“Il teologo ragiona prima da filosofo che cerchi la verità collo sforzo libero e disinteressato del suo ingegno; esamina i preamboli della fede, vuol riconoscere la vera Chiesa, fa passare sotto i suoi occhi le differenti prove storiche, scritturistiche, morali e religiose con le quali le chiese differenti provano la propria ragione: e dopo aver riconosciuto con la ragione che la Chiesa cattolica è la sola vera chiesa; e che è appoggiata su un’autorità infallibile, investita del diritto e del dovere di far conoscere alle anime la verità religiosa e morale rivelata da Gesù Cristo, il teologo s’inchina dinanzi a questa suprema autorità, la cui forza consiste nella permanente unione con Dio, la interroga sul suo destino, sulla vita futura, sulle strade che bisogna battere per giungere a questo fine supremo, e, assicurato che ode Dio stesso dalle labbra del suo interprete, ascolta con docilità le sue risposte e si riposa nella nuova certezza della fede.
Ma non dimenticate la verità essenziale che vi feci notare: il teologo non rinuncia alla ragione e ai suoi diritti; perché la certezza nella quale riposa non è la certezza ignorante e beata della pigrizia. Se si sottomette all’autorità rivelata, all’insegnamento della Chiesa, lo fa perché ha riconosciuto, da titoli la cui autenticità non dovrebbe esser contrastata, e che posson facilmente esser controllati, che questa Chiesa è veramente l’interprete del pensiero e della volontà di Dio; e in tali condizioni l’adesione non è un atto di debolezza, ma un atto ragionevolissimo.
L’autorità docente è dunque il fondamento e il legame della religione rivelata: in nome di questa autorità la Chiesa esige l’assenso assoluto e totale dell’intelligenza per tutto ciò che insegna; in nome di questa autorità condanna e reprime le curiosità indocili, i dubbi temerari e l’orgogliosa resistenza di volontà: ni nome della sua autorità è intollerante, ed è impossibile che sia altrimenti, perché dal momento che dichiara che essa sola ha ricevuta la missione d’insegnare ciò che bisogna credere e praticare, non può tollerare che un’altra chiesa, o una scuola filosofica indipendente e rivale, abbia la pretesa d’insegnare una dottrina contraria alla sua.”
Mons. Elia Meric, “L’altra vita”, P. I, pp. 70-71, Ed. Marietti, 1927.