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Possiamo ancora rubare il paradiso

Non è vero ciò che dicono questi "santi innocenti" e cioè che chi crede nel peccato sia affetto da un complesso di colpevolezza, tanto varrebbe dire una persona malata affetta da un complesso medico o una massaia dalla dispensa vuota affetta da un complesso di magazzino alimentari all'ingrosso.

Fulton J. Sheen, da “Ancore sull’abisso” edizioni Fede e Cultura

Gesù alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».

(Giovanni 20,23)

Amici, credo sia conveniente avvertire i faciloni che negano l’esistenza di quella cosa che si chiama peccato, che proprio il peccato sarà il tema della trasmissione odierna. Non è vero ciò che dicono questi “santi innocenti” e cioè che chi crede nel peccato sia affetto da un complesso di colpevolezza, tanto varrebbe dire una persona malata affetta da un complesso medico o una massaia dalla dispensa vuota affetta da un complesso di magazzino alimentari all’ingrosso.

Il fatto è che i peccatori peccano. Vi sono due modi per conoscere il peccato: coloro che hanno fede conoscono il peccato nelle sue cause; quelli che non hanno fede lo conoscono nei suoi effetti.

Per coloro che conoscendo Dio cercano di amarlo, il peccato è conosciuto nelle sue cause, cioè consiste nella rottura dei rapporti dell’amore. Le più grandi tragedie della vita derivano dal male fatto alle persone amate. E poiché Dio è supremo Amore, il peccato è sentito come l’assenza completa dell’Amore. Chi non ricorda di essere stato allontanato, nei giorni dell’infanzia, dal babbo o dalla mamma con un: “Vattene, non sei più il mio bambino!”. Il cuore piccino era spezzato dal dolore, il mondo pareva dissolversi di fronte all’esclusione delle manifestazioni affettuose e tenere delle persone amate. Un membro della Chiesa, del Corpo Mistico di Cristo, sente nello stesso modo quando è separato da quell’Amore di cui non si può fare a meno, una volta che si sia gustato: resta miserabile ed infelice finché non si è ristabilita la comunione degli affetti.

Quelli, invece, che non hanno fede e che negano la legge morale, conoscono il peccato dai suoi effetti. Il senso della colpevolezza, il rimorso, non si manifesta solo nel corpo, ma soprattutto nella mente, in varie forme di psicosi neurotica, segni certi della coscienza di aver peccato, di essere in colpa. Essi negano la realtà del peccato, ma non possono negare la realtà dei suoi effetti: io posso negare la legge di gravità, ma se mi getto dal più alto grattacielo, non posso sfuggire agli effetti di quello che ho negato. Un uomo può essere ateo fin che gli pare, ma non può sfuggire agli effetti del vuoto della sua anima. Un uomo che sbandiera la sua incredulità, la sua immoralità ed il disprezzo per le leggi della moralità, è ancora sotto il dominio degli effetti del peccato…

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La coscienza del peccato in un cristiano praticante è una ferita aperta, viva, mentre l’incoscienza del peccato in un pagano, in un ateo, è simile ad un cancro…

Ogni peccatore sente rimorso, paura e nausea: rimorso rispetto al passato, nausea nel presente, paura per l’avvenire. Il Sacramento della Confessione-Penitenza ci libera da questi tre sentimenti…

La Chiesa ci dice: “Affronta questo stato di peccato come provocato da te stesso, riconoscilo come conseguenza di un atto della tua libera volontà, sii un uomo, non un freudiano, la repressione morale ti farà impazzire; confessa i tuoi peccati gettandoti nelle braccia del tuo Misericordioso Signore”.

In secondo luogo la Chiesa tratta col peccato, nel presente, eliminando la causa di tedio, nausea ed ansietà per mezzo dell’auto-accusa dei peccati e della riconciliazione. Il tedio è allontanato dal Divino; è qualcosa come una desolata solitudine, dovuta all’interruzione di ogni legame di simpatia e di amore. Una volta che il disordine del passato è venuto a galla, il Signore offre un rimedio per questa angoscia nella Confessione per mezzo della quale la nostra colpa, da noi riconosciuta, possa essere cancellata, poiché siamo ritornati al Suo Amore.

