cultura religiosa
Vera e falsa misericordia
La misericordia di Dio è grande, infinita e inesauribile; ma dobbiamo stare attenti ad una strana e del tutto inaccettabile dottrina della divina misericordia che la trasforma da strumento mirabile di salvezza a vera e propria autostrada verso la perdizione.
Don Leonardo Pompei
20 Maggio 2022 • Tempo di lettura: 2 minuti
cultura religiosa
Vera e falsa misericordia
La misericordia di Dio è grande, infinita e inesauribile; ma dobbiamo stare attenti ad una strana e del tutto inaccettabile dottrina della divina misericordia che la trasforma da strumento mirabile di salvezza a vera e propria autostrada verso la perdizione.
Don Leonardo Pompei
20 Maggio 2022
Tempo di lettura: 2 minuti
La misericordia di Dio è grande, infinita e inesauribile. Essa costituisce, come disse Gesù a santa Faustina Kowalska, l’apostola della “divina misericordia” dello scorso secolo, il primo e più grande attributo della divinità, per cui possiamo e dobbiamo dire, credere e sperare che Dio desidera darci il suo perdono molto più di quanto possiamo volerlo o desiderarlo noi. La testimonianza di carità infinita data dal suo Figlio Unigenito, che ha indicibilmente patito ed è morto al posto nostro, pagando i nostri debiti, giusto per gli ingiusti, è quanto mai chiara ed emblematica. Dubitare della divina misericordia sarebbe offendere gravemente il Signore.
Tuttavia, detto e affermato con forza quanto sopra, bisogna immediatamente aggiungere che oggi purtroppo capita non di rado di veder circolare una strana e del tutto inaccettabile dottrina della divina misericordia che la trasforma da strumento mirabile di salvezza a vera e propria autostrada verso la perdizione. Per guardarsi da ciò, bisogna anzitutto ricordare un principio semplicissimo: Dio perdona tutto, sempre e tutti a condizione che il peccatore sia realmente e profondamente pentito, ossia detesti il peccato con tutto il cuore, si dolga di averlo commesso e, al tempo stesso, abbia il fermo e risoluto proposito di non farlo mai più. In caso contrario, le colpe rimangono attaccate all’anima del peccatore e un’eventuale confessione rischia di diventare solo un tentativo (forse non del tutto consapevole, ma non per questo non grave) di prendersi gioco dimostro Signore. Tale requisito è completamente interiore al penitente; nel senso che, a meno di doni e carismi straordinari, il confessore può solo verificare, sulla base di ciò che emerge oggettivamente e esternamente in sede di confessione, se il peccatore sembra pentito oppure no; in caso positivo deve assolvere il penitente, mentre, in caso negativo, prima di rimandare l’assoluzione, deve fare il possibile per suscitare il pentimento in sede di confessione, aiutando il penitente quanto meno a prendere coscienza della gravità del peccato, del male che esso genera e dei debiti verso la divina giustizia che esso causa. Tuttavia se il fedele afferma di essere pentito e di essere disposto a non più peccare, il sacerdote non potrebbe, senza prendersi una grave responsabilità, ritardare o addirittura negare l’assoluzione. Fermo restando che, qualora il penitente avesse affermato il falso, si macchierebbe di gravissimo peccato e la sua confessione sarebbe, contemporaneamente, nulla (nessun peccato gli sarebbe rimesso) e sacrilega (dando luogo al gravissimo peccato di sacrilegio).
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