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La misericordia colpisce ancora

Alcune riflessioni sulla rimozione di mons. Strickland

Papa Francesco ha sollevato dal governo pastorale della diocesi di Tyler, negli Stati Uniti, monsignor Joseph E. Strickland, 65 anni, e ha nominato il vescovo di Austin, monsignor Joe Vásquez, come amministratore apostolico della diocesi resasi vacante. 

«Venerano gli animali più ripugnanti, che per stupidità al paragone risultan peggiori degli altri»

 Sap. 15, 18.

Ecco che ci risiamo. La misericordia ha colpito di nuovo.

Questa volta, la vittima è monsignor Joseph E. Strickland, 65 anni, vescovo della diocesi di Tyler, negli Stati Uniti. Al suo posto, il Papa ha nominato il vescovo di Austin, monsignor Joe Vasquez, come amministratore apostolico della diocesi recasi vacante.

Diciamocelo: per chi conosce questo eroico vescovo, e quindi conosce bene le posizioni di questo pontefice sulla fede cattolica, c’era da aspettarselo.

Da un lato, le principali testate giornalistiche italiane hanno riportato questo fatto con la solita minestra di tutti i possibili sostantivi negativi che finiscono con -ista. Anche qui: c’era da aspettarselo.

“Vescovo tradizionalista, ultra-tradizionalista, antiabortista”. 

Insomma, la solita manfrina ideologica cui siamo abituati. Leggiamo su una testata: “[…] Strickland, 65 anni, è un vigoroso difensore delle posizioni dottrinali e dogmatiche della Chiesa cattolica sul matrimonio, la vita umana e la libertà religiosa.”

Sulla pagina web di un’altra testata leggiamo invece un articolo di ben cinque righe (della serie, ammazziamoci di lavoro) dove leggiamo che il vescovo: “ […] ha ripetutamente attaccato frontalmente lo stesso Bergoglio […] ha altresì rotto con i suoi confratelli vescovi ed ha stretto un’alleanza con i sacerdoti tradizionalisti della sua diocesi isolando gli altri”.

Ovviamente, il tutto ben documentato, assolutamente credibile, per niente influenzato da retoriche narrative.

Insomma, avete capito quale sia il tiro: siamo sulle stesse noiose frequenze mediatiche, dove incalliti giornalisti, tendenzialmente atei, indifferenti alle questioni religiose o cristiani non praticanti, pretendono di saper giudicare la condotta morale, pastorale o dottrinale di un successore degli Apostoli.

Come quando, ad esempio, Michela Murgia lamentava la assoluta banalità della teologia dogmatica cattolica, oppure Giuseppe Conte pontificava sulla Pasqua, confondendo ebrei con cattolici. Insomma, siamo a questi livelli.

Siccome, però, a noi non piace vendere fumo alle persone, perché siamo interessati alla verità e non scriviamo storielle fantasiose tanto per perdere tempo, vogliamo risalire alle fonti della questione. Invitiamo gli aguzzini della stampa mediatica a prendere appunti: nessuno vi ruba il lavoro, tranquilli, ma ogni tanto, un bel ripasso su come si esercita una professione, male non fa

Mons. Strickland, il vescovo cattivone e carrierista

Nell’epoca dei vescovi vestiti da benzinai, con i pantaloni da macchinista della Trenord di serie; dei seminaristi in tuta che vanno in giro a dire che la presenza reale di Cristo è nei poveri; dei preti che ballano la mazurca durante la messa o celebrano a riva sui materassini della Decathlon (altro che Chiesa in uscita: poi ci domandiamo perché chi non crede non ci prenda sul serio), Mons. Strickland spicca per la sua fermezza dottrinale, per la sua modestia e per il suo stile austero, composto e autorevole.

Niente a che vedere, chiaramente, con la sciatteria dei gesuiti, che più che preti spesse volte sembrano dei bidelli.

Ovviamente, questo a Roma non va assolutamente, e quindi già partiamo male. D’altronde, se qualcuno ti viene a dire che il problema della Chiesa Cattolica sono i preti in talare e berretta, non puoi aspettarti di vestirti da vescovo senza essere quantomeno commissariato o silurato.

Da buon pastore, il vescovo americano ha un proprio sito web (che, tra le altre cose, adesso non risulta più raggiungibile).

I contenuti di questo sito sono davvero consistenti.

Alla voce “news” troviamo quaranta pagine di articoli di ogni tipologia. Abbiamo le lettere al gregge (flock), alcuni articoli agiografici, alcuni articoli dottrinali, molti di questi sono tradotti anche in lingua spagnola. Altri articoli sono interessanti, perché si focalizzano su vicende passate in sordina: Thoughts on Halloween, The treasure of fasting.

