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“Domine, non sum dignus”

Accade ancora. Dopo aver limitato la libertà religiosa, che – come ricordato da una recente sentenza della Corte Costituzionale – essendo “garantita dall’art. 19 Cost. è un diritto inviolabile, tutelato al massimo grado dalla Costituzione”, il Parlamento italiano interviene dettando un protocollo in merito alla riapertura delle Chiese.

La Conferenza Episcopale Italiana, insieme al Ministero dell’Interno, rende noto che dal 18 maggio 2020 i sacerdoti potranno celebrare di nuovo la Santa Messa con il concorso di popolo.

Da questo protocollo si evincono molti punti che meritano una riflessione, ma per questo dovrete aspettare ancora un po’. E’ infatti nostra intenzione scrivere una lettera alla CEI contestando punto per punto questo protocollo e, in particolare, il modus operandi con cui distribuire l’Eucarestia.

Infatti, al punto 3.4 del suddetto protocollo, è specificato che i sacerdoti “abbiano cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli”. In pratica Presidente del Consiglio, Ministro dell’Interno e Presidente della CEI, ci stanno obbligando a commettere un sacrilegio. Scriveva San Pio X nel suo Catechi­smo Maggiore questo vene­rando costume liturgico: «…Nei momenti di ricevere la santa Comunione, bisogna trovarsi in ginocchio, tenere la testa lievemente alzata, gli oc­chi modestamente rivolti verso la santa Ostia, la bocca suffi­cientemente aperta, con la lin­gua un pochino avanzata sul labbro inferiore. Bisogna tenere la tovaglia o il piattello (pa­tena) della Comunione in mo­do che essi ricevano la santa Ostia se dovesse cadere… Se la santa Ostia si attaccasse al palato, bisognerebbe distaccar­la con la lingua, e giammai con la dita»

Questi dettagli indicano la cura che vi riserva la Chiesa per promuovere il mas­simo rispetto per il SS. Sacra­mento e anche per le minime particelle consacrate che, come sappiamo, possono cadere a terra ed essere calpestate. Questo però non sembra importare o essere oggetto di considerazione del Governo che, fino ad oggi, ha limitato l’esercizio della libertà di culto pur garantita dall’art. 19 della Costituzione.

San Sisto I scrisse che “solo i ministri del culto sono abilitati a toccare i sacri misteri: hic constituit ut mysteria sacra non tangerentur nisi a ministris.
S. Leone I papa voleva che il Sacramento dell’Eucarestia si ricevesse tramite la bocca: «hoc enim ORE sumitur quod Fide te­netur».
Papa Agapito I nel 536, compì un miracolo di guarigione im­provvisa durante la Messa: “cumque ei Dominicus Corpus mitteret in os”, cioè dopo aver dato l’Ostia consacrata nella bocca. I soli che si comunicavano in piedi e con la mano, furono gli Ariani; ma questi negavano la divinità di Cristo e vedevano nell’Eucarestia solo un semplice simbolo d’unione. La Chiesa cattolica, quindi, non ha mai cambiato disciplina.
S. Tommaso d’Aquino, il mag­gior dottore della Chiesa catto­lica (1225-1274), si fece eco di questa prescrizione apostolica: «La distribuzione del Corpo di Cristo appartiene al Sacerdo­te per tre motivi: in primo luo­go, perché è lui che consacra, tenendo il posto di Cristo. Ora, è Cristo stesso che ha consa­crato il suo Corpo nella Cena, ed è Lui stesso che lo ha dato agli altri da mangiare. Dunque, come la consacrazione del Cor­po di Cristo appartiene al Sa­cerdote, altrettanto appartiene a lui la distribuzione. In secon­do luogo, il sacerdote è stabili­to intermediario tra Dio e il po­polo. Di conseguenza, come a lui spetta l’offrire a Dio i doni del popolo, altrettanto spetta a lui donare al popolo i doni san­tificati da Dio. In terzo luogo, per il rispetto dovuto a questo Sacramento, nulla può toccarlo che non sia consacrato. Per questo motivo, il corporale e il calice vengono consacrati, ed altrettanto le mani del Sacer­dote vengono consacrate per toccare questo Sacramento, e nessun altro ha il diritto di toccarlo, se non in caso di necessità». (Cfr. Summa Teolo­gica, III.a pars, q. 82, a. 3).

