L’ufficiale comincia a capire di aver commesso una sciocchezza, e felice di trovare il modo di liberarsi, risponde gentilmente: « Io sono un sottotenente. Esco da Saint-Cyr. — “Sottotenente? E resterete per molto tempo sottotenente?” — “Ma non penso per molto, due o tre anni, forse quattro”. — “E dopo?” — “Dopo? Passerò tenente” — “E dopo?” — “Dopo? Sarò capitano” — “Capitano? A quanti anni si diventa capitano?” — “Se avrò fortuna, dice l’altro sorridendo, potrò essere capitano a ventotto o ventinove anni.” — “E dopo?” — “Oh! dopo è più difficile; si resta per molto tempo capitano. Poi si diventa capo di battaglione; poi tenente-colonnello; poi, colonnello”. — “Ebbene! Eccovi colonnello a quaranta, quarantadue anni. E dopo?” — “Dopo? Io diventerò generale di brigata, e poi generale di divisione.” — “E dopo?” — “Dopo? C’è solo il bastone di maresciallo ma … le mie pretese non vanno fin là!” — “Eh bene, eccovi sposato, ufficiale superiore, generale, generale di divisione, forse anche maresciallo di Francia, che so? E dopo signore, e dopo?” Insisteva il prete con decisione.— “Dopo? Dopo? Replica l’ufficiale un po’ interdetto. Oh ! Ma che dire, io non so cosa accadrà dopo!”. “Vedete come è strano – dice allora l’abate con tono sempre più grave – Voi sapete tutto ciò che accadrà fino a quel punto, e non sapete cosa accadrà dopo! Ebbene, io invece lo so; e voglio proprio dirvelo! Dopo, signore, voi morirete. Dopo la vostra morte comparirete davanti a Dio e sarete giudicato. E se continuerete a fare come fate ora, voi sarete dannato; sarete bruciato eternamente nell’inferno. Ecco cosa succederà dopo!”. E poiché il giovane stordito da questa conclusione, infastidito da questo finale, sembra volersi schermire : “Un instante ancora Signore! – aggiunge l’abate – ho da dirvi ancora una parola”. “Voi avete il vostro onore, è vero? Ebbene anche io ho il mio, e voi avete mancato gravemente nei miei confronti, e mi dovete una riparazione. Io ve la chiedo, la esigo in nome dell’onore. Essa sarà molto semplice. Datemi la vostra parola che per otto giorni, ogni sera prima di andare a dormire, vi metterete in ginocchio e direte ad alta voce: “Un giorno io morirò; ma io me ne frego! Dopo il mio giudizio, io sarò dannato, ma io me ne frego. Io brucerò eternamente nell’inferno; ma io me ne frego”. Ecco tutto. Voi mi date la vostra parola d’onore, giusto?”. Sempre più disorientato, volendo uscire quanto prima dall’imbarazzo, il sottotenente promette tutto, e il buon abate lo congeda con bontà, aggiungendo : “Non ho bisogno di dirvi, mio caro amico, che vi perdono di vero cuore. Se mai avete bisogno di me, voi mi troverete sempre qui, al mio posto. Solo … non dimenticate la parola data”. Così si sono lasciati, come abbiamo già visto. Il giovane ufficiale va a cena da solo. È manifestamente infastidito. La sera, al momento di dormire, esita un po’, ma la sua parola è data; egli esegue: “io morirò, io sarò giudicato, ed andrò forse all’inferno ….” E non ha il coraggio di aggiungere: « Io me ne frego. »