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San Benedetto Revelli

San Benedetto Revelli, nacque a Taggia (Imperia) il 9 marzo 829, da Giacomo e Benedetta, i quali ebbero in dono questo figlio dopo molti anni del loro matrimonio. Si racconta che a soli 4 mesi articolò la prima parola per esortare la madre a fare un’offerta ad un poverello che chiedeva l’elemosina.

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San Benedetto Revelli, nacque a Taggia (Imperia) il 9 marzo 829, da Giacomo e Benedetta, i quali ebbero in dono questo figlio dopo molti anni del loro matrimonio. Si racconta che a soli 4 mesi articolò la prima parola per esortare la madre a fare un’offerta ad un poverello che chiedeva l’elemosina.

12 febbraio, san Benedetto Revelli

San Benedetto Revelli, nacque a Taggia (Imperia) il 9 marzo 829, da Giacomo e Benedetta, i quali ebbero in dono questo figlio dopo molti anni del loro matrimonio. Si racconta che a soli 4 mesi articolò la prima parola per esortare la madre a fare un’offerta ad un poverello che chiedeva l’elemosina. Cresciuto in età e virtù fu inviato di genitori a proseguire gli studi in una colta città (si pensa fosse Torino), dove fu di modello a quanti lo conobbero per il suo progresso nelle scienze e per l’edificazione per gli atti di vita cristiana. Dopo questi sviluppi ritornò dai genitori, che lo spingevano verso onorevoli cariche, ma i suoi desideri, superiori alla sua età, gli facevano prendere visione che volendo correre alle grandezze terrene si esponeva a grandi pericoli. Così deciderà di ritirarsi nel silenzio del monastero: rifugio in quei tempi non infrequente anche ad elevati personaggi. Questo suo desiderio fu appagato nell’abbazia di San Martino al Monte presso Albenga, e qui fra le claustrali osservanze trovò le sue delizie. Se nonché per maggiore raccoglimento, domandò ed ottenne di ritirarsi a vita eremitica sull’isola Gallinara, che sorge di fronte ad Albenga, dove esistevano due monasteri dedicati a Santa Maria e San Martino.

Viveva qui fra la più rigida austerità, tanta era la calma del suo cuore, finché rimasta vacante la sede episcopale di Albenga, giunsero i messaggeri del clero e del popolo gli portarono l’annunzio che lo avevano eletto loro vescovo, Benedetto piegò il capo alla volontà di Dio. La vocazione monastica, la vita eremitica, avevano forgiato un carattere dolce e fermo totalmente votato alla causa della Chiesa, vigile a tutto il suo gregge, prudenza nel governo, forte nel ministero e dolce con tutti. Del suo episcopato sappiamo solo che fu lungo e ricco di guarigioni miracolose. Morì lontano dalla sua sede, durante un viaggio a Genova o, più probabilmente, in un luogo ancora più a levante. Il suo corpo fu condotto con una nave (indarno inseguita con una bireme dai Genovesi che avrebbero voluto tenerlo nella loro città) al porto di Albenga, accolto trionfalmente dalle autorità e dal popolo. Caricato sopra un carro, tirato da due giovenche, il corteo si mosse alla volta della cattedrale, dove era stato deciso di inumarlo. Ma gli animali, giunti davanti alla chiesa di Santa Maria in Fontibus, appartenente ai monaci di san Benedetto, si fermarono, né fu più possibile farli avanzare di un passo. Nel fatto si vide un segno della volontà del presule di essere sepolto in quella chiesa. E così avvenne. Morì il 12 febbraio 900.

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