’aborrito motu proprio, i “custodi della Tradizione”.

Ci sapete spiegare per quale motivo avete reso facoltativo il manipolo? “Non ve lo dico!”

Ci sapete spiegare per quale motivo avete adottato la comunione in mano? “Non ve lo dico!”

Ci sapete spiegare per quale motivo avete soppresso l’ora prima? “Non ve lo dico”

Infantilismo del clero nella riforma liturgica

Le domande potrebbero proseguire, ma la risposta sarebbe sempre la stessa, stupida ed infantile. Ma provate a girare il quesito ad un docente di liturgia, magari in un seminario. Io sto aspettando le risposte.

Qualcuno obietterà “Ma loro sono i pastori, decidono loro”; no: se un giorno, a casa vostra, vostro padre prende tutte le cose ereditate dal nonno e inizia a distruggerle, voi cosa fate? Non gli chiedete forse spiegazioni?

In ogni cambiamento ci deve essere trasparenza: operare sotto silenzio è spesso indice di poca serietà.

Pertanto, cari pastori, ci sapete spiegare per quale motivo molti di voi vogliono distruggere la tradizione liturgica? Ce lo dite o risponderete come i bambini: “Non ve lo dico, gne gne gne”, con tanto di pernacchia. Ma attenti: a sgridarvi non sarà la maestra Pina, ma il Maestro di Verità, Quello del piano di sopra.

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Luca Farina

Caposervizio della sezione Liturgia. Si è laureato in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Insegna italiano, storia e geografia all'istituto "Jean Monnet" di Mariano Comense.
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