Alla faccia di quelli che sbavano sull’ecclesiologia del Concilio vaticano II. Mons. Strickland sembra aver applicato bene i principi della Inter mirifica.

Mons. Strickland è un granito dottrinale, per lo meno sotto gli aspetti relativi a temi in cui, al giorno d’oggi, sembra che a Roma ci sia la gara a chi la spara più grossa. Leggiamo in una sua dichiarazione:

“L’attività sessuale fuori dal matrimonio è sempre gravemente peccaminosa e non può essere condonata, benedetta o ritenuta ammissibile da qualunque autorità all’interno della Chiesa”.

Troppo rigida come posizione, odorante di “indietrismo”, come lo ha chiamato il Papa. 

Mons. Strickland si è dichiarato più volte fermo sulla questione dell’aborto, come se non bastasse.

Lo ricordiamo, anche se ovvio, ma ci sono persone che vogliamo infastidire, visto che tengono per una mano Gesù quando torna comodo, mentre l’altra la prestano al demonio, come Giuda: l’aborto è omicidio. 

Ci dispiace se questo infastidisce le vostre orecchie. 

Se vi sentite offesi, ben venga. Significa che state dalla parte sbagliata del racconto.

Il probabile casus belli e la vicenda con Roma

Sappiamo, inoltre, che Mons. Strickland ha prestato la propria testimonianza su Mass of the Ages, un film vero e proprio sulla S. Messa secondo il Messale di San Pio V.

Il vescovo americano non ha applicato Traditionis Custodes, perché non voleva che parte del suo gregge “morisse di fame”. Visto che il motu proprio era orientato a far morire di fame i fedeli, senza altro scopo.

La scusa dei preti carrieristi è nauseabonda, ed è il pretesto bello e buono per fare tabula rasa

Apriti cielo. Sappiamo tutti come va a finire, se si presta il fianco alla tradizione e alla S. Messa di sempre. 

Che caro e delicato pastore mons. Strickland, sicuramente più delicato del Papa sulla questione della S. Messa secondo il messale di S. Pio V. 

A Roma si preferisce l’idolatria della Pachamama, che per fortuna è stata restituita al posto che più le compete, ossia il fango del letto del Tevere: che la terra le sia lieve, visto che amiamo così tanto la terra.

A Roma si preferiscono le tigri proiettate sulla facciata di San Pietro, o le danzatrici brasiliane con il sedere di fuori in Sala Nervi;

A Roma si preferisce la dissacrazione di San Giovanni in Laterano per mano dei luterani che “non si sapeva fossero luterani”. 

A Roma si approva la discoteca a cielo aperto del padre Gullierme durante la GMG, l’Eucaristia messa nelle ciotole dell’IKEA o costipata nelle casse per le piantine della nonna.

Veniamo al dunque.

La Strickland Saga, come la chiamano negli USA, è diventata un vero e proprio caso. Innanzitutto, perché mons. Strickland ha espressivamente dichiarato, anche con una lettera pastorale aperta e riportata sul suo sito, che il Vaticano non solo ha praticamente ghostato il vescovo americano, mandandogli l’inquisizione in diocesi, ma che lo ha sollevato dall’incarico per motivi che, pubblicamente, non sono stati resi noti. 

Questo è molto grave perché, se un pastore è stato cattivo nell’amministrazione pastorale di una diocesi, bisogna essere chiari di fronte alla Chiesa Cattolica. Non si agisce di nascosto e con l’inganno o il malinteso, perché così operano i massoni, non i cristiani. Però sappiamo bene che i massoni in Vaticano ci sono eccome, e dai pontificati di Gregorio XVI in poi si saranno moltiplicati come funghi: quindi, non ci meravigliamo.

Sappiamo però che dopo il caso McCarrick, tutto è possibile.

Mons. Strickland ha dichiarato, in occasione di una intervista esclusiva con LifeSiteNews, il giorno 11 Novembre: “I really can’t look to any reason except I’ve threatened some of the powers that be with the truth of the Gospel”. 

Niente di strano, visto che in questo pontificato tutto si accetta, fuorché roba cattolica. 

Ed è un fatto talmente evidente, che negarlo implicherebbe o mala fede, o demenza precoce.

Lo ripetiamo: i risultati della visita apostolica non sono stati pubblicati, né il Vaticano ha reso noto il motivo per cui Strickland è stato rimosso dall’incarico.

Quando gli è stato chiesto cosa ci fosse dietro la decisione di Papa Francesco, Strickland ha risposto: “L’unica risposta che ho è che le forze nella Chiesa, in questo momento, non vogliono la verità del Vangelo”.

