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La Madre del Redentore

In questo articolo della rubrica si presenta la mariologia contenuta nella Summa theologica. Nel trattato di Cristologia, infatti, San Tommaso inserisce una serie di articoli sulla Madre di Dio.

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In questo articolo della rubrica si presenta la mariologia contenuta nella Summa theologica. Nel trattato di Cristologia, infatti, San Tommaso inserisce una serie di articoli sulla Madre di Dio.

La Madre del Redentore

La mariologia è essenzialmente una ramificazione della cristologia, poiché la grandezza e l’eccellenza di Maria si trovano solo in riferimento a Cristo. San Tommaso fu il primo a porre le basi di una mariologia rigorosamente scientifica, poiché nei suoi scritti la Vergine Maria non è presentata in modo puramente devozionale e sentimentale, bensì secondo il rigore della teologia sistematica. 

Secondo il p. Roschini, il principio fondamentale su cui si fonda la mariologia di San Tommaso è la Divina Maternità di Maria (Cfr. La mariologia di San Tommaso, 35). Effettivamente essa costituisce il dogma originario, la chiave di lettura di tutta la persona e della grandezza della Vergine. Ella è la Madre di Dio e, in conseguenza di ciò, può essere definita anche Immacolata, Assunta, Sempre Vergine, ecc. Da questo primo principio ne derivano altri tre, fondamentali per comprendere la mariologia dell’Aquinate: il principio di singolarità, per il quale Maria è stata eletta in modo singolare da Dio; il principio di convenienza, per il quale, essendo stata eletta da Dio, ella ricevette anche la grazia necessaria per l’ufficio a cui era chiamata; il principio di eminenza, per il quale ella, in virtù del suo ufficio di Madre di Dio, ricevette maggiori privilegi di grazia rispetto a tutti gli altri santi (Cfr. ivi, 36-37).

Come già si è rilevato, San Tommaso può essere considerato come il primo mariologo che ha messo in campo un metodo scientifico, poiché ha spostato la mariologia dall’ambito della predicazione e della devozione a quello della teologia speculativa. La sua mariologia, infatti, non è fondata sul sentimento di pietà verso la Vergine, ma sulle fonti della divina rivelazione: la Sacra Scrittura e la Sacra Tradizione (Cfr. ivi, 38). 

La teologia mariana è presente in moltissime opere dell’Aquinate: dal Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo alla Summa contra gentiles. In questo articolo ci soffermeremo, in modo particolare, sulla mariologia della Summa theologica. All’interno della più ampia trattazione cristologica San Tommaso inserisce delle quaestiones dedicate alla Madre di Dio, incorporandole al discorso sull’incarnazione del Verbo. Nella Summa theologica sono prettamente mariologiche le quaestiones che vanno dalla n. 27 alla n. 30, anche se in altre quaestiones di argomento differente si trova qualche accenno alla Vergine Maria.

La quaestio 27 tratta della santificazione della Vergine Maria. L’argomento è importante, poiché tocca un problema molto scottante per la teologia domenicana: l’Immacolata Concezione. Prima che il dogma fosse solennemente proclamato, infatti, in teologia vi era un acceso dibattito fra i dottori francescani, sostenitori dell’Immacolata Concezione di Maria, e i dottori domenicani, che, di contro, sostenevano la santificazione di Maria dopo il concepimento. Seguiamo, tuttavia, l’esposizione di San Tommaso, per comprendere come veniva da lui posto il problema. Innanzitutto, il dottore angelico si chiede: «Se la Beata Vergine, Madre di Dio, sia stata santificata prima che nascesse dal grembo materno» (STh III, q.27, a.1). La risposta è positiva: «[…] si può anche provare con argomenti ragionevoli che sia stata santificata dall’utero» (ivi). Anche altri santi, infatti, hanno ricevuto questo mirabile dono. Del profeta Geremia, infatti, si afferma: «Prima che uscissi dal grembo materno, ti ho santificato» (Ger 1,5), e di San Giovanni Battista: «Sarà ripieno di Spirito Santo, mentre è ancora nel grembo di sua madre» (Lc 1,15). Se questi santi furono santificati prima della nascita, conclude San Tommaso: «si crede ragionevolmente che la Beata Vergine sia stata santificata prima che nascesse dal grembo materno» (ivi).