Quando lo stomaco prende una sostanza estranea che non può assimilare, la rigetta; questo è il suo modo di liberarsene o la sua confessione. Così è altrettanto naturale per uno spirito inquieto trovare sollievo, liberazione nell’accusa dei suoi stessi peccati. La dignità della persona umana è rispettata in pieno giacché uno diventa, di volta in volta, l’avvocato che accusa e l’avvocato che difende se stesso. Uno confessa non un suo particolare stato mentale, ma uno stato della sua coscienza: e non allo scopo di farsi spiegare la colpa, che ha commessa, ma allo scopo di farsela perdonare da Colui che ha detto: “Per quanto i vostri peccati siano scarlatti, diventeranno bianchi come la neve”.

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Ma perché Nostro Signore, istituendo questo Sacramento diede il potere di rimettere i peccati a questi umili uomini, membri del Corpo Mistico della Chiesa? Perché non ci ha detto di avvolgerci la testa nel nostro fazzoletto e di dire a Lui solo che siamo pentiti dei nostri peccati?

Bene! Provate ad avvolgervi la testa in un fazzoletto quando un poliziotto vi ferma per un eccesso di velocità! Come sarebbe comoda la vita se noi potessimo farci perdonare tutti i peccati portando sempre con noi un comodo “foulard” legale per quando si trasgredisce la legge civile e magari un prezioso drappo guarnito di frange e merletti per quando si violi la legge Divina!

Dal momento che Nostro Signore Gesù, che è Dio incarnato, perdonò i peccati attraverso una natura umana, è semplicemente naturale che ci aspettiamo che Egli continui a perdonarci attraverso un’altra natura umana, nel Corpo Mistico della Chiesa.

Ma vi è un’altra ragione per dire i nostri peccati al Sacerdote. Ogni peccato è un’offesa non soltanto contro Dio, ma anche contro i nostri fratelli e sorelle nel Corpo Mistico della Chiesa. Quindi poiché noi offendiamo sia Dio che la società di Cristo nel Corpo Mistico, è giusto che il sacerdote, rappresentante di quella società, ci riconcili di nuovo con Dio ed anche con quella comunità della quale Cristo è Capo.

Molte persone cantano quando fanno la doccia, non perché il marmo, le mattonelle o i rubinetti o la piccola stanza diano alla loro voce una particolare risonanza, ma soprattutto per la gioia di sentirsi più puri. Questo è il senso di purezza che invade un’anima dopo una buona Confessione. È tanto felice che potrebbe cantare al pensiero di essere rinata.

La Chiesa vince la paura riguardo al futuro, tenendo conto della differenza fra il perdono del peccato e la pena per il peccato.

Supponete che io rubassi il vostro orologio: sono sicuro che mi perdonereste, ma che mi direste anche: “Restituiscimi il mio orologio!”. Se non lo restituissi, dimostrerei evidentemente di non poter essere perdonato, di non avere cioè la volontà di riparare il il torto che vi ho fatto. Se un alcolizzato si converte e cambia vita, i suoi peccati gli sono perdonati, ma egli ha ancora il fegato infiammato. Dio gli perdona quando si pente, ma il castigo resta, resta la punizione.

Supponete che commettendo un peccato, uno conficchi ogni volta un chiodo in un’asse e che pentendosi un chiodo ne venga estratto; l’asse quindi resta segnata da tanti buchi. La penitenza per il peccato continua anche per il futuro, anche dopo che i peccati sono stati rimessi e perdonati.