E ha aggiunto: “Vogliono che sia cambiata. Vogliono che sia ignorata”.

Nihil sub sole novum. Ormai è quasi un secolo che si va avanti in questa direzione. I modernisti hanno controllo totale e assoluto della situazione. Non per molto, però.

Strickland non ha accusato Papa Francesco di essere parte di questa spinta a minare l’insegnamento della Chiesa, ma ha detto che “molte forze stanno lavorando su di lui e lo influenzano a prendere questo tipo di decisioni”. Per queste “forze”, ha detto il vescovo, “io sono un problema”, e così hanno spinto per la “rimozione di un vescovo per aver sostenuto il Vangelo”.

Io, personalmente, non sono d’accordo, perché ritengo che Papa Francesco sia complice, consapevole, perché potrebbe benissimo opporsi, visto che le chiavi sono sue, e la sua autorità è massima: altrimenti, di cosa stiamo parlando?

Così come, a suo tempo, lo fu Giovanni XXIII al Concilio. Nessuno si salva.

La quasi totalità di questo pontificato è stata orientata sempre e solo in una direzione univoca: aprire le porte della Chiesa all’Inferno.

Cos’è il Sinodo, se non un tentativo ben architettato di far avanzare idee contrarie alla fede cattolica nella Santa Chiesa? 

Un Sinodo dove tutti i pareri contano uguale (saluti, quindi, alla Chiesa gerarchica), ma dove parla solo chi deve parlare in senso contrario alla fede. 

La Chiesa di Cristo non piace più a Roma. 

Per loro, Gesù non aveva un dottorato in teologia, aveva un’idea sbagliata di ecclesiologia perché nato prima del Concilio, e quindi lo possiamo benissimo lasciare nel dimenticatoio.

Potete intortarci su come meglio vi aggrada, ma stiamo parlando di questo. La Chiesa Cattolica di oggi ha bisogno del Sinodo?

Assolutamente no. 

Avrebbe bisogno di tornare a parlare di novissimi, di Inferno e Paradiso, di grazia e peccato.

Non di mangiare la pasta asciutta in Sala Nervi parlando del cambiamento climatico.

Purtroppo, questo ragionamento è una condanna per il cattolico odierno. Se per i laici vi è una certa libertà di espressione, purtroppo la misericordia di Papa Francesco è spietata con chi riceve gli ordini. 

Lo vediamo tutti i giorni.

Vengono tollerati scandali, abusi, vengono scelti vescovi e cardinali che vivono su altre galassie rispetto alla fede cattolica, e che tutto incarnano fuorché la regalità di Cristo e la dignità apostolica (mi ripeto: basta vedere come si vestono, per capire che non gliene frega assolutamente nulla di quello che fanno). 

I bravi sacerdoti vengono osteggiati e mai difesi, i bravi vescovi vengono rimossi o indotti a ritirarsi.

È sufficiente che un vescovo dica una verità di fede cattolica, che Roma gli manda commissari, inquisitori e comincia a fare estorsioni.

Noi siamo con mons. Strickland, perché è assolutamente evidente dove risiede la ragione. Anche perché, di default, la ragione non può risiede a Roma, perché Roma ha rifiutato la fede cattolica, e lo ha dimostrato di recente, con un bel documento con i buddhisti, dove si dice espressivamente che Gesù era un leader religioso come gli altri, al pari di Buddha.

E noi dovremmo dire: “Va bene, siete i nostri pastori, e fate bene?”.

Avete capito malissimo. Adesso il potere è vostro, ma la vostra chimera è ferita. Il cattolicesimo sta rifiorendo, soprattutto tra i giovani.

Preghiamo per mons. Strickland, preghiamo per la Santa Chiesa Cattolica, e preghiamo affinché il Signore faccia un po’ di pulizia nella sua vigna.

Il buon grano sta crescendo assieme alla zizzania. La crescita è massiva, e quindi la zizzania sta diventando cattiva, sta cominciando a colpire ciecamente per fermare la crescita del buon grano. La persecuzione colpisce i buoni pastori, fedeli al mandato. 

Ricordate però, e chi legge e fa parte della zizzania drizzi bene le orecchie.

Il grano sarà maturato e darà frutto, ma la zizzania sarà strappata, raccolta, e gettata nel fuoco per bruciare. Di essa, delle sue nefandezze, dei suoi progetti, non rimarrà che un mucchio di cenere dispersa nel vento, e il ricordo svanirà del tutto. 

Teniamo salda la fede, con l’esempio di mons. Strickland, sapendo che abbiamo già vinto.

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