«È evidente che coloro i quali compiono opere carnali, come la fornicazione, l’impurità, l’impudicizia, la lussuria, e altre cose simili, ch’io vi esposi come or vi espongo, non entreranno nel regno dei Cieli.»
Gal. 5, 19 – 21.
La Madonna, or che apparve ai tre pastorelli portoghesi un secolo fa, spiegava loro come, tra i tanti vizi e peccati che conducevano le anime all’Inferno, in ogni istante, ci fossero primieramente il vizio impuro e i peccati rivolti contro la virtù della castità.
La lussuria, in genere, vizio che compone l’insieme dei sette capitali, proviene dal verbo latino lussare, stando ad indicare una delle sue caratteristiche principali, ossia quella di indebolire e corrompere le energie dell’anima e del corpo: ragione per cui, tendenzialmente, ad essa viene anche associato il nome di dissolutezza.
Dissoluti sono, difatti, coloro che, dandosi preda dei diletti dei sensi contrariamente al recte scire e al recte agere, vivono assiduamente questa condizione peccaminosa che altro esito non ha, se non quello di rovinare all’Inferno.
I piaceri peccaminosi, in questo senso, sono chiamati venerei, perché associati alla dea pagana Venere, che presiedeva i piaceri annessi alla generazione.
Il peccato impuro è pernicioso, per la stessa ragione che lo rende assai comune, ai nostri giorni: esso, infatti, è stato sdoganato contestualmente al vento rivoluzionario penetrato nella Chiesa; regge i pilastri della società moderna, imbevuta di brutalità e bestialità in questi peccati; è troppo spesso preso sotto gamba, essendo spesso e ben volentieri, condito dalla solita babilonia di discorsi, del tipo: “eh ma il Signore mi capisce…eh ma io non posso privarmene…eh ma se due si amano e uno si ama e si accetta così come è…”.
Autentico commercio di nefandezze e sozzure, nefando come la volontà viziata dal peccato di chi pretende di giustificare il peccato, e di coniugarlo con una vita autenticamente cristiana.
Ci sono differenti specie di lussuria; qui ci limiteremo ad elencarne giusto qualcuna. Infine, ci soffermeremo su alcuni atti ormai molto comuni, cercando di congelare delle massime morali attorno alla loro natura. Le argomentazioni saranno addotte non dalle fonti di rivelazione o dall’autorità dei santi padri, dei papi o dei concili. Seguendo uno stile, o forse un ‘gusto’, scolastico, ci muoveremo per via argomentativa, partendo dalla sana filosofia e dalla ragione.
Fornicazione
La fornicazione, per definizione, è l’accoppiamento mutuamente acconsentito, fra un uomo libero e una donna libera che non sia vergine.
Essa può essere ulteriormente classificata come fornicazione semplice, concubinato e prostituzione.
La prima è l’unione transitoria tra uomo e donna. Questa è sempre da ritenersi peccato mortale.
Infatti, l’unione carnale è lecita se coordinata alla generazione della prole, perché ogni atto è pensato con un fine, è voluto da Dio come tale. Lo scopo dell’unione carnale, seguendo il diritto naturale, è l’unione del seme maschile con il femminile per la generazione della prole. Di più: non è sufficiente generare la prole, ma nutrirla, allevarla ed istruirla, che è una delle ragioni principali per cui i genitori coabitano assieme ai loro figli.
La fornicazione semplice, quindi, implica solo trasgressioni e conseguenze negative: ci si unisce alla persona non per amore di Dio o del prossimo, ma per puro amore di sé, della propria libidine e dei propri piaceri. Il prossimo diventa un mezzo non per fare la volontà di Dio, ma la volontà dell’uomo che vuole godere del piacere dell’atto. Questo diventa il fine dell’unione, mettendo la base del peccato. Chi la contrae, quindi, contravviene anche a tutto il resto, distrugge i diritti, i doveri e i vantaggi matrimoniali, ed è quindi pessima cosa. La fornicazione genera dipendenza, orienta chi la consegue ad essere sempre più sfrenato, accidioso; l’amore verso la persona con cui si consuma il peccato viene soppiantato dal possesso, dalla sregolatezza. Spesso, la fornicazione è alla base di malattie e di orribili crimini, tra cui anche l’omicidio.
Il concubinato è il commercio tra un uomo libero e una donna libera, i quali vivono come se fossero in matrimonio, o sotto lo stesso tetto (convivenza o libera unione) o in abitazioni separate.
Esso è ben più grave della fornicazione, perché qui si ha l’abituale disposizione dello spirito a peccare.
La prostituzione è uno stato o un atto. Come stato, è la condizione della donna pronta per tutti; come atto, è l’unione carnale di un uomo con una tal donna, o di una donna con l’uomo che capita.
Essa è assolutamente più grave della fornicazione semplice o del concubinato, perché è aggravata dallo scandalo e dal danno che si reca alla generazione.
Ratto
Esso è il forzare una persona qualunque con lo scopo di saziare su di essa una libidine. Esso è un grave male, contrario alla castità, ed è anche un’ingiuria verso la persona cui si fa violenza.
Adulterio
Questo peccato, molto comune nei tempi e, soprattutto, ai tempi nostri, si può commettere in diversi modi: tra un marito e una donna libera, tra un uomo libero e una moglie, tra un marito e una moglie altrui.
Nei primi due semplici, si dice semplice; nell’ultimo, doppio.
Esso è gravissimo, perché introduce una malizia dovuta alla fornicazione e, soprattutto, perché implica una infrazione della fede coniugale, turba le famiglie e, a volte, le distrugge, con grave danno all’anima al coniuge offeso e ai figli.
