L’essere “luce” di Gesù è strettamente collegato al suo essere Salvatore, anzi “il Salvatore”. Simeone, infatti, riconosce anzitutto di aver visto nel piccolo Bambino Gesù “la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli”, ossia il Salvatore universale di ogni uomo e di tutto l’uomo, l’unico a cui questo titolo possa essere attribuito con verità e pienezza. Dunque anzitutto occorre chiedersi, in questa liturgia, se, quanto e come abbiamo accolto la luce che Gesù ci porta e quanto davvero crediamo e, soprattutto, viviamo il suo essere davvero l’unico nostro Salvatore, Colui che veramente può tirarci fuori da qualunque situazione di morte, di dolore, di non senso, di peccato, di tenebra in cui dovessimo venirci a trovare.
Questo episodio accadde all’interno di un rito peculiare del popolo dell’Antica Alleanza: portare al Tempio il primogenito maschio per riscattarlo tramite l’offerta di un sacrificio, in memoria di ciò che Dio fece ai primogeniti degli Egiziani in occasione dell’esodo di Israele. Non è senza significato che le parole profetiche di Simeone siano state pronunciate in questo contesto di offerta e di sacrificio. La salvezza che Gesù sarebbe venuto a portare era, infatti, destinata a consumarsi non solo sull’altare della Croce in un sacrificio totale e cruento, ma anche in quel quotidiano crogiuolo di dolore che Egli avrebbe sofferto e offerto per la salvezza di tutti, consistente anzitutto nel rifiuto e addirittura nella persecuzione di coloro (non pochi, purtroppo) che non avrebbero accolto né Gesù, né la luce della sua Parola e nemmeno la sua offerta di salvezza, come Simeone profetizzò. Tutti queste multiformi specie di dolore, peraltro, sarebbero stati “convissute” e “condivise” da quell’innocente Agnella che era la Madre di Gesù e Madre nostra, che certamente sentì al vivo penetrare in sé fin da quel momento quella spada che Simeone le annunciava come futura.
Questa festa, dunque, da un lato ci riporta all’atmosfera di Natale, piena di luce, dall’altro già ci proietta verso la Quaresima e la Passione e Morte di Gesù, che in essa sono ampiamente prefigurate e preannunciate. Facciamo in modo di accogliere in pienezza la luce che il Signore ci porta soprattutto attraverso un contatto sempre più intimo, frequente e assiduo con il Vangelo e la Parola di Dio e non dimentichiamo di essere costantemente bisognosi della salvezza offerta da Gesù, i cui mezzi e canali primari e privilegiati sono e sempre saranno i sacramenti, soprattutto quelli che si possono ripetere, a cui bisogna ricorrere con fede, amore, devozione e con la massima frequenza e le migliori disposizioni possibili.