“Entrate per la porta stretta; poiché spaziosa è la porta e larga la via che conduce alla perdizione; e molti sono quelli che vi si incamminano. Quanto stretta è la porta e angusta è la via che conduce alla vita! E pochi sono quelli che la trovano!”
(Mt 7; 13-14)
Risulta più attuale che mai questo passo del Vangelo di Matteo, facente parte del “Discorso della montagna”.
Gesù annuncia il Regno di Dio e ci mette in guardia, ci ammonisce, ci esorta a fare attenzione perché il Paradiso non è garantito a chiunque, ma è frutto di una vita condotta santamente; una vita al servizio di Dio e del prossimo, basata sull’ascolto e sulla messa in pratica del Vangelo. Ci dice chiaramente che una fede facilitata, una fede basata su uno scendere a compromessi, non è fede.
Il Paradiso va guadagnato, bisogna lavorare duro, abbandonare quei vizi che corrodono il mondo di oggi. Ma nei fatti sono poche le persone che ci riescono davvero: sono poche le persone che davvero vivono la fede ponendola al centro della propria vita quotidiana, mettendo Cristo al primo posto.
Non è facile oggi, in un mondo che va diventando sempre più scristianizzato; in un mondo che non conosce più Cristo e il suo Vangelo di salvezza; in un mondo che nomina Cristo e la Trinità solamente per ricoprirli degli insulti più spregevoli, ingrati verso chi ha dato la vita per la nostra salvezza.
E quando Lui ci chiede dei piccoli sacrifici, l’uomo cosa fa? Cerca ogni mezzo possibile per scansare la fatica ed ecco che gli si para dinanzi una strada spianata, senza intralci e con una bellissima porta dalla quale si può facilmente passare, ma che non porta alla salvezza.
Ma la porta piccola e la strada angusta rimangono lì, ad aspettare, consce del fatto che l’uomo, ormai sazio per i vizi e i peccati che la società di oggi predica come salutari (ma sempre e solo per il corpo), è troppo grosso per potervici entrare.
Bisogna farsi piccoli, semplici, umili.
È necessario rimuovere tutto il superfluo, tutti quei comportamenti e quegli atteggiamenti che ci allontanano dal Cielo, tutti quei peccati che senza sosta continuiamo a commettere, perché è “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago” (Mt 10; 25).
Bisogna imitare Cristo in tutto e per tutto, scendere dal piedistallo sul quale spesso siamo tentati di stare e farci ultimi per essere i primi, servire per regnare.
E andare a Messa la domenica, ricevere la SS. Eucarestia, senza mettere in pratica quello che si ascolta e si apprende dalla Parola, a cosa serve se poi non ci facciamo noi pane per gli altri?
Quando troveremo chiusa la porta e chiederemo al Signore di aprirci, Lui giustamente ci dirà:“Non vi conosco”.
Perché? Perché abbiamo mangiato alla sua mensa, abbiamo ascoltato la sua Parola, ma non siamo stati capaci di portare frutto.
E allora, forse, ci renderemo conto che non basta essere credenti, ma bisogna essere soprattutto credenti credibili (perdonate il gioco di parole); bisogna dare testimonianza di una vita santa che non rimane in Chiesa dopo la Messa della domenica, ma che prosegue nel quotidiano e che non si arresta mai.
Solo allora la porta minuscola diventerà un enorme portone attraverso il quale, senza alcuna difficoltà, entreremo nella beatitudine del Cielo.