Il Concilio di Trento, nel 1551, dirà: «… Questo costu­me deve essere ritenuto di diritto e a giusto titolo come proveniente dalla Tradizione apostolica» (cfr. Sess. XIII, DE EUCHARISTIA, c. VIII-Denz Sch. Enchridion… ed. 33 a, N. 16-48°).
Lo stesso Papa Paolo VI, nella sua enciclica “Mysterium Fidei” (3.9.1965), scrisse che “non bi­sognava cambiare il modo tradizionale di ricevere la Co­munione” (&& 61-62). Anche il “Memorial Domini” (29 maggio 1969), richiama alla disciplina cattolica: «… Tenuto conto della situazione attuale della Chiesa nel mondo inte­ro, questa maniera di distri­buire la santa Comunione de­ve essere conservata, non so­lamente perché essa ha dietro di sé una tradizione plurise­colare, ma soprattutto perché essa esprime il rispetto dei fedeli verso l’Eucarestia… questo modo di agire, devesi considerare tradizionale, assi­cura più efficacemente che la santa Comunione venga distri­buita con il rispetto, il decoro e la dignità che le competono (…). Una forte maggioranza di vescovi ritiene che nulla debba essere cambiato alla disciplina attuale».

E invece tutto cambia: il Concilio Vaticano II, “il fumo di Satana”, ha ritenuto opportuno che Gesù Eucarestia si potesse ricevere anche sulla mano facendo così “rivoltare nella tomba” tutti quei Santi cattolici, come San Tommaso, che si sono prodigati per difendere l’Eucarestia.
Occorre afferma­re che coloro che comunicano, ingiungendo di comunicarsi con la mano, commettono cer­tamente un atto peccaminoso sotto diversi aspetti. Per primo, sarebbe una disub­bidienza alla Tradizione catto­lica. E poi, sarebbe un’ingiusti­zia per l’empietà che com­mette verso Dio di cui lede la Maestà, e verso il Sacerdote cattolico di cui usurpa le prero­gative. Certo, solo Dio sa quale misura abbiano questi peccati, non solo materiali ma anche formali. È incredibile che si sia dimenticato quanto ci insegna­vano prima, in proposito, che era già materia leggera, nel sa­crilegio se si toccava un calice, una patena senza essere stati autoriz­zati (cfr. Codice 1306).

I fedeli che non si sono lasciati sorprendere dal gioco dei mo­dernisti e progressisti, si astene­vano dal comunicarsi con la mano. Ma c’era proprio da do­mandarsi come si è giunti fino a quel punto. Il principio fu del clero che cessò di trasmettere le verità di fede al popolo dei battezzati, facendone delle pe­corelle smarrite ed erranti. Ma possibile che non si sappia che la comunione sulla ma­no faceva parte di un “piano massonico” da lunga data pre­parato? Eppure, proprio la CEI (novembre 1989), con un vero “colpo di mano” da parte di vescovi progressisti e neo­modernisti, approfittando del­l’assenza di molti Presuli, da un loro raduno su questo tema, riuscì a far passare l”’ordi­nanza” con un solo voto in più! E così, questo “placet” diven­ne “causa” di profanazioni sacrileghe, di sottrazioni di Ostie consacrate per usi sa­crileghi, di “messe nere”, di dispersione di frammenti per terra, di allontanamento, infi­ne, delle anime dei fedeli dal ringraziamento dopo la Mes­sa, così da sfumare il senso del divino. Per fare questo, si è pro­ceduto a tappe: dall’obbligo (“bisogno”) si passò alla conve­nienza (“conviene”); dalla con­venienza, poi, si passò al si­lenzio, perché non ci fu più, o quasi, il ringraziamento. Eppure, Pio XII aveva scritto: «Raccogliti nel segreto e gioi­sci del tuo Dio, poiché tu pos­siedi Colui che il mondo inte­ro non può toglierti» (cfr. “Me­diator Dei”, 20 settembre 1947). 

Che altro dire?! Ancora una volta la CEI ci chiede di “strappare dalle mani del sacerdote” l’Eucarestia. Che cosa possiamo fare? Il nostro invito, insieme a tutta la Tradizione cattolica della Chiesa, è quello di fare la comunione spirituale e di astenersi dalla comunione sulla mano.

“Domine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum, sed tantum dic verbo, et sanabitur puer meus”

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