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Satana contro Gesù – VII

Così ingannato sul Figlio di Dio dallo spettacolo delle sue infermità; incapace, d'altra parte, di penetrare il mistero delle sue due nature, una divina, che brillava di miracoli, l'altra umana, che avrebbe ceduto agli insulti.

Mons. Agostino Lemànn

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Così ingannato sul Figlio di Dio dallo spettacolo delle sue infermità; incapace, d'altra parte, di penetrare il mistero delle sue due nature, una divina, che brillava di miracoli, l'altra umana, che avrebbe ceduto agli insulti.

Satana contro Gesù – VII

Così ingannato sul Figlio di Dio dallo spettacolo delle sue infermità; incapace, d’altra parte, di penetrare il mistero delle sue due nature, una divina, che brillava di miracoli, l’altra umana, che avrebbe ceduto agli insulti, il Serpente si sforzava di persuadersi di essere solo in presenza di un uomo. Ma le sue perplessità furono presto risvegliate con maggiore acutezza a causa di quell’oceano indicibile di miracoli, sempre crescente, sempre più abbagliante. Ed è per questo che, senza sosta, con l’occhio vigile, giorno e notte, spiava le parole, gli atti, i gesti, l’andatura di quest’uomo straordinario, anche nel sonno, anche nel respiro, cercando di bucare il mistero che lo circondava; ma era il mistero dell’unione ipostatica: sempre la Persona divina gli sfuggiva!

Era necessario, tuttavia, uscire da questo imbarazzo. Il Serpente ricorse ancora all’interrogatorio per via orale durante i tre anni del ministero pubblico di Gesù, ma con una modifica. Profondamente umiliato dalla sua sconfitta nel deserto, e reso più sfiduciato, non osava più interrogare Gesù da solo, ma attraverso intermediari, i suoi portavoce, per bocca degli indemoniati.

Per permesso divino, c’erano molte più persone possedute in Giudea che in qualsiasi altro momento. Era importante capire da questi segni esterni dell’inferno quanto sia ignominioso e crudele il giogo di Satana.

È così attraverso i posseduti che il Serpente ritorna alla carica.

Il Vangelo riporta, infatti, questo:

A volte è un solo demone, ma un demone immondo, che grida per bocca di un posseduto: Cosa c’è tra noi e te, Gesù di Nazareth? Io so chi sei: il santo di Dio!

A volte sono diversi demoni che insieme dominano il rumore della folla, e che pronunciano lo stesso grido: Tu sei il Figlio di Dio!

A volte è addirittura un’intera legione satanica che presidia il corpo e l’anima di uno sfortunato Geraseno, e vocifera: “Cosa c’è tra noi e te, Gesù, Figlio di Dio? Siete venuti qui per tormentarci prima del tempo?

Tutti questi clamori sono domande. Ma non sono più chiesti dal Serpente nella forma adottata nel deserto della Tentazione. Allora disse a Gesù: “Se tu sei il Figlio di Dio, fa’ che queste pietre diventino pane! Se sei il Figlio di Dio, buttati giù! Se lo siete? Ora queste sono affermazioni categoriche: io so chi sei: il Santo di Dio! Tu sei il Figlio di Dio! Cosa c’è tra noi e te, Gesù, Figlio di Dio! Affermazioni categoriche. Questo significa che Satana ha smesso di dubitare? Niente affatto. Ma dichiarando così per bocca dei posseduti che Gesù è il Figlio di Dio, egli parla piuttosto per sospetto che con certezza; afferma senza credere in ciò che dice, per portare Gesù a scoprirsi.

C’è di più. Per raggiungere più sicuramente i suoi fini, Satana arriva a simulare l’adorazione: gli spiriti immondi, dice San Marco, quando videro Gesù, si prostrarono davanti a lui. E ancora: Un uomo posseduto da uno spirito impuro, vedendo Gesù da lontano, corse da lui e lo adorò. Che cambiamento di atteggiamento! Che differenza con le pretese in cima alla montagna! Allora il serpente disse a Gesù, indicandogli tutti i regni della terra: “Adora me e io ti darò tutti questi. Ora è lui che si prostra e adora. Una bugia! In entrambi i casi, è sempre l’artificio del Serpente. Ieri si alzava con orgoglio, oggi striscia furbescamente, sempre ipocrita, per accedere ai segreti di Gesù.

Ma Cristo è rimasto inaccessibile. Alle insidiose domande poste dalle bocche e dagli atteggiamenti dei posseduti, Egli rispondeva a Satana, o imponendogli il silenzio: ottuso, taci; o rivolgendogli severe minacce, vehementer comminabatur; spesso anche con uno sdegno che non permetteva alcuna risposta, non sinebat ea loqui. E il Serpente Confuso, represso, tornò alla carica, rotolando anelli impotenti intorno all’uomo misterioso, sibilando con dispetto e rabbia, lanciando sguardi di fuoco su di lui.

E ciò che alla fine lo fece infuriare fu che tutti i posseduti, le sue sfortunate vittime, che usava per far scoprire Gesù, Gesù li guarì, costringendosi a ritirarsi dall’anima e dal corpo del posseduto: “Esci da quest’uomo! Spirito impuro, lascia quest’uomo! Spirito sordo e muto, te lo ordino, esci da questo bambino e non entrarci più! E il demone, costretto ad obbedire, lasciò il corpo e l’anima del posseduto con rabbia, mordendolo, strappandolo un’ultima volta, lasciandolo come morto ai piedi del suo liberatore. Ma mentre egli fuggiva terrorizzato, Gesù stese la mano e gli indemoniati furono guariti, e dal mezzo della folla giunsero grida di ammirazione: “Quale nuova dottrina è questa che è attestata da tali prodigi? Non si è mai visto niente del genere in Israele!

Così, dopo tre anni di ministero pubblico di Gesù, il Serpente non era più avanzato di prima. L’interrogazione della parola non era riuscita meglio nelle bocche dei posseduti che nel deserto della Tentazione. Tutta la finezza, la sottigliezza e l’astuzia del linguaggio, le domande, le esclamazioni, le affermazioni, le aveva usate tutte per scoprire se colui che sapeva essere il Cristo era anche il Figlio di Dio; ma il Cristo era rimasto impenetrabile.

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