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San Clemente I

di Don Riccardo Pecchia

San Clemente I, 4º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, generalmente noto come Clemente da Roma, terzo successore di Pietro, dopo Lino e Anacleto. Nacque a Roma verso la metà del I secolo e fu educato nella fede pagana. Un giorno Clemente udì una predica dell’apostolo Barnaba e trovò quello che ormai da tempo andava cercando. Barnaba lo battezzò e lo condusse da san Pietro, che con il tempo imparò ad apprezzare il giovane Clemente e lo designò quale suo successore. Alla morte di Pietro, Clemente rifiutò di prendere il posto del principe degli apostoli. Così i vescovi di Roma, prima di lui, divennero Lino e Anacleto, finché intorno all’88 Clemente non cedette alle pressioni del popolo e del clero e fu consacrato pontefice. Sappiamo che il suo pontificato durò nove anni, sotto gli imperatori Domiziano e Nerva. Ma il suo posto è grande nella vita della Chiesa, che lo venera come uno dei Padri apostolici, per l’unica sua opera sicura: la Lettera ai Corinti. A questa lettera era attribuito un carattere quasi canonico. All’inizio di questo testo, scritto in greco, Clemente si rammarica che «le improvvise avversità, capitate una dopo l’altra», gli abbiano impedito un intervento più tempestivo.

Queste «avversità» sono da identificarsi con la persecuzione di Domiziano: perciò la data di composizione della lettera deve risalire a un tempo immediatamente successivo alla morte dell’imperatore e alla fine della persecuzione, vale a dire subito dopo il 96. L’intervento di Clemente era sollecitato dai gravi problemi in cui versava la Chiesa di Corinto: i presbiteri della comunità, infatti, erano stati deposti da alcuni giovani contestatori. Potremmo quindi dire che questa lettera costituisce un primo esercizio del Primato romano dopo la morte di san Pietro. La lettera di Clemente riprende temi cari a san Paolo, che aveva scritto due grandi lettere ai Corinti, e in particolare la dialettica teologica, perennemente attuale, tra indicativo della salvezza e imperativo dell’impegno morale. Prima di tutto c’è il lieto annuncio della grazia che salva. Il Signore ci previene e ci dona il perdono, ci dona il suo amore, la grazia di essere cristiani, suoi fratelli e sorelle. È un annuncio che riempie di gioia la nostra vita e dà sicurezza al nostro agire: il Signore ci previene sempre con la sua bontà, e la bontà del Signore è sempre più grande di tutti i nostri peccati. Occorre però che ci impegniamo in maniera coerente con il dono ricevuto e rispondiamo all’annuncio della salvezza con un cammino generoso e coraggioso di conversione. Poco si sa degli ultimi anni di Clemente. Secondo una tradizione del IV secolo, sarebbe stato affogato con un’ancora al collo in Crimea, suo luogo d’esilio, per ordine di Nerva, mentre Eusebio di Cesarea e san Girolamo concordano dicendo che Clemente morì nel 101 e non parlano né di esilio né di martirio.

Ecclesia Dei  

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