Convito di carità

La carità è la regina delle virtù: amare Dio ed il prossimo, o meglio, amare Dio nella persona del prossimo. Gesù dichiara che considera fatto a sè quello che si fa all'ultimo dei suoi fratelli ed al Giudizio Universale darà la sentenza favorevole a chi avrà esercitata la carità.

Convito di carità

La carità è la regina delle virtù: amare Dio ed il prossimo, o meglio, amare Dio nella persona del prossimo. Gesù dichiara che considera fatto a sè quello che si fa all'ultimo dei suoi fratelli ed al Giudizio Universale darà la sentenza favorevole a chi avrà esercitata la carità.

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La carità è la regina delle virtù: amare Dio ed il prossimo, o meglio, amare Dio nella persona del prossimo. Gesù dichiara che considera fatto a sè quello che si fa all'ultimo dei suoi fratelli ed al Giudizio Universale darà la sentenza favorevole a chi avrà esercitata la carità.

Convito di carità

La carità è la regina delle virtù: amare Dio ed il prossimo, o meglio, amare Dio nella persona del prossimo. Gesù dichiara che considera fatto a sè quello che si fa all’ultimo dei suoi fratelli ed al Giudizio Universale darà la sentenza favorevole a chi avrà esercitata la carità.

Le anime pie sanno escogitare tante forme di carità, indice di fede e di vero amor di Dio.

I devoti di San Giuseppe hanno ideato un atto di carità, degno di lode; da secoli è praticato in molti luoghi ed è desiderabile che si diffonda sempre più. Si tratta del pranzo dei poveri.

San Giuseppe era povero. Si possono beneficare i poveri, intendendo onorare San Giuseppe.

Taluno il mercoledi, o in giorno festivo dedicato al Santo, procura il pranzo a qualche famiglia bisognosa. Altri invitano un poverello o una poverella in casa propria e li fanno pranzare alla tavola comune, come fossero membri della famiglia.

Altri ancora scelgono un certo numero di bisognosi, li fanno assistere alla Messa in onore di San Giuseppe e poi somministrano loro un pranzo solenne. Poiché si richiedono delle spese, si può chiedere la cooperazione di anime generose: chi offre il pane, chi la minestra, chi la bevanda.

Però la pratica più preziosa è quella di dare il pranzo in onore della Sacra Famiglia. Si sceglie un povero uomo, che rappresenta San Giuseppe; si sceglie una donna bisognosa, che rappresenta la Madonna; si sceglie un ragazzino povero, che rappresenta Gesù. In certi paesi della Sicilia i tre personaggi si fanno vestire all’orientale, cioè con le vesti a colori, com’è rappresentata la Sacra Famiglia nei quadri. Al mattino i tre scelti assistono alla Messa e sogliono comunicarsi, unitamente alla famiglia che compie l’atto di carità.

A pranzo i tre poverelli siedono alla tavola e sono serviti dai familiari. Si trattano con rispetto, come fossero la Vergine, San Giuseppe e Gesù in persona.

Perché quest’atto di carità sia più vantaggioso a chi lo compie, è consigliabile che le spese siano frutto di sacrifici.

La Sacra Famiglia, onorata nella persona dei tre bisognosi, benedirà largamente la famiglia caritatevole. In questa occasione San Giuseppe otterrà da Gesù tante grazie, spirituali e temporali, in rapporto alla fede dimostrata ed alla carità esercitata.

Queste forme di onorare San Giuseppe potrebbero sembrare piccine, ma in realtà non è cosi, poiché nel pranzo dei poveri sono esercitate tante virtù cristiane. Il fatto stesso che da secoli San Giuseppe è onorato nella suddetta maniera, dimostra che la caritatevole pratica ha apportato buoni frutti nelle famiglie devote del Santo Patriarca.

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