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I cappellani comuni pontifici

Nell’epoca precedente alla riforma della casa pontificia, avvenuta con la Pontificalis Domus, vi era una particolare figura di cappellani pontifici, i cappellani comuni. Il primo del rango era l’arciprete di Castel Gandolfo.
cappellano comune pontificio

Nell’epoca precedente alla riforma della casa pontificia, avvenuta con la Pontificalis Domus [1] , vi era una particolare figura di cappellani pontifici, i cappellani comuni. Il primo del rango era l’arciprete di Castel Gandolfo [2]. Essi erano definiti “comuni” poiché a turno celebravano la messa nella cappella comune, per la famiglia papale e la guardia pontificia.

Quando un sovrano veniva invitato come ospite, nel palazzo papale, ad esso era assegnato un cappellano comune, che per tutta la durata del soggiorno fosse al suo seguito e gli celebrasse la messa privata.

I cappellani comuni appartenevano essi stessi alla famiglia pontificia, come d’altronde v’erano ascritti i cappellani segreti, i camerieri segreti e d’onore e i prelati domestici.

La classe di tali cappellani, fino al XVI secolo, era indistinta da quella dei cubicularii ovvero di coloro che prestavano servizio privato e personale al papa. Successivamente, il termine cubicularius denotò esclusivamente la classe dei camerieri pontifici.

A seguito del pontificato di Alessandro VII, con ratifica mediante la bolla Grata familiaritatis obsequia, si ratificò che i cappellani comuni fossero di nomina pontificia e a vita, differentemente dai cappellani segreti che decadevano alla morte del pontefice che li avesse nominati. Con il pontificato di Benedetto XIV iniziò la distinzione dei cappellani comuni in partecipanti e soprannumerari, i primi remunerati ed i secondi non remunerati, ma col diritto di indossare le medesime vesti, che si componevano di abito paonazzo e cappe rosse, nelle solenni celebrazioni, e di talare e mantellone paonazzi quale abito d’ufficio [3]. In città, al posto del mantellone potevano indossare un mantello nero.

Concilio Vaticano II

Molti erano gli uffici che gli appartenevano durante le celebrazioni liturgiche, nei quali avevano la funzione di accoliti. Quotidianamente assistevano alla cappella segreta del papa. Principalmente portavano le torce accese durante l’elevazione o quando il papa si recava in qualche chiesa a celebrare messa. Nella funzione di accoliti ceroferari potevano supplire ai prelati votanti di segnatura. In tale mansione, indossavano la talare con fascia paonazza e cotta. Portavano nella solenne processione le mitre pontificie ed il triregno.

Inoltre, svolgevano tutte le funzioni dei cappellani segreti, se necessario o in loro assenza. Pertanto erano d’immediato servizio al pontefice neoeletto, in diverse attribuzioni, ben prima che egli avesse nominato qualsiasi altro famigliare pontificio.

Questo speciale grado della corte papale aveva la peculiarità di essere annoverato tra i prelati di mantellone, ma con diritto di godere a vita di tale prelatura, appunto perché i cappellani comuni non solo servivano privatamente il pontefice, ma anche in tutte le funzioni pubbliche assistendo ed altresì celebrando nelle cappelle private e comuni, oltre a svolgere diversisissime funzioni durante tutti i solenni pontificali.


Note

  1. Cf. Paolo VI, Lettera Apostolica Motu Proprio Pontificalis Domus (28 marzo 1968).
  2. Cf. G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica. Da S. Pietro sino ai nostri giorni, Venezia 1841, vol 8., sub verbo Cappellani comuni del Papa.
  3. Cf. D. Bracale, Prelati di mantellone e mantelletta. La corte pontificia da Pio X a Paolo VI, in https://www.ecclesiadei.it/prelati-di-mantellone-e-mantelletta-la-corte-pontificia-da-pio-x-a-paolo-vi/ (ultima consultazione 21 febbraio 2021).

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