Una delle grandi lezioni della filosofia novecentesca, sebbene non approvata dallo scrivente, si rivela utile per lo scopo della parte iniziale del presente contributo. Essa consiste nell’idea secondo cui, nel proferimento di un enunciato, ciò che ha vera importanza non è il significato etimologico dei singoli termini, quanto piuttosto il messaggio che il parlante intende trasmettere con quella determinata frase. Si crea, in tal modo, una crasi tra significato e uso, una schizofrenica divisione tra aspetti della ragione e del linguaggio che dovrebbero essere uniti e complementari, ma che si rivelano invece scissi, come se in un atomo il protone potesse essere separato dall’elettrone.
Ebbene, qualcosa di simile si può dire a proposito di San Francesco d’Assisi, al secolo Giovanni di Pietro di Bernardone, nato nel 1181 ad Assisi e morto nella medesima città umbra nel 1226. Diacono e fondatore dell’ordine religioso che da lui prese il nome, San Francesco è estremamente esaltato non solo nel mondo cattolico, com’è naturale, ma anche in ambienti lontani dell’universo religioso cristiano, laici e laicisti, interessati al diacono fondatore dell’ordine francescano solo selettivamente, concentrandosi sugli aspetti che si allineano al loro programma ideologico. In tal modo, si perpetua anche nella sua biografia quella dissociazione tra uso e significato di cui si è detto all’inizio dell’articolo.
Il movimento crociato, tanto criticato da storici ideologicamente connotati, è stato in realtà, al di là degli errori inevitabili in ogni impresa umana, una grande epopea, la manifestazione a gran voce della vitalità del cattolicesimo che, non più confinato nei limiti europei, ha avuto la forza per espandersi verso l’Oriente. In particolare, è rilevante la quinta delle crociate medievali, convocata da Papa Onorio III e svoltasi tra il 1217 e il 1221, durante la quale, nel secondo dei quattro anni di conflitto bellico, partecipò anche San Francesco, al fine di predicare il Dio uno e trino al sultano Al Malik Al Kamil, senza però ottenere la conversione del condottiero musulmano alla Vera Fede.
Senza mai ricorrere alla violenza, non degna dell’essere razionale che è l’uomo, e seguendo il comandamento del Vangelo che invita all’amore della singola persona per ognuno e ciascuno dei propri fratelli, ogni cattolico è chiamato a compiere un’opera di conversione nei confronti di coloro che, seguendo altre dottrine religiose, autonomamente si escludono dal messaggio soteriologico di Gesù Cristo. Egli è l’unica possibilità di salvezza per l’uomo peccatore, unica ancora nella misera condizione dell’essere umano, naufrago nel mare in tempesta della vita.
Facendo ora un passo in più, passiamo a considerare quanto San Francesco d’Assisi riteneva sull’azione politica in generale. Secondo il santo, il principe si deve occupare non solo di garantire la pace, il buon ordine sociale e la giustizia tra il popolo e con i territori confinanti, ma anche fare in modo che tutti coloro a lui sottoposti vivano cristianamente, rendendo onore a Dio, come si conviene in una società rettamente ordinata, nella quale politica e religione, pur essendo ognuna autonoma, cooperano insieme per la realizzazione completa dell’essere umano.
Strettamente collegata alla questione dell’onore dovuto a Dio è quella riguardante la dignità di tutto ciò che riguarda la liturgia, l’insieme dei movimenti e dei testi con cui il Signore stesso ha stabilito che l’uomo debba celebrarLo. Secondo il Serafico Padre, il culto divino deve brillare per bellezza e nobiltà: i lini e le suppellettili devono essere di degna fattura, i vasi sacri costruiti solo di aurea materia, poiché la povertà deve fermarsi ai piedi dell’altare, riservando a Dio il meglio del meglio. Tuttavia, anche la più grande bellezza umana è sempre indegna della Somma Bellezza divina.
Un ultimo punto da analizzare riguarda l’ecologismo francescano, uno dei punti maggiormente fraintesi del corpus dell’assisiano. Nel Cantico delle creature, il testo parla positivamente delle realtà naturali, segnando, quindi, una distanza dal contemptus mundi di Jacopone da Todi. Tuttavia, egli collega sempre la creatura al Creatore, sottolineando la dipendenza della prima dal secondo, al contrario dell’indipendenza del dipendente tanto comune nell’ecologismo contemporaneo.
Seppur brevemente, si sono analizzati cinque punti della vita e dell’opera di San Francesco d’Assisi, compiendo la scelta in base a quegli elementi che meglio confermano le differenze tra quello che è stato il Nostro e l’immagine di lui diffusa. Auspichiamo che tutti possano meglio conoscere l’autentica agiografia francescana, per meglio onorare e imitare il Santo poeta e religioso, alla cui intercessione ci rivolgiamo. Sancte Francisce, ora pro nobis.