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A Gerusalemme

La felicità della Sacra Famiglia nella casa di Nazareth ebbe una parentesi dolorosa. Fu una dura prova che il Signore stesso volle; il cuore della Vergine e quello di San Giuseppe sanguinarono.

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La felicità della Sacra Famiglia nella casa di Nazareth ebbe una parentesi dolorosa. Fu una dura prova che il Signore stesso volle; il cuore della Vergine e quello di San Giuseppe sanguinarono.

A Gerusalemme

La felicità della Sacra Famiglia nella casa di Nazareth ebbe una parentesi dolorosa. Fu una dura prova che il Signore stesso volle; il cuore della Vergine e quello di San Giuseppe sanguinarono.

Gli Ebrei celebravano ogni anno grandi solennità religiose; infatti la Legge di Dio prescriveva: Tre volte l’anno ogni maschio comparirà davanti al Signore Dio, nel luogo che Egli avrà eletto: nella festa degli Azimi (Pasqua), nella festa delle Settimane (Pentecoste) e nella festa dei Tabernacoli (Deut., XVI – 16). Erano obbligati ad andare al Tempio di Gerusalemme soltanto gli uomini; le donne erano libere di andarvi, ma vi accorrevano numerose per devozione; i fanciulli erano esenti da questa legge, però solevano seguire i genitori. L’obbligo cominciava all’età di 12 anni, quando il ragazzo si chiamava « Figlio della Legge ». San Giuseppe si recava ogni anno a. Gerusalemme, seguito dalla Madonna e da Gesù. Circa cinque giorni durava il viaggio. Durante il cammino i pellegrini cantavano i Salmi delle Ascensioni.

Gesù contava allora dodici anni e nella festa della Pasqua era a Gerusalemme in compagnia dei Genitori. Finite le pratiche di rito, che duravano quasi una settimana, ci si accinse al ritorno. Per usanza, o forse per prescrizione, si partiva da Gerusalemme in due carovane: quella degli uomini e quella delle donne. I fanciulli potevano andare con l’una o con l’altra carovana. Gesù, approfittando della confusione, si sottrasse allo sguardo dei Genitori e rimase a Gerusalemme. La Vergine, non vedendolo vicino a sè, credette che fosse con San Giuseppe; questi credette che fosse con sua Madre. Ma quando giunsero alla fine della prima tappa del viaggio, presso la moderna cittadina di Ramallah, luogo ove si riunivano le due carovane, Maria e Giuseppe si avvidero che Gesù si era smarrito. Quanto dolore e quante lacrime!

Cominciarono le ricerche, dapprima informandosi con i pellegrini e poi, ritornati a Gerusalemme, chiedendo notizie presso parenti ed amici. Passarono tre giorni nel dolore. San Giuseppe consolava la Santa Sposa e contemporaneamente domandava a se stesso se fosse stato colpevole dello smarrimento di Gesù.

Dopo ansie, sospiri e lacrime, lo ritrovarono nel Tempio, in atto di disputare con i Dottori della Legge. Gesù ascoltava ed interrogava quei vecchi Dottori, i quali restavano sbalorditi della sua sapienza e delle sue risposte.

Quando la Vergine potè riabbracciarlo, gli disse: Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo Padre ed io, addolorati, ti abbiamo cercato! Gesù rispose: Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo trovarmi nelle cose che riguardano il Padre mio? (San Luca, II – 48). Con questa risposta Gesù voleva ricordare alla Madonna ed a San Giuseppe che Egli era il Figlio di Dio e che, permettendo quel dolore, aveva operato in conformità al volere del Padre Celeste.

San Giuseppe e la Vergine conservavano nel loro cuore le parole di Gesù e le meditavano.

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