La Madre del Redentore

A questo punto ci si chiede ulteriormente: «Se sia stata santificata prima dell’animazione» (a.2). Qui sorge il problema. All’epoca, infatti, si credeva che l’anima non venisse infusa nel corpo al momento del concepimento, bensì dopo qualche tempo. In base a questa teoria antropologica, oggi superata, San Tommaso conclude che Maria non fu preservata dal peccato originale al momento del concepimento, ma dopo l’infusione dell’anima. Infatti, egli logicamente afferma che «la colpa non può essere purificata se non per mezzo della grazia, il cui soggetto è solo la creatura razionale. E quindi, la Beata Vergine non fu santificata prima dell’infusione dell’anima razionale» (ivi). Senza l’anima l’essere umano non è imputabile, non ha colpa. Di conseguenza, prima dell’infusione dell’anima razionale, non è possibile essere preservati da una colpa, di cui non si può essere imputati. Oggi l’antropologia teologica insegna che l’anima viene infusa da Dio nel corpo nell’istante stesso del concepimento. Di conseguenza, è possibile affermare che la Vergine Maria fu preservata dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. 

In connessione con l’argomento vi è la domanda: «Se a causa di questa santificazione le sia stato tolto completamente il fomite del peccato» (a.3). Il fomite è la conseguenza del peccato originale, che causa nell’essere umano la ribellione di tutte le potenze inferiori contro la ragione, le pene corporali e la corruzione della morte. San Tommaso afferma che «con la santificazione nel grembo materno non fu sostanzialmente eliminato il fomite nella Vergine secondo la natura, ma vi rimase come legato, non certo mediante un atto della ragione […] ma per l’abbondanza della grazia, che ricevette nella santificazione» (ivi). Allo stesso modo la Beata Vergine fu preservata anche da ogni forma di peccato attuale, poiché fu scelta da Dio per l’ufficio di Madre di Dio. L’Aquinate, infatti, spiega che «quelli che Dio sceglie per qualche scopo, li prepara e li dispone in modo tale che quelli che sono scelti siano trovati idonei» (a.4). Da questo principio si ricava che «la Beata Vergine non abbia commesso nessun peccato né mortale né veniale» (ivi), poiché il Verbo di Dio non avrebbe trovato idoneo alla sua incarnazione il grembo di una peccatrice. 

La quaestio 28 è dedicata alla verginità della Madre di Dio. È dogma di fede la perpetua verginità di Maria, ovvero la verità secondo la quale ella mantenne la sua verginità prima, durante e dopo il parto. La quaestio propone tre articoli, in cui San Tommaso tratta dei tre “tempi” della verginità della Madre di Dio. Innanzitutto, si chiede: «Se era vergine, quando concepì» (a.1), ovvero prima del parto. Cristo fu necessariamente concepito da una vergine per una serie di motivi. In primo luogo, perché fosse preservata la dignità di Dio Padre: «poiché Cristo è il Figlio vero e naturale di Dio, non era conveniente che avesse un altro padre fuorché Dio, affinché la dignità di Dio non si trasferisse in un altro» (ivi). Un ulteriore motivo è dato dal fatto che nascere da una donna non vergine non sarebbe stato conveniente alla dignità di Cristo, che è senza peccato: «era impossibile che, in una natura già corrotta dall’unione carnale, nascesse una carne senza l’infezione del peccato originale» (ivi). 

L’articolo 2 della quaestio affronta il problema della verginità di Maria durante il parto. La Madre di Dio mantenne la verginità durante il parto, secondo la profezia di Isaia: «Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio» (Is 7,14). Ciò è secondo la dignità della nascita di Cristo, il quale è venuto per sanare la nostra corruzione: «Perciò non era conveniente che, nascendo, corrompesse la verginità della madre» (a.2).

Un ultimo problema riguarda la verginità dopo il parto, che durante il corso della storia è stata più volte attaccata. Contro coloro che affermavano che Maria si fosse unita carnalmente a San Giuseppe dopo la nascita di Gesù, San Tommaso risponde che tale teoria va riprovata per diversi motivi. Innanzitutto, perché Cristo è l’Unigenito del Padre e, di conseguenza, «era conveniente che fosse l’unigenito della madre» (a.3). In secondo luogo, poiché il grembo di Maria è il tempio dello Spirito Santo e «non era conveniente che, in seguito, fosse violato tramite il rapporto con un uomo» (ivi). Inoltre, ciò sminuirebbe la grandezza della Madre di Dio, «che sarebbe sembrata molto ingrata, se non si fosse accontentata di un sì gran Figlio» (ivi). Infine, anche San Giuseppe sarebbe stato tacciabile di presunzione, «se avesse tentato di profanare colei della quale aveva saputo, dietro rivelazione dell’Angelo, che aveva concepito Dio in virtù dello Spirito Santo» (ivi). 

Le ultime due quaestiones mariologiche sono dedicate a due episodi della vita della Beata Vergine. La quaestio 29, in particolare, è dedicata al fidanzamento della Madre di Dio, il quale fu un vero fidanzamento e portò ad un vero matrimonio con San Giuseppe. La quaestio 30, invece, è dedicata all’annunciazione, evento fondamentale della storia della salvezza, che costituisce il momento in cui il Verbo di Dio si incarnò nel seno della Vergine Maria.

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