Più grave è l’unione di un uomo libero con una moglie, perché questo potrebbe comportare a dei falsi eredi nella famiglia altrui.
Incesto
Esso è l’unione carnale tra consanguinei ed affini, in gradi proibiti.
Polluzione
La polluzione è l’emissione del seme umano fuori da ogni accoppiamento carnale. Essa può essere semplice, quando è compiuta con la sola malizia di chi la commette, o qualificata se è compiuta con il concorso di una seconda malizia di un oggetto a cui si pensa, o di chi è passivo nell’atto, o di chi agisce per procurarla. Nel gergo comune, si parla di autoerotismo o masturbazione.
Essa poi può essere volontaria o involontaria, volontaria in se stessa o volontaria nella sua origine.
Lasciando stare la polluzione involontaria, sappiamo che fu nella mente del Creatore che la destinazione del seme maschile e di ogni atto venereo fosse quella di permettere la specie umana. Se si permettesse la polluzione per una volta, non si saprebbe capire la ragione, per cui non si potesse permettere ulteriormente: è appunto per questo che non si può permetterla mai. Alla polluzione è associato poi un altro peccato grave, la pornografia, che non può essere in nessun modo tollerata perché scandalosa e peccaminosa, essendo immagini e video contrarie alla castità.
Recentemente, anche molti uomini di “chiesa” si sono permessi di permettere questa pratica di peccato mortale, asserendo che la polluzione sia parte integrante di uno sviluppo naturale dell’individuo, che gli permette di conoscere se stessi. Mai niente fu più falso. Innanzitutto, perché per molti secoli, quando la legge cristiana veniva rispettata, questo peccato era molto meno frequente, e non si sono mai avuti problemi di soggetti psicologicamente instabili o insicuri come, invece, li abbiamo nei nostri tempi. La pratica è peccaminosa, e rimane tale: non è un atto per conoscere se stessi, ma per distruggere se stessi. Infatti, la polluzione è il principio per rovinare qualsiasi relazione, perché riduce l’uomo ad un bruto, alla sua bestialità.
Ci sono poi le cause remote di peccato, che possono tramutarsi in peccato esse stesse: se l’uso di caffè, alcolici o cibo eccitano alla polluzione, bisogna astenersene, sotto pena di peccato veniale se è probabile, sotto pena di peccato mortale se è certo.
Se qualcuno, poi, a seconda della propria disposizione interna, sa di essere facilmente indotto in polluzione con sguardi, tocchi, conversazioni o anche abbracci onesti, se ne deve astenere sotto pena di peccato grave.
Sodomia
Non apriamo nemmeno la parentesi: è evidente che l’unione tra un uomo e un uomo, o una donna con una donna, è moralmente illecito, tanto quanto un uomo e una donna fuori del matrimonio cristiano. In questo caso, risulta evidente che non vi è complementarità, come richiesto dal diritto naturale e dalla biologia: ragione per cui il peccato si aggrava.
Peccati di lussuria non consumata
Sotto questa categoria ricadono i pensieri voluttuosi, i baci, i contatti e gli sguardi impudichi.
Il desiderio lussurioso è un atto della volontà che accenna ad un’azione cattiva; la compiacenza lussuriosa riguarda sempre il passato; quindi, un’azione voluttuosa che si è consumata e, sulla quale, ci può essere talvolta rincrescimento; la voluttà immaginativa è il compiacimento di una cosa cattiva, che il pensiero si immagina reale, senza magari esserci il desiderio di compierla.
Per quanto riguarda i pensieri, la semplice idea di un piacere impudico, o il riflettere su di esso non costituisce peccato (altrimenti, chi ne parlerebbe come i teologi commetterebbe sempre peccato); ma il compiacersi di questo pensiero è assolutamente peccato.
In questo contesto, il peccato di pensiero non esclude nessuno, dai fidanzati agli sposati: per i primi, figurarsi la futura unione carnale futura è un peccato, perché si figura un’unione loro proibita, e quindi i relativi piaceri che ne derivano; per i secondi, dilettarsi nel pensiero di una (benché prossima) unione carnale, soprattutto se muove a libidine, è peccato.
I baci tra persone non coniugate aprono un altro grande capitolo: oggi si tende a far passare “tutto” come buono e onesto, ed è questa una delle principali ragioni che procurano le più grandi cadute delle anime.
I baci disonesti sono sempre peccato mortale, perché libidinosi. Quindi, quelli dati su parti in zone che eccitano la libidine, o come i colombi, che introducono la lingua nell’altrui bocca, sono sempre peccati mortali.
I baci, anche onesti, ma dati con un fine libidinoso, sono anch’essi peccato mortale: infatti, essi possono sempre indurre nel prossimo pericolo di scandalo, di commozioni di libidine, e quindi in tal caso rendono chi li ha dati reo di peccato mortale.
In sostanza: attenzione! I baci sono molto pericolosi: si può concedere un bacio casto, ma è sempre meglio non eccedere, perché il margine è molto ristretto per errore e per cadere in peccato.
I contatti con intento libidinoso sono ovviamente peccato mortale: vanno monitorati anche gli abbracci, perché, qualora siano prolungati o troppo fisici, possono essere motivo di scandalo per sé e per il prossimo.
Lo stesso possiamo dire anche degli sguardi: ci basterà sottolineare, concludendo, come la pornografia sia da ritenere e confessare come un peccato molto grave: in esso, infatti, non esiste nulla che possa essere benefico, ma tutto di essa ci dice peccato.
Le immagini scandalose, i video scandalosi, i diletti, la bestialità, la violenza: tutto di questo peccato è grave.
Essa va fuggita come la peste.