Nella Confessione, pronunciate le parole dell’assoluzione, il sacerdote assegna al peccatore la penitenza cioè una riparazione, un sacrificio, una espiazione qualsiasi per rimediare al peccato. Sentiamo anche noi rimorso dopo aver fatto del male. Tutti i bambini sentono, a modo loro, che quando hanno subito una punizione, il male fatto viene cancellato. La paura del castigo futuro viene bandita in quanto facciamo la penitenza che ci viene assegnata, come l’ansia del creditore svanisce con il pagamento del debito.

Questo spiega la particolare psicologia dei buoni Cattolici che si assoggettano umilmente non soltanto alla penitenza, ma anche a tutte le traversie e sofferenze della vita! Migliaia e migliaia di ammalati, bruciati dalla febbre e torturati da qualsiasi dolore accettano ogni giorno, ogni ora, ogni minuto le sofferenze della loro vita in espiazione non solo per i loro peccati, ma per i peccati di tutto il mondo. Offrono le loro sofferenze per unirle a quelle di Nostro Signore sulla Croce. Essi fanno così, perché sanno di sostituirsi a coloro che non pagano per i propri peccati. La pena è insopportabile senza l’amore, ma l’Amore lenisce la pena, soprattutto quando essa viene dall’Amore Infinito che ha portato la Croce e che offre il Suo Cuore al nostro gioioso riposo.

Quando noi ci confessiamo e facciamo la nostra penitenza, noi pensiamo talvolta, e molto erroneamente, che in Dio sia avvenuto un cambiamento: prima Egli era il Dio dell’Ira ed ora è il Dio dell’Amore. Non è vero, il cambiamento è in noi, non in Lui! Quando noi siamo in peccato, prevediamo il castigo che sappiamo di meritare da Dio, e così gli diamo l’aspetto di Dio della Vendetta. Quando ci confessiamo e facciamo penitenza per i nostri peccati, non abbiamo più paura: Egli ci appare, come realmente è, il Dio dell’Amore.

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Avete certamente notato che, di mano in mano che vi allontanate dalla luce, le vostre ombre si allungano; è così anche per le anime che si allontanano dal Dio della Luce. Dopo un po’ perseguono soltanto ombre e fantasmi e li scambiano per cose vere e corrono dagli psicanalisti per esserne liberati. Se noi camminiamo verso la Luce di Cristo, le ombre restano dietro di noi. Se voi siete infelice, c’è un solo motivo per la vostra infelicità: non siete amato. Un raggio di sole sarebbe una povera cosa senza il sole, così un’anima peccatrice senza Dio…

Posso domandare a tutti i Cattolici di buttarsi tra le braccia del loro misericordioso Signore nella Confessione?

Il Nostro Divin Maestro disse: “Non sono venuto per salvare i giusti, ma per i peccatori!”. Egli abbandona le novantanove pecore nel campo per cercare quella che è perduta, Egli ci dice come, a somiglianza della donna del Vangelo si rallegra maggiormente per la gioia di aver trovato la moneta perduta che per il possesso delle nove che non aveva mai smarrite. Del resto anche una madre si rallegra di più della guarigione di uno dei suoi bambini malati che della costante salute della famiglia intera.

Non disperate! Non importa quale è stata fino ad ora la vostra vita! Colui che perdonò alla Maddalena perdonerà anche a voi, se vi umilierete come lei e se riempirete la casa del profumo delle vostre virtù.

Avete migliore occasione di salvezza voi che siete un peccatore deciso a farla finita con il peccato, di colui che nega il peccato e crede di essere più santo degli altri. Come disse Nostro Signore: “Le prostitute ed i pubblicani entreranno nel Regno di Dio prima degli scribi e dei farisei”.

Ricordate il Buon Ladrone che, dalla croce, chiese a Gesù Nostro Signore di perdonarlo? Immediatamente il Salvatore gli rispose: “Oggi sarai con Me in Paradiso”. E il Buon Ladrone morì da ladro…perché, proprio alla fine, rubò il Paradiso.

E questa è la nostra speranza:
“POSSIAMO ANCORA RUBARE IL PARADISO!”

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Foto di copertina: Proprietà di Yousuf Karsh

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